In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, Confepi Salute ha lanciato un appello accorato al governo, chiedendo un raddoppio degli investimenti destinati alla prevenzione e alla cura del disagio psichico. A farsi portavoce di questa richiesta è Paola Marchetti, Presidente di Confepi Salute, associazione che rappresenta le strutture di riabilitazione psichiatrica su tutto il territorio nazionale. “Il disagio psichico è una disabilità che colpisce tre milioni di persone in Italia”, ha spiegato Marchetti. “Si tratta di patologie che spaziano dalla depressione all’ansia, fino a forme degenerative che compromettono la qualità della vita, richiedendo assistenza continua. Ma il nostro sistema sanitario non garantisce un supporto adeguato a tutti coloro che ne hanno bisogno”.
L’impatto della pandemia da Covid-19 ha aggravato ulteriormente la situazione. “Il Covid ha rappresentato uno tsunami per chi già soffriva di disturbi psichici, con un incremento preoccupante di casi tra i giovani e i giovanissimi. La depressione e l’ansia si stanno diffondendo a ritmi allarmanti, ma le risposte del nostro sistema sanitario restano drammaticamente insufficienti”, ha sottolineato Marchetti.
Italia in ritardo
L’Italia è fanalino di coda in Europa per gli investimenti nella salute mentale, destinando appena il 3,4% della spesa sanitaria complessiva a questo ambito, contro una media superiore al 10% nei principali Paesi ad alto reddito. “Questo divario rappresenta un’emergenza che non possiamo più ignorare”, ha dichiarato Marchetti. Confepi Salute chiede quindi al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro della Salute Orazio Schillaci un impegno concreto per aumentare le risorse dedicate alla sanità, portandole in linea con gli standard europei. All’interno di questo aumento, Marchetti sottolinea l’urgenza di raddoppiare i fondi destinati al sostegno psichico, con un focus specifico sui percorsi terapeutici nelle strutture comunitarie.
La proposta
Secondo Marchetti, le strutture comunitarie sono fondamentali per garantire una presa in carico completa del paziente. “Solo attraverso percorsi integrati che vanno dalla cura iniziale al reinserimento sociale possiamo sperare di offrire un futuro dignitoso a milioni di persone”, ha concluso.