L’arrivo del segretario di Stato Marco Rubio a Gerusalemme e il suo incontro con i più importanti esponenti del governo Israeliano sancisce una volta di più la fortissima intesa con l’amministrazione Trump. Gli Stati Uniti, ha detto Rubio a Netanyahu, hanno “uno straordinario amore e rispetto per tutto quello che avete affrontato, state affrontando e continuerete ad affrontare. È una storia straordinaria di coraggio”. AL suo arrivo il segretario di Stato ha incontrato il ministro degli Esteri, Gideon Sa’ar, il presidente, Isaac Herzog, il leader dell’opposizione, Yair Lapid, e soprattutto ha avuto modo di discutere con il premier Neatnyahu di ostaggi, cessate il fuoco in Libano, situazione in Siria, minaccia nucleare iraniana e emigrazione “volontaria” dei palestinesi dalla Striscia di Gaza.
Quest’ultimo punto, in particolare, è il focus degli incontri, come si legge in una nota del Dipartimento: il “rilascio dei cittadini americani e di tutti gli altri ostaggi tenuti da Hamas e la promozione della seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza”. In altri termini, l’urgenza è quella di portare a realizzazione il piano del presidente Usa: “Trump ha chiaramente espresso la sua visione per Gaza: Hamas non può continuare a essere la forza dominante lì”. Alla fine dell’incontro infatti Rubio e Netanyahu hanno rilasciato una dichiarazione congiunta : “Abbiamo una strategia comune e non sempre è possibile condividerla con il pubblico, incluso quando si apriranno le porte dell’inferno. E si apriranno se tutti i nostri ostaggi non torneranno, fino all’ultimo di loro”. Il presidente Trump, ha detto Neatnyahu, “è il più grande amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca”.
Iran forza di instabilità
Anche riguardo alle limitazioni da imporre alle ambizioni nucleari di Teheran, con il sostegno di Trump, ha affermato Netanyahu, “possiamo e vogliamo portare a termine il lavoro”. “Israele e America sono spalla a spalla nel contrastare la minaccia dell’Iran. Siamo d’accordo che agli ayatollah non deve essere permesso di avere armi nucleari. Siamo anche d’accordo che l’aggressione dell’ Iran nella regione deve essere ritirata”. Da parte sua Marco Rubio ha ribadito che mentre Israele è “un esempio per il mondo di società pluralistica, di libera impresa e di democrazia”, gli Usa considerano l’Iran “la più grande forza singola di instabilità nella regione”.
Tutte le tensioni, da Gaza alla Cisgiordania, dal Libano allaSiria, “hanno tutte un tema comune: l’Iran. E questo deve essere affrontato”. Pertanto un Iran nucleare “non potrà mai accadere”.
Siria e Libano
”Parlando del Libano, i nostri obiettivi sono identici” a quelli per la Striscia di Gaza, ha affermato Rubio: ”uno Stato libanese forte, in grado di affrontare e disarmare Hezbollah”. Quello che gli Stati Uniti e Israele si aspettano dal Libano è che sappia ”affrontare Hezbollah e disarmarlo”. Invece sulla Siria, Rubio ha affermato che “sostituire una forza destabilizzante con un’altra non è uno sviluppo positivo. questo è un aspetto che osserveremo con molta attenzione”. A confermare la solidità della visione comune di Usa e Israele sancita dall’incontro con Rubio, il capo di Stato Maggiore dell’Esercito israeliano, Herzi Halevi, è atteso già oggi negli Stati Uniti per discutere di “modi per promuovere ulteriormente” la collaborazione tra i due eserciti con il capo di stato maggiore interforze Charles Brown e il capo del Comando centrale Michael Kurilla.
Estendere la prima fase
Intanto alla riunione del comitato di sicurezza israeliano tenutasi sabato, “è stato deciso che la questione delle carovane sarà discussa nei prossimi giorni. Israele si sta coordinando con gli Stati Uniti”. In altri termini, spiega il Times of Israel, Netanyahu avrebbe l’intenzione di spingere per un prolungamento della fase uno dell’intesa, che scadrà il primo marzo, rifiutando l’ingresso a Gaza di caravan e attrezzature pesanti in attesa al valico di frontiera di Rafah dall’Egitto per realizzare strutture abitative temporanee. Questa è una violazione da parte di Israele, dato che l’intesa del 19 gennaio sul cessate il fuoco stabilisce che entrino nell’enclave attrezzature per allestire almeno 60.000 strutture abitative temporanee. Hamas da parte sua, ha già protestato per questo blocco la settimana scorsa, e insieme a Egitto e Qatar, preme per cominciare i negoziati sulla seconda fase, che vedrebbe la restituzione di tutti gli ostaggi in cambio della fine della guerra.