domenica, 22 Dicembre, 2024
Attualità

Migranti. Il caso Open Arms e la vittoria dell’Italia

Il ruolo strategico del presidente Giorgia Meloni nell’Unione europea nel spezzare il “business” dei trafficanti di uomini e definire regole giuridiche comuni per accoglienza e rimpatri

L’assoluzione del vice premier Salvini conferma la legittima aspirazione di un Paese di intervenire su temi come i confini nazionali. L’Italia resta un Paese libero e accogliente per quanti vogliono inserirsi, lavorare e crescere

L’assoluzione perché “il fatto non sussiste” è una buona notizia per il vice premier e ministro, Matteo Salvini, (accusato del sequestro di persona a danno di 147 migranti). È una buona notizia per l’Italia e per le iniziative del Governo, del presidente Giorgia Meloni. Da sottolineare, inoltre, il ruolo della magistratura giudicante che sa valutare con attenzione i fatti per quelli che sono. Ma è anche una spinta positiva per la politica che è chiamata a decidere su eventi inaspettati e controversi.

Il caso che “non sussiste”

Nel merito della vicenda giudiziaria ricordiamo in sintesi che la nave dell’organizzazione non governativa spagnola Open Arms, nell’agosto del 2019, tra i primi salvataggi e lo sbarco finale dei migranti, ha avuto diverse possibilità di attraccare in altri porti stranieri, a Malta, in Tunisia o in Spagna. Durante il processo l’avvocato Giulia Buongiorno, ha osservato che la nave Ong: “ha bighellonato per giorni” in mare. Una volta a Lampedusa la Open Arms, l’allora ministro degli interni Matteo Salvini, decise di far sbarcare i minori non accompagnati e le persone in stato fisico di difficoltà. Per la procura per quanti erano rimasti sulla nave era sequestro persona per cui il ministro rischiava sei anni di detenzione. Infine venerdì sera per i giudici di Palermo il fatto “non sussiste”.

L’Unione in ordine sparso

L’assoluzione ci obbliga a fare più di una considerazione. La prima che sui migranti non c’è una politica comune tra i 27 Paesi dell’Unione, è il caso Open Arms ne è una testimonianza. L’Italia ha salvato, messo in sicurezza e fatto approdare sul suolo nazionale migliaia di migranti. In questo contesto l’impegno politico del presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stato esemplare ed efficace coinvolgendo ad una responsabilità comune i Paesi europei. Anche ieri il premier durante il vertice Ue ha concordato l’obiettivo di rafforzare e rendere sempre più efficace la politica migratoria dell’Unione Europea. Nelle ultime ore questo progetto si è ulteriormente intensificato. A margine del Consiglio europeo, come fa sapere una nota di Palazzo Chigi, Giorgia Meloni, insieme ai primi ministri danese, Mette Friedriksen, e olandese, Dick Schoof, ha promosso una nuova riunione informale tra alcuni Stati membri più interessati al tema delle soluzioni innovative da applicare alla gestione del fenomeno migratorio e al rafforzamento del quadro legale in materia di rimpatri.

Migranti, accoglienza e drammi

Su presenze e rimpatri va fatta una osservazione importante. Partiamo dai numeri: il dato aggiornato al 21 novembre 2024 parla di 60.509 sbarchi di migranti lungo le coste italiane. Un numero che è nettamente inferiore rispetto agli oltre 151 mila del 2023. I migranti irregolari arrivano in larga misura dal Bangladesh (circa 12mila). Seguono Siria (11mila), Tunisia (7.500) ed Egitto (poco meno di 4.000). Altre nazioni interessate sono Guinea (3.300), Pakistan (2.500), Eritrea (2.000), Sudan (1.900), Mali (1.500) e Gambia (1.400). C’è poi il bilancio delle vittime, ovvero un dramma nel dramma, nel 2024, le persone morte sono state 568 e 738 risultano ancora oggi disperse lungo la pericolosa rotta del Mediterraneo centrale, per un totale di 1.306 vittime nel 2024. Che però rappresentano la metà di quelle morte nel 2023.

Chi si integra e chi delinque

Se l’immigrazione irregolare è un dramma lo è poi anche per i cittadini italiani quando devono fare i conti con quei immigrati che non si sono integrati, che non hanno cercato o desiderano un lavoro. Si tratta di una minoranza rispetto a circa 5 milioni di cittadini stranieri, che costituiscono l’8,7% della popolazione residente. Tuttavia la mancata integrazione, il fenomeno della delinquenza comune, sono tra i temi che più allarmano. Non parliamo di quella odiosa retorica della “invasione” che non c’è.
Se gli stranieri costituiscono ormai approssimativamente l’8,7% della popolazione residente, nelle carceri italiane purtroppo oltre il 31% dei detenuti proviene da altri Paesi. Una percentuale che sale drammaticamente al Nord: nelle prigioni venete metà della popolazione carceraria è straniera, in Liguria ammonta al 56%, mentre in Lombardia e in Emilia Romagna le percentuali superano ampiamente il 45%.

L’impegno del premier Meloni

Si tratta di un argomento serissimo perché bisogna porsi un interrogativo: gli stranieri delinquono più degli italiani? La risposta è affermativa sé parliamo degli stranieri irregolari denunciati che sono quasi 33 volte in più degli italiani accusati di un reato, mentre gli immigrati regolari soltanto 1,5 volte, ossia delinquono come gli italiani. Il problema quindi non riguarda chi si è stabilizzato in Italia che lavora, produce fa impresa con ottimi risultati, ma è nei “migranti irregolari”, ovvero quelli privi di permesso di soggiorno nel nostro Paese. Su questo tema così delicato e controverso lavora Giorgia Meloni con l’obiettivo di bloccare sul nascere il “modello di business” dei trafficanti di esseri umani e, allo stesso tempo, consentire di focalizzare gli sforzi di accoglienza europea nei confronti di chi ha effettivamente diritto alla protezione internazionale. In questa complessità di vicende politiche declinabili in sociali, assistenziali, e giudiziarie, l’assoluzione del vice premier Salvini, apre anche uno scenario più chiaro. Possiamo accogliere i migranti, ma decide lo Stato Italiano – ancora in assenza di una visione unitaria europea – in quali porti e quali respingimenti attuare. Chi far rimanere in base all’impegno di inserirsi e integrarsi e nel contempo allontanare chi delinque e non vuole essere cittadino di una nazione che rimane libera, accogliente, tollerante e democratica.

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