I combattenti dell’M23 hanno preso il controllo dell’aeroporto di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), dopo violenti scontri che hanno causato oltre 100 morti e circa 1.000 feriti. La situazione riguardo al controllo del capoluogo rimane incerta. Una fonte ha riportato che “più di 1.200 soldati congolesi si sono arresi” alla base ONU. Il leader congolese Tshisekedi incontrerà il Presidente ruandese Kagame in un vertice speciale della Comunità dell’Africa orientale. L’offensiva dell’M23 rappresenta una grave escalation nella RDC orientale, già segnata dalle cicatrici del genocidio del 1994 e dai conflitti tra gruppi sostenuti da rivali regionali. A Kinshasa, manifestanti delusi dall’inazione riguardo al caos nell’est hanno attaccato diverse ambasciate, tra cui quelle di Francia, Belgio, Stati Uniti, Kenya, Uganda e Sudafrica. L’ambasciata degli Stati Uniti ha invitato i cittadini a lasciare il paese, mentre l’Unione Europea ha condannato gli attacchi come “inaccettabili”. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha avvertito del rischio di diffusione di agenti patogeni se i campioni di Ebola a Goma venissero dispersi. L’agenzia ONU per i rifugiati ha riportato che la violenza ha costretto mezzo milione di persone a fuggire dal Nord Kivu. L’Unione Africana ha esortato l’M23 a “deporre le armi”. La RDC accusa il Ruanda di voler sfruttare le risorse minerarie della regione, sostenendo di voler contrastare un gruppo armato chiamato FDLR, creato dagli ex leader hutu del genocidio ruandese del 1994, che massacrarono i tutsi. Il Segretario di Stato USA Marco Rubio ha chiesto un cessate il fuoco immediato. L’ambasciatore cinese all’ONU ha sollecitato il Ruanda a interrompere il supporto militare all’M23. Un rapporto ONU indicava che fino a 4.000 soldati ruandesi combattevano con l’M23. Il cessate il fuoco di agosto non ha portato alla pace sperata.