Israele non la smette. Il governo di Benjamin Netanyahu ha deciso di lanciare una vasta operazione militare in Cisgiordania, nell’area di Jenin, denominandola ‘Muro di ferro’. I raid sono destinati a durare diversi giorni e il primo bilancio è di almeno 10 morti e 40 feriti. “È un altro passo verso il raggiungimento dell’obiettivo che ci siamo prefissati, rafforzare la sicurezza in Giudea e Samaria”, ha affermato il primo ministro usando il nome ebraico con cui Israele rivendica, malgrado la condanna della comunità internazionale, il possesso della Cisgiordania. Aggiungendo poi che Israele continuerà a operare in modo “sistematico e deciso” contro “l’asse iraniano ovunque invii le sue armi”. Secondo molti osservatori la decisione di Netanyahu è una compensazione nei confronti dell’estrema destra teocratica fortemente critica sul via libera all’accordo per la tregua a Gaza. Non a caso il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha affermato che l’operazione militare sarà “intensa e continua” con l’obiettivo di proteggere i “coloni” e gli “insediamenti” israeliani, che ha descritto come una “zona cuscinetto di sicurezza” per lo Stato ebraico. Hamas dal canto suo ha chiesto la “mobilitazione generale” dei “combattenti della resistenza” per “affrontare l’aggressione dell’occupazione sionista a Jenin”.
arrestato il poliziotto che tentò di fermare le violenze dei coloni
L’ufficiale di polizia israeliano che aveva cercato di contrastare le violenze quotidiane di un gruppo di coloni israeliani estremisti che, mascherati, hanno incendiato case e veicoli nel villaggio palestinese di Al Funduq, è stato posto agli arresti domiciliari con l’accusa di aver sparato. Secondo l’accusa, l’ufficiale e un altro soldato israeliano si sono lanciati all’inseguimento del gruppo di coloni, i quali lo hanno spruzzato con spray al peperoncino. In risposta, il poliziotto avrebbe ha aperto il fuoco contro i facinorosi radicali. L’agente è stato interrogato per “condotta scorretta”, messo agli arresti domiciliari. La presenza illegale di coloni nazionalisti in Cisgiordania è aumentata esponenzialmente dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, scatenando un’esplosione di violenze, attacchi a villaggi, veicoli e appezzamenti agricoli palestinesi. Domenica sera, mentre quasi 90 prigionieri palestinesi venivano rilasciati come parte dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza, gruppi di coloni ebrei hanno incendiato case e lanciato pietre contro civili palestinesi.
Guterres chiede a Israele “massima moderazione” a Jenin
Il segretario dell’Onu Antonio Guterres ha invitato le forze di sicurezza israeliane a esercitare “la massima moderazione” nella Cisgiordania occupata, dove hanno avviato una grande operazione militare a Jenin. Lo ha detto il vice portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. Guterres, ha aggiunto, è “molto preoccupato” per la violenza, e invita l’Idf a usare la forza letale solo quando “è assolutamente necessario”, ribadendo che bisogna proteggere le vite umane.
Amsalem, la seconda fase dell’accordo fallirà
Il ministro israeliano per la Cooperazione regionale David Amsalem ha detto durante un’intervista con Army Radio che “la seconda fase dell’accordo” di cessate il fuoco tra Israele e Hamas “non avverrà”. “Lo so, e lo sanno tutti. Non avverrà perché Hamas non accetterà di disarmare e smilitarizzare la Striscia di Gaza”, ha precisato Amsalem. “Israele riprenderà la guerra in modo deciso dopo il completamento della prima fase dell’accordo e non procederà alla seconda”, ha aggiunto.
Houthi liberano equipaggio Galaxy Leader
Intanto il consiglio supremo degli Houthi “ha annunciato la liberazione dell’equipaggio della Galaxy Leader, arrestato il 19 novembre 2023 durante la campagna di solidarietà con Gaza” e detenuto da 14 mesi. Il rilascio è avvenuto “a sostegno del cessate il fuoco” a Gaza entrato in vigore domenica. L’equipaggio di 25 marinai è stato rilasciato “in coordinamento con Hamas” e con l’aiuto dello stato del golfo dell’ Oman. La Galaxy Leader, battente bandiera delle Bahamas e di proprietà britannica, è gestita da una società giapponese ma ha legami con l’imprenditore israeliano Abraham “Rami” Ungar. Tra le navi prese di mira nel mar Rosso e nel golfo di Aden c’erano imbarcazioni che i ribelli ritenevano fossero collegate a Israele, agli Stati Uniti e al Regno Unito. Martedì, gli Houthi hanno tuttavia affermato che durante il cessate il fuoco di Gaza limiteranno i loro attacchi nel mar Rosso alle imbarcazioni collegate a Israele.