sabato, 11 Gennaio, 2025
Lavoro

Cgia: “Con il governo Meloni 847mila occupati in più”

Negli ultimi due anni l’Italia ha registrato un’importante crescita occupazionale. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio studi della Cgia, il governo guidato da Giorgia Meloni ha visto un aumento di 847mila posti di lavoro, pari al +3,6%. Di questi, 672mila sono lavoratori dipendenti e 175mila autonomi. Un risultato significativo, che merita di essere analizzato in dettaglio. Un aspetto positivo di questo periodo è la netta riduzione del lavoro precario. I contratti a tempo indeterminato sono cresciuti di 937mila unità, mentre i contratti a termine sono calati di 266mila. Di conseguenza, la percentuale di lavoratori subordinati con contratti precari è scesa al 14,4%, segnando un calo di due punti rispetto a ottobre 2022. In parallelo, il numero di disoccupati è diminuito di 496mila unità, raggiungendo 1.473.000 persone, mentre gli inattivi sono scesi a 12.538.000, con una contrazione di 198mila.

La crescita occupazionale ha coinvolto in modo equilibrato uomini e donne: 420mila nuovi posti di lavoro (49,6%) sono andati a lavoratrici, mentre 427mila (50,4%) sono stati destinati a uomini. Anche sul fronte della disoccupazione le donne hanno segnato una contrazione maggiore (-274mila contro -223mila uomini). Ma, sebbene il tasso di occupazione femminile sia salito al 53,6% (+2%), rimane il più basso d’Europa. Questo dato sottolinea la necessità di politiche mirate a favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Over 50

Un’analisi per fasce di età mostra che la maggior parte dei nuovi posti di lavoro (710mila, pari all’83,8%) è stata occupata dagli over 50. Questo trend riflette il progressivo invecchiamento della popolazione attiva e il prolungamento della vita lavorativa. Tuttavia, rispecchia anche la preferenza delle imprese per lavoratori esperti e affidabili. In confronto, i giovani tra i 15 e i 24 anni hanno visto un aumento modesto (+18mila), mentre la fascia 25-34 anni è cresciuta di 184mila unità. Al contrario, la coorte 35-49 anni ha subito una contrazione di 66mila occupati. Il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni è aumentato al 62,5% (+1,9%), mentre quello di disoccupazione è sceso al 5,8% (-2 punti). Il miglioramento è stato particolarmente significativo tra i giovani (15-24 anni), dove il tasso di disoccupazione è sceso di cinque punti, attestandosi al 17,7%.

Nonostante i segnali positivi, il ricorso alla cassa integrazione è tornato ad aumentare nel 2024, in particolare al Nord. Il monte ore autorizzato ha raggiunto un picco di 48 milioni a gennaio, con oscillazioni significative nei mesi successivi. A settembre, il dato si è attestato a 43,6 milioni di ore, con il Nordest e il Nordovest che hanno registrato le cifre più elevate. Questo incremento riflette le difficoltà di alcuni settori industriali e le incertezze economiche.

Sud protagonista

Tra il 2022 e il 2024, il Mezzogiorno ha registrato il maggior incremento occupazionale (+350mila posti), trainato da settori come costruzioni ed esportazioni, oltre agli investimenti pubblici legati al Pnrr. In particolare, la Sicilia ha guidato la crescita con 133.600 nuovi posti (+10%), seguita da Lombardia, Campania e Lazio. Anche il calo della disoccupazione è stato significativo: la Sicilia ha ridotto il numero di disoccupati di 36.800 unità, mentre la Puglia e la Lombardia hanno segnato rispettivamente -35.600 e -34.600.

Criticità

Nonostante i risultati positivi, permangono alcune criticità. La produttività, specialmente nei servizi e nel terziario, non è cresciuta in linea con l’occupazione. Questo si traduce in salari stagnanti, inferiori alla media europea. Per affrontare questa sfida, secondo la Cgia è essenziale un rinnovo dei contratti nazionali e un taglio del cuneo fiscale. Inoltre, l’aumento della Cassa Integrazione e il calo della produzione industriale rappresentano segnali preoccupanti. Le tensioni geopolitiche, il calo demografico e la transizione digitale e climatica potrebbero aggravare la situazione. Per evitare una crisi economica, sarà cruciale sfruttare al meglio i fondi del PNRR, accelerando la loro allocazione entro il 2026.

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