lunedì, 27 Gennaio, 2025
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Mostre

“Dalì: tra arte e mito”, l’artista/comunicatore che ha incantato il ‘900

Si inaugura a Roma, il 25 gennaio 2025, la mostra “Salvador Dalì: tra arte e mito”, che resterà in esposizione fino al 27 luglio prossimo presso il Museo Storico della Fanteria e dell’Esercito Italiano. L’allestimento, organizzato dalla società Navigare, gode del patrocinio della Regione Lazio, dell’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e di Oficina Cultural de la Embajada de España

Sono più di 80 le opere dedicate a uno dei massimi geni del Surrealismo e dell’arte del XX Secolo, ordinate secondo la cronologia dell’artista dal curatore di mostre internazionali Vincenzo Sanfo, presente alla conferenza di inaugurazione assieme all’Ambasciatore del Regno di Spagna in Italia, Miguel Fernández-Palacios. Si tratta di un percorso che vuole restituirci l’essenza di Dalì, eccentrico artista dai baffi inconfondibili, ma senza insistere sulle opere più famose, quanto piuttosto su quelle che ne testimoniano la personalità mediatica, capace di muoversi tra vari linguaggi, compreso quello del marketing.

Salvador Dalì, Divina Commedia – Inferno, Canto XVI, La cascata del Flegetonte

“Dalì è stato anche un bravo designer – spiega, infatti, Sanfo – , e ha inventato un modo di essere artista. Tradizionalmente il pittore lavorava nello studio, ma con lui l’artista diventa pubblico, ossia deve comunicare più che dipingere”. Non a caso, alcune delle opere principali sono boccette di profumo o bottiglie di vino, realizzate poi dai produttori sulla base dei disegni dell’artista catalano. Tutti oggetti che si fregiano dei suoi stilemi più iconici: aridi spazi geometrici, nudi con cassetti, elefanti dalle gambe scheletriche e tanti altri.

Così il genio di Figueres anticipa Warhol e altri provocatori come Maurizio Cattelan. “Con lui l’arte non conta più come opera – rivela il curatore della mostra – , ma come idea. Dalì è stato un genio della pubblicità, e il suo marchio dei Chupa Chups ne è la prova. Non a caso André Breton, fondatore del Movimento Surrealista nel 1924, lo definì con l’anagramma ‘Avida Dollars’: era affascinato dal lusso, dai ricchi e dai dittatori, visti non come esponenti politici ma come capi del popolo”.

Il tratto distintivo dell’eccentrico artista dai baffi inconfondibili deve molto anche al grande Gabriel García Lorca, cui la mostra dedica un intero spazio all’inizio del percorso. Infatti, la vera chiave di lettura per capire uno stile che ha fatto scuola, anche nel marketing, risiede proprio in alcune litografie realizzate negli Anni ’20 dal poeta, compagno di studi di Dalì alla Residencia de Estudiantes di Madrid. L’influsso diretto dello scrittore si ritrova nella vasta esposizione di grafiche realizzate per un’edizione illustrata della Divina Commedia, inizialmente commissionate a Dalì dal Governo italiano per i settecento anni dalla nascita di Dante, nel 1965. “La vita è fatta d’incontri e Dalì non sarebbe quello che conosciamo senza Lorca”, conclude Sanfo.

Ma gli incontri fondamentali per lui sono stati anche altri. La mostra offre, infatti, anche una prospettiva di alcuni artisti che hanno intrattenuto rapporti egregi col pittore di Figueres. Da Joan Mirò a Man Ray, Stanislao Lepri, Michel Henricot e Leonor Fini. A quest’ultima sarà dedicata una retrospettiva a Palazzo Reale a Milano, che verrà inaugurata a breve.

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