Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato il 25 novembre l’intenzione di introdurre tariffe elevate su beni provenienti da Messico, Canada e Cina, per combattere il traffico di droga e l’immigrazione illegale. Tramite Truth Social, ha comunicato un’imminente tariffa del 25% su tutti i prodotti dal Messico e dal Canada, e del 10% sui prodotti cinesi, accusando Pechino di non contrastare adeguatamente il contrabbando di fentanyl. Le tariffe rappresentano un elemento centrale della sua politica economica. Durante la sua precedente presidenza, aveva avviato una guerra commerciale con la Cina, imponendo tariffe sui loro beni a causa di pratiche sleali e furto di proprietà intellettuale. In risposta, Pechino ha imposto tariffe sui prodotti americani, colpendo in particolare gli agricoltori statunitensi. L’accordo di libero scambio USMCA tra Stati Uniti, Messico e Canada è stato rinegoziato sotto la sua amministrazione. Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata cinese negli USA, ha affermato che la Cina vede la cooperazione con gli Stati Uniti come vantaggiosa. Un funzionario canadese ha riferito di un colloquio tra Trudeau e Trump sul commercio. Il tycoon sembra voler sfruttare le preoccupazioni di sicurezza nazionale per rivedere gli accordi. Nel 2018, le tariffe su acciaio e alluminio imposte da Trump hanno colpito anche alleati stretti, provocando misure di ritorsione. L’UE ha dichiarato di essere pronta a rispondere a nuove tensioni. La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha rassicurato i cittadini riguardo al ritorno di Trump, nonostante le sue minacce commerciali. Gli economisti avvertono che i dazi potrebbero rallentare la crescita e far aumentare l’inflazione, ma i sostenitori di Trump li vedono come uno strumento di negoziazione per migliorare le condizioni commerciali. Il presidente USA ha nominato Howard Lutnick, critico della Cina, come segretario al commercio, favorevole a tariffe del 60% sui beni cinesi e del 10% su altre importazioni.