Tra il 2010 e il 2023 l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è rimasta un miraggio per molte regioni italiane. Questo è quanto emerge dal quinto Rapporto sui Territori, pubblicato dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), che fotografa un Paese ancora lontano dagli obiettivi prefissati. Solo il settore dell’istruzione mostra un miglioramento su buona parte del territorio nazionale, mentre peggiorano sensibilmente indicatori come la povertà, l’acqua e i sistemi idrici, e la qualità degli ecosistemi terrestri. Un quadro che solleva interrogativi urgenti sul futuro sostenibile dell’Italia. Il Rapporto, presentato al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, offre una panoramica sulla capacità delle Regioni di raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile promossi dalle Nazioni Unite. L’analisi si basa su circa 100 indicatori elementari e indici compositi, rivelando un panorama nazionale frammentato e caratterizzato da forti disuguaglianze territoriali. La povertà, l’accesso all’acqua e la qualità degli ecosistemi rappresentano le aree di maggiore criticità, con un peggioramento significativo in quasi tutte le Regioni. Il Nord-Ovest e il Nord-Est registrano invece miglioramenti per quanto riguarda l’istruzione, un dato che contrasta con la sostanziale stabilità del resto del Paese. Le disuguaglianze tra Nord e Sud restano marcate, e la situazione è particolarmente preoccupante nel Mezzogiorno, dove il ritardo accumulato rischia di diventare strutturale.
Una gestione inefficace delle risorse
Il Rapporto evidenzia un problema di fondo: l’incapacità di utilizzare adeguatamente le risorse disponibili. Dei 75 miliardi di euro assegnati all’Italia nell’ambito dell’Accordo di Partenariato con l’Unione Europea, solo il 12% è stato finora impegnato. Questa inefficienza penalizza soprattutto il Sud, già colpito dalla rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e dalla riduzione del Fondo perequativo infrastrutturale, passato da 4,6 miliardi a circa 700 milioni di euro. “I ritardi dell’Italia sui 17 SDGs possono essere recuperati solo concentrandosi seriamente sulla dimensione territoriale dell’Agenda 2030”, ha dichiarato il direttore scientifico dell’Asvis, Enrico Giovannini. Tra le Regioni più virtuose spiccano Lazio, Umbria, Valle d’Aosta e la Provincia Autonoma di Trento, che riescono a raggiungere fino a 12 obiettivi. In coda troviamo invece Molise, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, con appena 4-6 obiettivi raggiungibili.
Le priorità del Rapporto
Il Rapporto Asvis individua quattro questioni prioritarie per rimettere l’Italia sulla strada dello sviluppo sostenibile, a partire dal ripristino della natura e tutela del capitale naturale. L’approvazione del Regolamento europeo sul ripristino della natura rappresenta uno snodo cruciale. La normativa impone lo stop immediato al consumo netto di suolo nelle grandi aree urbane e prevede un aumento delle aree verdi e della copertura arborea entro il 2031. Questa misura potrebbe creare occupazione di qualità e migliorare la qualità della vita nelle città.
Le nove città italiane coinvolte nella Missione europea delle città a impatto climatico zero (Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino) offrono esempi virtuosi da replicare. L’obiettivo è ridurre il tasso di motorizzazione – attualmente al 67% rispetto alla media europea del 51% – e migliorare la qualità del patrimonio edilizio, allineandolo alla Direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici.
Sempre secondo l’Asvis, la frammentazione tra pianificazione urbana e politiche di coesione territoriale deve essere superata attraverso agende locali per lo sviluppo sostenibile. Inoltre le aree interne e montane necessitano di una nuova centralità per affrontare la crisi climatica e migliorare la coesione sociale. Attualmente, tre disegni di legge sulla montagna sono in discussione al Senato, ma resta urgente una normativa specifica.
Buone pratiche
Nonostante il quadro complessivamente negativo, il Rapporto mette in luce numerose esperienze virtuose. Nel 2024, l’Asvis ha raccolto 127 progetti ispirati all’Agenda 2030, un numero in forte crescita rispetto ai 64 del 2023. “La conversione ecologica può essere un traino per tutti gli aspetti dello sviluppo sostenibile, dall’inclusione sociale alla protezione ambientale, dall’innovazione economica al coinvolgimento istituzionale”, ha sottolineato la Presidente dell’Avis, Marcella Mallen. “Auspichiamo che i media pongano maggiore attenzione a queste realtà, per mostrare che ridurre i divari è ancora possibile”.
Un appello alle istituzioni
Il Rapporto Avis non si limita alla denuncia delle criticità, ma avanza proposte concrete per colmare i ritardi accumulati. L’Italia deve investire in politiche territoriali integrate, capaci di rispondere alle diversità locali e di affrontare le sfide ambientali e sociali. Un impegno che non può prescindere dalla collaborazione tra istituzioni, società civile e comunità locali. “Intervenire è indispensabile”, conclude Pierluigi Stefanini, Presidente dell’Asvis, “non solo per rispettare gli impegni internazionali, ma anche per tutelare il nostro ambiente e garantire un futuro sostenibile per le prossime generazioni”.