Secondo i dati del Garante Nazionale delle persone private della libertà, per il 2024, gli agenti penitenziari hanno dovuto gestire 5.532 atti di aggressione, 12.544 casi di autolesionismo, 14.509 emergenze con ricovero ospedaliero, 1.436 proteste collettive, 12.706 proteste individuali, 2.035 tentativi di suicidio e 2.098 aggressioni fisiche nei loro confronti. Il bilancio più tragico del 2024 riguarda i decessi: 246 morti tra i detenuti, di cui 89 suicidi – il numero più alto mai registrato – e 7 suicidi tra gli stessi agenti della polizia penitenziaria.
Carenze di personale
L’associazione “Nessuno Tocchi Caino” sottolinea come queste condizioni di lavoro “umilianti” degli agenti siano il riflesso di un sistema carcerario dove la condizione della popolazione detenuta è essa stessa “disumana, degradata e degradante”. Le norme in vigore stabiliscono una dotazione di 37.389 agenti per i 189 istituti penitenziari italiani, ma al 31 dicembre 2024, le unità effettivamente assegnate erano solo 31.091. Questa carenza, evidenza Nessuno Tocchi Caino, “si traduce in un rapporto medio nazionale di 1 agente per 1,99 detenuti, ben al di sotto del rapporto ottimale di 1 agente per 1,62 detenuti stabilito. La situazione è ulteriormente aggravata da disparità regionali: ad esempio, nella Casa Circondariale di Rieti, il rapporto è di un agente per 3,80 detenuti, mentre a Regina Coeli a Roma si arriva a un agente ogni 3,03 detenuti. All’estremo opposto, strutture come quella di Sciacca presentano un rapporto di un agente ogni 0,49 detenuti.”
Ripensare il carcere
Nessuno Tocchi Caino sottolinea come sia “necessario ripensare completamente l’approccio all’esecuzione penale, considerando il carcere come extrema ratio e potenziando le pene e le misure alternative. In questa prospettiva, occorrerebbe riparametrare tutti gli organici delle figure professionali che operano nelle carceri. La situazione attuale è ulteriormente aggravata dal sovraffollamento strutturale degli istituti e da un’impostazione sempre più orientata alla sicurezza, che rischia di compromettere gli obiettivi di reinserimento sociale dei detenuti.” Inoltre a fronte di una pianta organica che prevede 1.001 educatori per i 189 istituti penitenziari italiani, al 31 dicembre 2024 solo 983 erano effettivamente in servizio. La media nazionale, già di per sé critica, è di un educatore per 63 detenuti. Ma con sempre la disomogeneità nella distribuzione. In istituti come Regina Coeli a Roma, Verona e Bergamo, ogni educatore deve occuparsi di circa 150 detenuti, “un compito al limite dell’impossibile.” Al contrario, realtà come Sciacca, con un rapporto di 1 educatore per 11 detenuti, rappresentano “eccezioni rare e non significative rispetto al quadro generale.
Sovraffollamento
A oggi le persone detenute nelle carceri italiane sono 61.852, mentre i posti regolarmente disponibili ammontano a 46.839 rispetto alla capienza regolamentare di 51.312 (Divario – 4.473 posti). Da un ulteriore approfondimento si evince che tale criticità è dovuta all’attuale inagibilità di diverse camere di pernottamento e in alcuni casi di intere sezioni detentive (come per esempio CC di Milano San Vittore, ove l’indice di sovraffollamento si attesta al 218,3% ed è l’Istituto che sui 190 detiene da tempo il massimo primato). A livello nazionale la criticità sovraesposta determina un indice di sovraffollamento del 132,05%. Sono 148 (pari al 77,90 %) gli Istituti con un indice di affollamento superiore al consentito e in 59 (31,05%) Istituti risulta pari e superiore al 150%. Regioni quali la Puglia (171,09%), Lombardia (151,21%), Veneto (150,22), Basilicata (145,21%), Lazio (146,01%), Molise (143,41), mostrano un preoccupante indice di sovraffollamento, in buona parte determinato dal divario in negativo tra capienza regolamentare e posti regolarmente disponibili.