Caro Direttore, non so se questo anno ci toccherà festeggiare qualche divinità straniera, indiana, cinese, islamica, dell’Africa e non come accadeva nel passato la nascita di Gesù bambino. Qualcuno sostiene addirittura che Cristo non sia mai esistito. In certe Università non si può più augurare “Buon Natale” perché sia divisivo. Qualcuno sostiene che “non ci sia nessun paradiso”, “nessun inferno” e quindi “nessuna religione” e che solo da questa “pulizia” culturale e simbolica potrebbe nascere una “vita in pace”. Negli anni scorsi molti presepi sono stati vandalizzati, si sono distrutte statuette di Gesù bambino; addirittura ci sono stati incendi che li hanno distrutti, in altre occasioni sono state rubate le statue del presepe e sono stati abbattuti e distrutti alberi di Natale e decapitato statue di santi. In molte scuole, persino in quella dell’infanzia gli insegnanti si sono rifiutati di realizzare il presepe; in altre come in quelle dei miei nipotini anni fa si sono organizzati festicciole e recite con scene e cerimonie di altre religioni, di altre culture. In molte città non è stato allestito nemmeno un presepe ma ci sono state tante luci e luminarie installate a spese del comune. Sono state vandalizzate persino le sagome del presepe allestito da bambini in Scuole Cristiane e cattoliche.
In altri Paesi e nel resto dell’Occidente, le cose sono andate anche peggio perché chiese e presepi sono state oltraggiati e sfregiati e sono stati distrutti diversi simboli religiosi, scrivendo insulti sulle porte di molte chiese. Si è cercato di incendiare luoghi di culto e sono stati profanati persino il Santissimo Sacramento presente nel tabernacolo. Quest’anno purtroppo penso che la situazione non cambierà.
Si tratta di vandalismi, di profanazioni, di minacce ai sacerdoti, di incendi ai danni di parrocchie, cappelle e oratori senza che le istituzioni preposte, governi e media ne parlino e, di conseguenza, affrontino il problema.
In una bella intervista di qualche anno fa, apparsa su “Il Corriere della Sera”, ad una domanda di Elisabetta Rosaspina ad Arturo Perez Reveste, lo scrittore e giornalista spagnolo cosi rispondeva. “L’Europa non ha gli strumenti per difendersi dai jihadisti, per confrontarsi con le nuove sfide… Le idee generate dalla Rivoluzione francese ci mettono in condizione di inferiorità”… Ma finché l’Europa penserà che la guerra si vinca con il dialogo e i negoziati, non ne uscirà. I governi europei mentono ai loro cittadini, nascondono loro la situazione: la verità è che non siamo preparati alle sfide in arrivo. Abbiamo creduto che la violenza esistesse lontano da noi: …e adesso ci stiamo bruscamente risvegliando. Noi stiamo retrocedendo, ci arrendiamo: “Se una pubblicità viene ritirata per non offendere la sensibilità degli immigrati musulmani”… “Se una donna si copre il capo” o se a Natale non si fanno presepi e non si canta tu scendi dalle stelle”. “Se permettiamo a una maestra di velarsi per fare lezione in una scuola pubblica”… “Chi arriva è ben accetto, ma deve adeguarsi alle nostre regole. Nessuno può esigere che le cambiamo, questo coraggio nel difendere il nostro modo di vivere all’occidentale e le linee rosse, i nostri politici non ce l’hanno”.
“Per paura di sentirsi chiamare xenofobi, razzisti o fascisti. L’Europa non ha questa capacità di resistenza, per mancanza di coraggio. A lungo termine, sarà una guerra persa”.
E cosi piano piano dimentichiamo usi e tradizioni cristiani e smettiamo di fare il presepe.
Ma io, caro Direttore, voglio aggiungere una nota di conforto e di ottimismo e voglio ricordare i miei natali di tanti anni fa, cercando di assaporare il gusto di quella magia “di quando eravamo bambini” ed allora mi sono fatto tornare alla mente i numerosi Natali di sessanta, forse settanta e più anni fa trascorsi con i miei genitori, che non ci sono più, con i miei fratelli.
Prima da piccoli al Camaldoli, allora periferia collinare di Napoli, dove noi e poche altre famiglie, come quella di Laura e Claudio Antonelli eravamo “i signori”, pur non essendo certamente abbienti e benestanti, poi a Salerno, dove abbiamo – io e i quattro miei fratelli – trascorso l’adolescenza e la giovinezza lontano da tutti i nostri parenti napoletani. A casa mia c’era sempre l’albero di Natale e qualche volta il presepe, quando mio padre ne aveva voglia e tempo per costruirlo. I regali, pur nelle alterne vicende lavorative ed economico-finanziarie di mio padre, non mancavano mai. Fino all’età delle scuole medie mi sono chiesto come facessero i miei genitori a farci trovare sotto l’albero o vicino al presepe tanto ben di Dio. Restavamo tutti noi fratelli e sorelle svegli fino all’una, le due di notte e ci risvegliavamo verso le cinque del mattino per controllare la situazione. “Magicamente” i regali apparivano, erano lì sotto l’albero o vicino al presepio. Eppure avevamo cercato per tutta la casa, eravamo rimasti svegli quasi tutta la notte… Ancora oggi mi chiedo dove li nascondessero i miei genitori tutti quei regali.
Mio padre probabilmente li lasciava nella sua auto e poi, appena noi per la stanchezza ci eravamo addormentati, li collocava in bella vista in pacchetti variopinti che aveva confezionato mia madre. Forse per questo tutti noi fratelli fino all’età di quattordici, quindici anni continuavamo a credere ed a sostenere con i nostri amici, che ci prendevano in giro giustamente e naturalmente, che il bambin Gesù e la Befana esistevano realmente. Incredibile ai giorni nostri per i miei nipoti!!
Il rito nella mia famiglia di origine è durato finché mia madre è stata con noi. Con le nostre nuove famiglie ciascuno di noi fratelli ha continuato a far vivere questa Tradizione. E continua oggi a casa mia con Riccardo e Francesco, figli di Stefano e con Annamaria e Riccardo figli di Giuseppe. E’ un rito che si rinnova ogni anno che, all’attesa e allo stupore di noi bambini poi diventati ragazzi e poi ancora adulti ed ormai anziani, sono stati sostituiti oggi la dolcezza e la tenerezza che si prova dinanzi ai figli, alle nuore, alle nuove famiglie che sono nate, ed ai nipotini che vanno in processione al presepio che mia moglie espone a decine su tutti i mobili della sala, avendone raccolti di tutti i tipi: napoletani, leccesi, messicani, africani, del Nord Europa ecc. ecc, per deporvi il Gesù bambino la notte della viglia di Natale. E cosi ti si fa nuova la vita e credi veramente che quando te ne andrai non finirà tutto con te, ma resterai in mezzo a loro, come i Natali rimasti con te, nella tua memoria. Per sempre magici.
Caro Direttore grazie per l’ospitalità e buon Santo Natale a te ed alla tua famiglia.