mercoledì, 15 Gennaio, 2025
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160 milioni di minori sfruttati nel lavoro, Save the Children condivide le preoccupazioni del Papa

A livello globale, secondo gli ultimi dati disponibili sono 160 milioni le bambine, i bambini e gli adolescenti tra i 5 e i 17 anni coinvolti nello sfruttamento lavorativo, di cui quasi la metà, 79 milioni, costretti a svolgere lavori duri e pericolosi, che possono danneggiare la loro salute e il loro sviluppo psico-fisico. Il lavoro minorile è un fenomeno globale che mette a repentaglio i diritti fondamentali di bambine, bambini e adolescenti, negando loro la possibilità di studiare, di crescere in maniera sana e di godere del benessere fisico e psicologico. Save the Children – l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro – condivide la preoccupazione espressa oggi da Papa Francesco nell’udienza generale: nessun minore dovrebbe subire abusi.
Le stime rilevano che nel mondo sono quasi 50 milioni le persone vittime di varie forme di schiavitù moderna, di cui oltre 12 milioni i minorenni, soprattutto nelle forme di lavoro forzato – che comprende quelle ai fini di sfruttamento sessuale, lavorativo e attività illecite – e matrimoni forzati, con un trend in crescita. I minorenni vittime di matrimoni forzati sono 9 milioni.
Per quanto riguarda, in particolare, il lavoro minorile, Save the Children ricorda che il fenomeno non risparmia nemmeno il nostro Paese. Secondo una rilevazione nazionale condotta da Save the Children nel 2023, il lavoro minorile incide sui percorsi d’istruzione: i minori che lavorano, spesso lo fanno in orario scolastico, con conseguenti assenze da scuola e poco tempo per lo studio e attività formative, aumentando così il rischio di abbandonare definitivamente la scuola.

Che rischi

L’abbandono scolastico o l’acquisizione di scarse competenze avranno anche effetti sulle condizioni lavorative dei minori, con il rischio di accettare in futuro lavori a basso costo e ad alto rischio, o di andare a ingrossare le fila dei Neets, in un circolo vizioso di povertà e disuguaglianza.
A questo proposito, l’Organizzazione rilancia l’allarme sul lavoro precoce che in Italia si stima abbia riguardato, in modalità diverse, 336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni. La stima, risultato della rilevazione nazionale del 2023, riguarda anche circa 58mila minorenni tra i 14-15 anni che sono stati coinvolti in attività lavorative dannose per i percorsi scolastici e per il benessere psicofisico. Secondo le stime del rapporto sul lavoro minorile di Save the Children, “Non è un gioco”, quasi 1 minore su 15 tra i 7 e i 15 anni, il 6,8% della popolazione totale in questa fascia d’età, svolge o ha svolto una attività lavorativa, una proporzione che sale a 1 minore su 5 se si considerano solo i 14-15enni. Tra questi ultimi, il 27,8% dei casi (circa 58mila adolescenti) riguarda lavori particolarmente dannosi per l’impatto sui percorsi educativi e il benessere psicofisico degli adolescenti coinvolti, essendo svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico, oppure in orari notturni o comunque percepiti da loro stessi come pericolosi.
Per i minori in condizioni di maggiore vulnerabilità, il rischio di finire nei circuiti dello sfruttamento lavorativo è poi ancora più elevato. Come nel caso di T., un minore straniero non accompagnato arrivato dalla Tunisia: “Non volevo chiedere soldi per strada, quindi ero costretto a lavorare per avere i soldi necessari. Tagliavo verdure per i panini kebab, lavavo i piatti. Ho iniziato a frequentare la scuola per ottenere il certificato A2, ma a lavoro mi hanno detto che non potevo andare a scuola. Mi hanno detto che se tornavo un’altra volta a scuola, non potevo lavorare con loro. Con gli educatori poi ho capito era meglio lasciare e fare un corso di formazione”.

Il podcast

Per sensibilizzare sul fenomeno del lavoro minorile, Save the Children ha realizzato il podcast ‘Non è un gioco’, in partnership con Will Media. In ogni puntata la giornalista Silvia Boccardi affronta i temi chiave del lavoro minorile a partire dalle testimonianze dirette di ragazzi e ragazze, in un dialogo aperto con gli esperti di Save the Children e numerosi ospiti. Il podcast ‘Non è un gioco’ (https://www.savethechildren.it/non-e-un-gioco) è disponibile su Spotify e su tutte le piattaforme gratuite di streaming.

 

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