lunedì, 23 Dicembre, 2024
Società

Scontro al Senato tra Meloni e le opposizioni: “Amica di Musk, ma non prendo ordini da nessuno”

Tensioni durante le comunicazioni del Premier in vista del Consiglio europeo. Nel mirino anche Monti e Renzi

Altro round dai toni nuovamente duri ieri tra il Premier Giorgia Meloni e le opposizioni, questa volta in Senato. Il Premier è stato al centro di un dibattito acceso che ha visto scintille con il senatore a vita Mario Monti, ma anche con le opposizioni del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle. In un clima di polemiche, accuse reciproche e difese appassionate, le questioni principali hanno spaziato dalle politiche industriali alla gestione della manovra finanziaria, passando per temi internazionali come le relazioni con Elon Musk e il Mercosur.

Entrando nello specifico, durante le comunicazioni a Palazzo Madama in vista del Consiglio europeo di oggi e domani, uno degli scontri più significativi ha coinvolto Mario Monti e il Premier sulla figura di Elon Musk, il visionario imprenditore di Tesla e SpaceX. Monti ha espresso preoccupazione per un possibile “protettorato” economico imposto da Musk sull’Italia, avvertendo che “chi governa deve prima di tutto rispettare il potere pubblico”. La risposta di Meloni è stata immediata: “Io parlo con tutti, ma non prendo ordini da nessuno. Buoni rapporti non significano sottomissione”. Il Primo Ministro ha inoltre sottolineato che il suo governo è stato il primo a regolamentare le attività private nello spazio, in un tentativo di ribaltare le accuse e riaffermare la priorità dell’interesse nazionale. Il dibattito si è trasformato in uno scambio ironico quando Meloni ha criticato il Pd per un’improvvisa “deriva sovranista” nei confronti di Musk: “Più che sbarcare sulla luna, questa sembra un’impresa di Elon”, ha commentato sarcasticamente.

Manovra finanziaria

L’escalation delle tensioni si è acuita con la proposta, caduta nel vuoto, di Meloni per un accordo che permettesse di approvare la manovra senza ricorrere al voto di fiducia, ma le opposizioni hanno respinto l’invito, ritenendolo poco credibile. Il Presidente del Consiglio ha allora contrattaccato, accusando il M5S di sperare esclusivamente nelle sue dimissioni: “Hanno rinunciato a batterci alle urne, ora sperano solo che io lasci”.

Meloni ha anche rivendicato il cambio di passo del suo governo rispetto al passato, in particolare sulla gestione delle banche. Ha ricordato come, durante il governo Conte, siano stati messi a disposizione 400 miliardi di euro per prestiti, senza impedire che le banche utilizzassero tali fondi per rinegoziare crediti esistenti: ““Questo è stato regalare soldi alle banche. Noi abbiamo raccolto 3,6 miliardi per il taglio del cuneo fiscale, a vantaggio di famiglie e lavoratori. Questa è la differenza”.

Automotive e sostenibilità

Un altro tema caldo è stato quello della strategia europea sull’automotive e la sostenibilità. Il Primo Ministro ha dichiarato di essere soddisfatto dei progressi compiuti nel paper automotive, evidenziando la necessità di difendere una filiera strategica per l’economia italiana. Ma ha criticato l’approccio “ideologico” dell’Unione europea sui temi climatici, accusando Bruxelles di rischiare di perseguire la sostenibilità al prezzo della deindustrializzazione. “L’Ue deve occuparsi di meno cose, ma farle meglio”, ha aggiunto, sottolineando l’importanza di una maggiore chiarezza di missione. Sul tema del Mercosur, Meloni ha poi richiesto garanzie alla Commissione europea per compensare gli squilibri economici derivanti dagli accordi.

Politica internazionale

Nel corso delle repliche, Meloni ha anche affrontato questioni di politica internazionale, con un’attenzione particolare alla Siria e all’Albania. Ha rivendicato il ruolo dell’Italia come unico Paese del G7 a mantenere un’ambasciata aperta in Siria, considerandolo un elemento strategico per favorire la stabilizzazione della regione: “Chiaramente alle parole devono seguire i fatti. La nostra presenza diplomatica è un mezzo per agevolare questo processo”. Sul fronte dell’immigrazione, il Premier ha difeso il protocollo siglato con l’Albania, sostenendo che esso rappresenti un metodo efficace per combattere la tratta di esseri umani: “I trafficanti vendono illusioni a caro prezzo. Con questa iniziativa stiamo colpendo il loro business”, invitando quindi le opposizioni a supportare le misure per contrastare quella che ha definito “mafia del mare”.

Il dibattito ha toccato anche il rapporto tra Meloni e il Presidente argentino Javier Milei, che ha suscitato critiche. Con una battuta rivolta a Matteo Renzi, leader di Italia Viva, Meloni ha scherzato: “Lei era amico di Obama e si metteva il cappotto come lui. Io sono amica di Milei, ma non mi faccio crescere le basette come lui”.

Solidarietà interna

Durante il suo intervento, Meloni quindi ha espresso solidarietà al Ministro Matteo Salvini per le vicende legate al caso Open Arms, ricordando il sostegno compatto del governo nei confronti del leader della Lega.

Infine, non sono mancate le difese personali. Il Primo Ministro ha respinto con forza le accuse di subordinazione alle lobby e ha rivendicato il suo operato come libero e indipendente. “Non è possibile che con chiunque si parli sembri che si stiano eseguendo ordini. Io non l’ho mai fatto e non lo farò mai”.

 

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