mercoledì, 16 Aprile, 2025
Salute

Giornata mondiale contro il cancro: tra i fattori di rischio anche l’obesità

In Italia 4 milioni di persone in sovrappeso

Nel mondo oltre un miliardo di persone convive con l’obesità, una condizione che colpisce anche l’Italia, dove il 10% degli adulti tra i 18 e i 69 anni è affetto da questa patologia. Questo si traduce in circa 4,1 milioni di cittadini alle prese con un eccesso ponderale che, secondo le evidenze scientifiche, rappresenta un fattore di rischio per almeno 12 tipologie di tumore. Ma l’attenzione da parte degli operatori sanitari rispetto alla promozione di stili di vita sani è ancora insufficiente. Nel nostro Paese, solo il 43% di coloro che hanno un peso corporeo eccessivo riceve indicazioni da un medico su come dimagrire. La situazione non è migliore per altre condizioni che aumentano il rischio oncologico: meno della metà dei fumatori (48%) viene invitata a smettere di fumare da un professionista sanitario. L’attività fisica regolare, fondamentale per la prevenzione, viene raccomandata solo al 30% delle persone sedentarie, mentre appena il 7% di chi consuma alcol riceve il consiglio di ridurre o eliminare l’assunzione.

La prevenzione come arma principale

“Oggi celebriamo la Giornata Mondiale contro il Cancro”, ha dichiarato ieri Francesco Perrone, Presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica. “Prevenire il tumore deve essere una priorità nella nostra strategia sanitaria. Nel 2022, sono stati diagnosticati 20 milioni di nuovi casi di cancro e si sono registrati 9,7 milioni di decessi a livello globale. Circa il 40% di queste morti è attribuibile a fattori di rischio modificabili, come il tabagismo, l’abuso di alcol, la scarsa attività fisica e il sovrappeso”. Il tema scelto per il World Cancer Day, ‘United by Unique’, vuole sensibilizzare la popolazione, i pazienti e le istituzioni sull’importanza di un’assistenza personalizzata, che tenga conto non solo degli aspetti clinici, ma anche di quelli emotivi, psicologici e sociali. Il modello di cura più innovativo, noto come ‘people-centred care’, sposta l’attenzione dalla semplice gestione della malattia a un approccio globale, coinvolgendo non solo il paziente, ma anche la sua famiglia e la comunità circostante. Questo sistema potrebbe migliorare l’efficacia delle terapie e la qualità della vita dei malati, ottimizzando al contempo le risorse sanitarie.

L’importanza dei dati reali nella ricerca oncologica

Un aspetto chiave della ‘people-centred care’ è anche il monitoraggio accurato dell’uso delle terapie. In questo ambito, Aiom e l’Agenzia italiana del farmaco hanno avviato una collaborazione per analizzare i dati raccolti dai registri oncologici.“Abbiamo riscontrato che i pazienti coinvolti negli studi clinici presentano caratteristiche diverse rispetto a quelli che ricevono le stesse cure nella pratica quotidiana”, spiega Perrone. Una ricerca pubblicata su ‘The Lancet Regional Health – Europe’ ha confrontato i dati di circa 420mila pazienti inseriti nei registri oncologici con quelli di oltre 87mila soggetti coinvolti negli studi sperimentali.
“Abbiamo notato che chi riceve il trattamento nella realtà clinica ha un’età media superiore di cinque anni rispetto ai partecipanti agli studi, con una maggiore presenza di ultra 65enni (+17%). Questo significa che molti malati oncologici sono più fragili e presentano più patologie concomitanti. Di conseguenza, i dati reali raccolti attraverso i registri di monitoraggio Aifa assumono un valore strategico, poiché offrono un quadro più fedele dell’efficacia dei farmaci nella popolazione generale”.

Il peso degli stili di vita

Nel 2024, in Italia, si stimano 390.100 nuove diagnosi di tumore. I numeri parlano chiaro: quasi il 60% degli adulti consuma alcol, il 33% ha problemi di sovrappeso, il 10% soffre di obesità, il 28% non pratica attività fisica e il 24% è fumatore. “Serve un maggiore impegno per sensibilizzare la popolazione sui rischi connessi agli stili di vita scorretti”, afferma Saverio Cinieri, Presidente della Fondazione Aiom. “L’alcol è collegato allo sviluppo di sette tipi di tumore, l’obesità a dodici, mentre il fumo è responsabile del 25% delle morti oncologiche a livello globale”.
Il concetto di ‘people-centred care’ implica anche la considerazione degli aspetti socio-economici. “Abitudini come il fumo, la scarsa attività fisica e il sovrappeso sono più diffusi tra le fasce della popolazione con difficoltà economiche e basso livello di istruzione. È dimostrato che problemi finanziari possono ridurre la sopravvivenza dei pazienti oncologici, aumentando il rischio di morte del 20%, anche in un sistema sanitario universalistico come il nostro”, sottolinea Cinieri.

Qualità di vita

Negli ultimi anni, la medicina oncologica ha dato sempre più importanza ai ‘patient-reported outcomes’, ossia ai risultati riferiti direttamente dai pazienti sulla loro qualità di vita durante e dopo le terapie. “Questi dati sono essenziali per valutare l’efficacia dei trattamenti, e oggi il 70% degli studi clinici sui tumori li include tra gli obiettivi”, spiega Massimo Di Maio, Presidente eletto Aiom. Ma solo la metà di questi dati viene effettivamente pubblicata: “È necessario un cambio di passo per garantire che il punto di vista dei malati diventi un elemento cardine della valutazione clinica”, conclude Di Maio.
Un altro aspetto critico riguarda la gestione delle cure oncologiche nei territori colpiti dalla guerra. “Le guerre aumentano il rischio di sviluppare il cancro, limitano l’accesso alla prevenzione e peggiorano la qualità delle cure”, spiega Pirous Fateh-Moghadam, dell’Osservatorio Epidemiologico di Trento. Un esempio preoccupante viene dall’Ucraina, dove la distruzione di edifici contenenti amianto ha liberato nell’aria grandi quantità di fibre cancerogene. Questo materiale, bandito in Italia dal 1992, è stato vietato in Ucraina solo nel 2017, e ancora oggi fino al 60% dei tetti del Paese ne contengono tracce. L’inalazione di queste particelle rappresenta un pericolo concreto per la popolazione, aggravando ulteriormente le già difficili condizioni sanitarie nelle aree di conflitto.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Rapporto CDC: tassi di autismo saliti a 1 su 31 bambini in età scolare

Maurizio Piccinino

La Costituzione come legge della Repubblica a cui tutti devono rispetto

Domenico Turano

Clima, meno spazio nei media e più resistenze alla transizione ecologica

Giuseppe Lavitola

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.