Il terzo trimestre del 2024 ha messo in evidenza un quadro variegato per le esportazioni italiane, riflesso di dinamiche territoriali e settoriali molto diverse. Secondo i dati forniti dall’Istat, la situazione è caratterizzata da una crescita modesta in alcune aree e significative contrazioni in altre, con un impatto complessivamente negativo sull’export nazionale. A livello territoriale, le differenze sono marcate. Il Nord-ovest registra una crescita dello 0,9% rispetto al trimestre precedente, spinto principalmente da settori tradizionali come la meccanica e l’alimentare. Anche il Centro mostra una lieve crescita dello 0,2%, grazie soprattutto al dinamismo della Toscana, trainata dalle vendite di prodotti farmaceutici e beni di lusso. Al contrario, il Nord-est segna una flessione dell’1,2%, un dato che riflette il rallentamento del settore manifatturiero, tradizionale punto di forza dell’area. La situazione è ancora più critica per il Sud e le Isole, dove le esportazioni crollano del 6,5%. Questo calo è dovuto in parte alla riduzione delle vendite di autoveicoli dalla Basilicata, una regione che ha subito una contrazione annua del 44,2%, la peggiore a livello nazionale.
Un calo annuale
Se si amplia lo sguardo al periodo gennaio-settembre, l’export nazionale registra una diminuzione complessiva dello 0,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. La flessione è il risultato di un calo generalizzato in tutte le macroaree, a eccezione del Centro, che segna un incoraggiante +2,9%. Questo dato positivo è legato principalmente alle performance della Toscana, la cui crescita del 11,7% è stata alimentata dall’export di articoli sportivi, preziosi e farmaceutici. Anche il Lazio contribuisce con un aumento delle esportazioni verso mercati chiave come gli Stati Uniti e i Paesi Bassi. Il resto del Paese, tuttavia, presenta dati meno incoraggianti. Il Nord-ovest registra un calo del 2,2%, il Nord-est e il Sud diminuiscono dell’1,8%, e le Isole perdono l’1%. Questi numeri riflettono una perdita di competitività in settori cruciali come l’automotive, che in Piemonte e Basilicata ha subito contrazioni significative, e la farmaceutica, penalizzata soprattutto dalla flessione delle Marche.
Settori in crisi
Uno degli aspetti più critici riguarda il contributo negativo delle Marche, che hanno visto un calo delle esportazioni del 31%, principalmente dovuto alla drastica riduzione delle vendite di articoli farmaceutici e chimico-medicinali. Questo settore, un tempo trainante, ha inciso negativamente sull’export nazionale per un punto percentuale. Situazione simile per la Liguria, dove il calo delle esportazioni di mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli, ha pesato ulteriormente. Di contro, alcune regioni e settori hanno offerto un contributo positivo. La Toscana, ad esempio, ha registrato un forte incremento delle esportazioni verso la Turchia (+245,1%) e gli Stati Uniti (+18,6%), grazie alla crescente domanda di beni di lusso e articoli sportivi. Anche il Lazio e la Campania si sono distinti, con un aumento delle vendite di prodotti farmaceutici verso mercati come la Svizzera e i Paesi Bassi.
I partner commerciali
L’analisi dei partner commerciali sottolinea ulteriormente la polarizzazione delle performance italiane. Le esportazioni verso la Cina sono crollate del 93,4%, un dato che riflette sia la debolezza della domanda interna cinese che le difficoltà delle Marche in questo mercato. Anche gli Stati Uniti hanno rappresentato una sfida per la Liguria, con un calo delle esportazioni del 76,2%. All’opposto, alcuni mercati si sono rivelati particolarmente dinamici. La Toscana ha incrementato del 13,9% le vendite verso la Germania e del 7,8% verso la Francia, due mercati tradizionalmente solidi per il Made in Italy. La Campania ha visto un aumento delle esportazioni verso la Svizzera (+44,7%), mentre il Lazio ha beneficiato della crescita della domanda negli Stati Uniti (+39,9%) e nei Paesi Bassi (+29,4%). Alcune province hanno sofferto particolarmente: Ascoli Piceno, penalizzata dal calo farmaceutico marchigiano, Torino, legata alla crisi dell’automotive, e Genova, in difficoltà nel settore dei trasporti. Anche Potenza e Reggio nell’Emilia hanno registrato performance negative, sottolineando le fragilità di alcune economie locali.