giovedì, 30 Gennaio, 2025
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Cultura

“Too Many Bombs”, l’ultima opera di Laika

Mentre appare sempre più fragile la tregua nel conflitto israelo-palestinese, anche gli artisti di strada scendono in campo nella speranza che si raggiunga presto la pace. L’ultimo poster murale ad essere apparso è quello della street artist mascherata Laika dal titolo “Too Many Bombs“

L’opera, affissa a Roma in via degli Aurunci, nello storico quartiere della resistenza di San Lorenzo, raffigura una madre palestinese che piange stringendo un missile al posto del suo bambino. “Dopo 15 mesi e 46.000 vittime, 85.000 tonnellate di bombe, 165.000 edifici distrutti e 206 giornalisti uccisi – ha spiegato Laika -, è iniziata finalmente la tregua a Gaza. Abbiamo assistito alla carneficina di massa più documentata della storia e gran parte dei Governi del mondo si sono girati dall’altra parte “.

Ma chi è Laika? È l’attivista e street artist in maschera che firma i muri di Roma. Sotto il camuffamento c’è Laika MCMLIV (1954 in numeri romani), anno di nascita della cagnetta russa che fu il primo essere vivente in orbita a bordo dello Sputnik. È l’ultima e la più misteriosa firma apparsa nell’universo borderline della street art o arte urbana, che include poster, murales, adesivi e graffiti a stencil. Un ambiente solitamente maschile, dove si agisce di notte, con protagonisti etichettati nei modi più contraddittori: artisti, attivisti, influencer, per qualcuno vandali.

La street artist Laika

Il suo poster si richiama chiaramente all’iconica opera di Banksy “Bomb Hugger”, una ragazza che abbraccia una arma mortale, con la quale anche l’artista britannico denunciava la profonda dicotomia tra amore e guerra.

“Ora non c’è più tempo da perdere – ha aggiunto Laika – : bisogna assicurare subito aiuti salvavita, beni di prima necessità e il ripristino delle strutture sanitarie. Bisogna porre fine all’occupazione e intraprendere la strada per la creazione di uno stato di Palestina, condizione necessaria per raggiungere una vera pace. C’è da ricostruire un’intera società e un futuro che la guerra ha spazzato via. È diritto della popolazione Gazawi sopravvissuta ricominciare a vivere dignitosamente nella loro terra. Una terra martoriata dove ormai ci sono più bombe che bambini”.

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