domenica, 26 Gennaio, 2025
Esteri

Hamas, oggi libere 4 soldatesse israeliane

Hamas ha reso noti i nomi. 13 palestinesi uccisi a Jenin, 1.800 evacuati. Tel Aviv non ha ancora deciso sul ritiro dal Sud del Libano

Venerdì l’ala armata di Hamas ha reso noti i nomi di quattro “donne soldato” israeliane che intende rilasciare oggi, nel quadro dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza: “Come parte dell’accordo di scambio dei prigionieri, le Brigate (Ezzedine) al-Qassam hanno deciso di rilasciare domani quattro donne soldato”, ha detto Abu Obeida, portavoce dell’ala armata del gruppo, su Telegram. L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato di aver ricevuto i nomi tramite i mediatori.

L’alto esponente di Hamas Zaher Jabarin ha detto che Israele dovrà fornire l’elenco degli ostaggi palestinesi che rilascerà in cambio, e ha confermato che “malgrado alcune violazioni da parte dell’occupazione israeliana”, per ora l’accordo regge. Per ciascuna delle donne soldato, Israele rilascerà 50 ostaggi palestinesi, 30 dei quali stanno scontando l’ergastolo.

Almeno 13 morti a Jenin

Le vittime dei raid israeliani negli ultimi tre giorni a Jenin, in Cisgiordania, sono 13, tra cui almeno un bambino e diversi minorenni, e oltre 40 i feriti. Subito dopo la tregua a Gaza l’esercito israeliano ha cominciato i raid sul campo profughi di Jenin, costringendo gli abitanti di alcuni quartieri a evacuare. Un alto ufficiale ha spiegato che l’operazione “muro di ferro” è stata lanciata per neutralizzare il cosiddetto battaglione Jenin, composto da affiliati a gruppi come Hamas e Jihad islamica. Come riporta il governatore della città, Kamal Abu al-Roub, all’AFP al terzo giorno dell’operazione militare lanciata dalle forze armate israeliane, “centinaia di residenti del campo hanno iniziato ad andarsene dopo che l’esercito israeliano, tramite megafoni montati su droni e veicoli militari, ha ordinato loro di evacuare”. Secondo l’Anp, 1.800 residenti palestinesi sono stati evacuati dal campo profughi di Jenin attraverso i valichi predisposti dall’Idf da quando l’esercito ha iniziato le sue operazioni nella zona. Secondo le stime dell”apparato di sicurezza dell’Autorità palestinese, che ha condotto raid a Jenin poco prima dell’Idf le scorse settimane, circa 2.500 persone rimangono nel campo profughi delle 7.000 che ci vivono abitualmente, con una parte evacuata durante l’operazione dell’Anp. I resoconti palestinesi affermano che Israele ha preso d’assalto anche la città di Qabatiya, nel sud, e distrutto le infrastrutture nella città di Yamoun, a nord-ovest di Jenin. Anche i pazienti e il personale medico stanno affrontando condizioni difficili a causa dei tagli di energia e carburante.

Comandante Hamas si è arreso

Qays al-Saadi, il comandante a Jenin delle Brigate Az ad-Dinal-Qassam, l’ala militare di Hamas, si è consegnato all’Idf. Fonti locali hanno riferito che droni israeliani hanno lanciato esplosivi sul campo profughi di Jenin, causando panico e distruzione significativi, oltre ad avere arrestato numerosi residenti. Fin dalle prime ore del mattino, riferisce Wafa, le forze israeliane hanno spianato coni bulldozer tratti di strada e gli ingressi alle città di Jenin,Al-Yamoun e Silat Al-Harithiya, bloccando di fatto le vie di fuga dei residenti sfollati diretti verso i villaggi vicini.

Da Israele ancora no decisione su ritiro da Libano

Il gabinetto di sicurezza del governo israeliano nella riunione di giovedì notte non ha preso una decisione sul mantenimento delle truppe di stanza nel Libano meridionale anche dopo la scadenza stabilita dall’accordo di cessate il fuoco firmato a novembre. In base ai termini della tregua, le Forze di difesa israeliane sono tenute a cedere tutte le loro posizioni nel Sud del Paese alle Forze armate di Beirut entro il 26 gennaio. Ma Israele ha richiesto un’estensione di 30 giorni, affermando che l’esercito libanese si è schierato troppo lentamente nella regione, dando a Hezbollah il tempo di riorganizzarsi.

Un funzionario israeliano ha detto a Ynet che qualsiasi ritiro dell’Idf dal Libano sarà attuata in coordinamento con l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump il quale, secondo la testata online Walla, non avrebbe ancora dato alcun via libera alla permanenza dei soldati israeliani in Libano. La radio dell’esercito israeliano ha riferito che Trump è meno propenso del predecessore Joe Biden a concedere una proroga a Tel Aviv e desidera che l’IDF lasci subito il Libano. L’ambasciatore uscente di Israele negli Stati Uniti Michael Herzog ha comunque detto all’emittente che crede che lo Stato ebraico e Washington “raggiungeranno un’intesa” sulla questione.

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