mercoledì, 19 Febbraio, 2025
Esteri

Hamas: “Sabato liberi tre ostaggi”. Israele: “Tutti o sarà guerra”. Mediatori al lavoro

La tregua è appesa a un filo, Hamas: "Noi rispettiamo gli accordi". Idf: 90 arresti in Cisgiordania, e 3 morti. L'Egitto prepara un piano per ricostruire Gaza

Mentre le forze israeliane continuano a bombardare la striscia di Gaza meridionale, nei pressi della barriera di sicurezza vicino Khan Younis, e annunciano che le operazioni in Cisgiordania si stanno espandendo, con l’arresto di oltre 90 militanti palestinesi e con l’uccisione di due donne, tra cui una incinta di otto mesi, nel campo profughi di Nur Shams, Hamas accusa la parte israeliana di non aver rispettato l’accordo della prima fase. In particolare l’accusa riguarda il protocollo umanitario relativo all’ingresso di tende, case mobili, forniture mediche e attrezzature pesanti, per cui Hamas ha annunciato il congelamento del processo di consegna dei 3 israeliani rapiti, che avrebbe dovuto avvenire sabato prossimo. Da parte sua il governo israeliano ha tenuto una serie di riunioni con il gabinetto di sicurezza in cui si è deciso di riprendere la guerra se Hamas non si fosse impegnata a rilasciare gli ostaggi entro mezzogiorno di sabato prossimo.

Se Hamas non rilascerà gli ostaggi israeliani entro sabato Israele riprenderà la guerra come promesso dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Lo ha detto il ministro della Difesa israeliano Israel Katz, che avverte: “la nuova guerra di Gaza sarà diversa per intensità da quella precedente al cessate il fuoco e non finirà senza la sconfitta di Hamas e il rilascio di tutti gli ostaggi”. Questa nuova guerra, ha aggiunto “consentirà anche la realizzazione della visione del presidente degli Stati Uniti Trump per Gaza”.

Mediazioni di Qatar e Egitto

In questo scenario, i mediatori hanno offerto garanzie che “Israele rispetterà l’accordo di cessate il fuoco e inizierà veri negoziati per la seconda fase”. Secondo le fonti del giornale Asharq Al-Awsat, “l’atmosfera è incoraggiante. Se Israele rispetterà i termini dell’accordo, il processo di consegna degli ostaggi avverrà nei tempi previsti e senza problemi”. Gli sforzi dei due paesi mediatori, Egitto e Qatar, e delle altre parti che li sostengono, come la Turchia e altre, non si sono fermati nel tentativo di trovare soluzioni per impedire il crollo della fragile tregua dopo le tensioni a causa della mancata attuazione da parte delle due parti dell’accordo entrato in vigore il 19 gennaio.

Di fronte a queste garanzie, il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha affermato in una intervista ad Al Jazeera ieri che Hamas è impegnata ad attuare il programma di rilascio degli ostaggi secondo gli accordi di tregua, ma che “Non saranno rilasciati tutti” sabato come da alcune richieste israeliane.Secondo gli accordi, tre ostaggi dovrebbero essere rilasciati sabato 15 febbraio. Israele avrebbe quindi inviato un messaggio a Hamas tramite i mediatori Egitto e Qatar, affermando che l’accordo di rilascio degli ostaggi e cessate il fuoco continuerà se il gruppo terroristico rilascerà altri tre ostaggi sabato. Il quotidiano israeliano Haaretz ha citato una fonte che avrebbe affermato di aspettarsi l’arrivo a Tel Aviv del presidente statunitense per il Medio Oriente, Steve Witkoff, aggiungendo che quest’ultimo è pronto ad andare avanti con l’attuale accordo sui prigionieri se questi ultimi verranno rilasciati sabato prossimo.

Libano esorta Usa a far pressione su Israele

Intanto anche il Libano chiede che Israele rispetti gli accordi dopo che l’Idf ha inviato aerei da combattimento nei cieli di Beirut. Il ministro dell’Economia Amin Salam ha scritto su X che l'”aggressione” è avvenuta in risposta all’insistenza del presidente libanese, Joseph Aoun, affinché Israele completi il ritiro dal Paese entro la scadenza prevista. “Facciamo appello urgentemente al mediatore americano affinché faccia pressione sul governo Netanyahu affinché si ritiri completamente dal territorio libanese prima del 18 febbraio 2025”. Proprio mercoledì, Israele ha chiesto di mantenere le sue truppe in cinque postazioni nel Libano meridionale fino al 28 febbraio.

Abusi e torture nelle carceri israeliane

Dopo 47 giorni di detenzione, il direttore dell’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya, Hossam Abu Safiya, arrestato dalle forze israeliane il 27 dicembre insieme ad altri medici e personale sanitario, ha potuto incontrare per la prima volta un legale a cui ha denunciato “le varie forme di tortura e abuso” di cui è stato vittima da parte delle forze israeliane. Lo riporta la Ong Al Mezan. Secondo l’ong, Abu Safiya ha perso “12 kg in meno di due mesi” e “nonostante abbia più volte chiesto cure mediche alle autorità israeliane, gli è stato sistematicamente negato l’accesso a una visita specialistica ed è stato privato delle cure essenziali”. “Invitiamo la comunità internazionale, in particolare gli alleati di Israele, ad agire immediatamente per chiedere il rilascio immediato e incondizionato del dottor Abu Safiya, così come di tutti i palestinesi che sono stati arrestati illegalmente e arbitrariamente detenuti dalle autorità israeliane, tra cui centinaia di operatori sanitari”, è l’appello lanciato dalla ong.

 

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