I nodi indicati dalle Confederazioni produttive con la carenza di figure professionali e il calo demografico ci pongono di fronte a realtà difficili da superare
Dare maggiori occasioni ai giovani di essere protagonisti e partecipi dello sforzo di crescita del Paese. Toccherà poi a loro la responsabilità nell’avere nelle loro mani il futuro dell’Italia. Sono convergenti, anche se da sponde diverse, le iniziative della Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo; così come i richiami, delle Confederazioni produttive che sottolineano come nel 2025 si prospetti una grave carenza di lavoratori con un impatto diretto sulla crescita economica. Parliamo di quel 23,1% dei giovani italiani tra i 15 e i 29 anni che non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione. Si tratta di una percentuale più che doppia rispetto alla media europea del 10,8%. Su questo contesto difficile che nasce da situazioni socio-economiche svantaggiate, da reti familiari poco supportive, da percorsi di vita accidentati, dalla dispersione scolastica, sono annunciati nuovi progetti che fanno sperare ad una svolta positiva.
Fondazioni bancarie da lodare

Il piano della Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo è dedicato ai 157mila giovani della Lombardia che si trovano in condizione di disimpegno. Il progetto prevede un budget condiviso: 20 milioni di euro da parte di Fondazione Cariplo, 10 milioni di euro da parte di Intesa Sanpaolo. Sia Fondazione Cariplo che Intesa Sanpaolo hanno già maturato esperienze lodevoli in questo ambito avendo realizzato in passato progetti su questo fronte (Fondazione Cariplo con Neetwork, Intesa Sanpaolo con Giovani e Lavoro). L’impegno è contribuire alla diminuzione del tasso di Neet al 9%, traguardo indicato dalla UE entro il 2030. Ciò significa nel caso della Lombardia accompagnare e attivare 20 mila giovani verso il lavoro.
Maggiore equità sociale

Il Piano riveste anche un impegno non solo nel dare più occasioni ai giovani di lavoro ma punta a promuove una maggiore equità sociale cosa che a noi sta particolarmente a cuore. Cosi come gli appelli della Confcommercio con il presidente Carlo Sangalli che inviata a “sostenere le imprese che investono in formazione”. Siamo infatti di fronte ad un paradosso. Nel 2025, – per rimanere solo in alcuni settori – il commercio, la ristorazione e l’industria alberghiera dovranno fare i conti con una carenza di 258 mila lavoratori. Un dato che segna un incremento del 4% rispetto all’anno precedente, e fa precipitare il Paese in una vera e propria emergenza. Per dirla con le preoccupazioni della Confcommercio, è un problema che l’Italia non può permettersi, “soprattutto considerando le incertezze e fragilità che caratterizzano lo scenario economico globale, tra cui la minaccia di dazi americani”.
Iniziative lodevoli del Governo
Va dato atto al Governo del premier Giorgia Meloni e del ministero del lavoro che le iniziative messe in campo dal ministro Marina Calderone ci sono e sono contenute nel recente “Decreto Lavoro” che ha come obiettivo il portare ad una occupazione “più persone possibile”. È un passo importante sorretto anche da un aiuto a famiglie e persone che hanno bisogno. Per il ministro infatti non si toglie l’assistenza a chi ha bisogno, ma l’attenzione è oggi rivolta soprattutto nel portare al lavoro più persone possibile, “attraverso i giusti percorsi di formazione e qualificazione”, come puntualizza il Ministro Calderone.
Momenti difficili e nuova crescita
Il futuro dell’Italia è legato a nodi che si intrecciano tra loro e che vanno sciolti. Abbiamo un anello debole rappresentato dal calo demografico con la perdita di 4,8 milioni di persone nella fascia di età compresa tra i 15 e i 39 anni dal 1982 al 2024. Significa meno lavoratori meno entrate per lo Stato e per l’Inps.
Dobbiamo essere pronti a fare i conti con più realtà difficili. Siamo tuttavia il Paese che è riuscito in Europa a ritrovare in situazioni difficili la via della crescita e dello sviluppo.
Il passato e il presente
Le riforme sociali attuate da grandi statisti come Alcide de Gasperi ne sono una conferma, ad iniziare dalle politiche sociali, agrarie, industriali, di assistenza. Questo seme affidato alle persone di buona volontà rispunta e fiorisce ancora. Possiamo farcela anche ora, le iniziative della Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo, le nuove proposte del Governo sono un bell’esempio. Lo sforzo va fatto e i risultati arriveranno. Ci auguriamo in particolare per quei giovani delusi che possano riprendere in mano la loro vita con più fiducia e che dedichino poi attenzione agli sforzi che oggi l’Italia è chiamata a compiere.