Aleppo, la città più popolosa della Siria, non è più controllata dal regime siriano, ma dai jihadisti, ad eccezione dei quartieri controllati dalle forze curde. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede nel Regno Unito, l’esercito siriano ha rafforzato il suo schieramento intorno alla città di Hama (centro del Paese), ha detto domenica, dopo un’offensiva lanciata da gruppi ribelli nella Siria settentrionale e centrale.
Bashar Al-Assad promette: “Elimineremo con la forza il terrorismo”
Il presidente siriano, Bashar Al-Assad, che non si sa dove si trovi al momento, ha promesso che “userà la forza per eliminare il terrorismo” in una conversazione telefonica con un dirigente della repubblica separatista filo-russa dell’ Abkhazia, in Georgia. Secondo il leader di Damasco, “il terrorismo capisce solo il linguaggio della forza, e questo è il linguaggio con il quale lo schiacceremo e lo elimineremo, con chiunque lo appoggi e lo sponsorizzi”.
Netanyahu: “Monitoriamo la Siria, difendiamo interessi di Israele”
“Monitoriamo costantemente ciò che accade in Siria, siamo determinati a difendere gli interessi vitali dello stato di Israele e a preservare i successi della guerra. Facciamo rispettare in modo molto rigoroso l’accordo di cessate il fuoco in Libano. Ogni violazione avrà una risposta immediata e forte dall’ Idf”. Lo ha detto il premier Benjamin Netanyahu in visita ieri insieme con il ministro della difesa Israel Katz la base di reclutamento di Tel Hashomer. “Siamo qui con i nuovi arruolati nella brigata corazzata. C’è un grande aumento nel reclutamento. C’è un’enorme energia, e questa energia appartiene alla generazione della vittoria, noi vinceremo”, ha dichiarato.
Gli Usa: “Stiamo monitorando la situazione in Siria”
Sulla stessa linea Sean Savett, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti in un dichiarazione diffusa dalla Casa Bianca nella notte di domenica: “Stiamo monitorando attentamente la situazione in Siria e siamo stati in contatto nelle ultime 48 ore con le capitali della regione: il continuo rifiuto del regime di Assad di impegnarsi nel processo politico delineato nella risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la sua dipendenza da Russia e Iran hanno creato le condizioni che si stanno verificando ora, tra cui il crollo delle linee del regime di Assad nella Siria nord-occidentale”. “Allo stesso tempo, gli Stati Uniti non hanno nulla a che fare con questa offensiva, guidata da Hay’at Tahir al-Sham (HTS), designata organizzazione terroristica” ha aggiunto.
“Gli Stati Uniti, insieme con i loro partner e alleati, sollecitano la de-escalation, la protezione dei civili e dei gruppi minoritari e un processo politico serio e credibile che possa porre fine a questa guerra civile una volta per tutte con un accordo politico coerente con la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Continueremo inoltre a difendere e proteggere pienamente il personale e le posizioni militari statunitensi, che rimangono essenziali per garantire che l’ISIS non possa mai più risorgere in Siria” ha chiosato.
Iran: “Stati islamici intervengano in Siria”
Secondo il presidente iraniano Masoud Pezeshkian “Gli stati islamici dovrebbero intervenire per prevenire il protrarsi della crisi in Siria e impedire agli Stati Uniti e a Israele di sfruttare i conflitti interni di altri Paesi”. E ha aggiunto: “I paesi che si dichiarano sostenitori dei diritti umani e della pace, in realtà hanno un ruolo nell’uccisione di persone innocenti, a causa del loro sostegno alla guerra e agli omicidi nella regione”. Contemporaneamente il ministro degli esteri iraniano, Abbas Araghchi ha annunciato ieri che avrebbe visitato Damasco per “portare il messaggio” di supporto della Repubblica islamica all’alleato Bashar al Assad. “È ovvio che che gli Stati Uniti e il regime israeliano sono in combutta con i gruppi terroristici in Siria”, in quanto il “regime sionista, dopo il recente fallimento dei suoi obiettivi, cerca di raggiungere i suoi scopi creando insicurezza nella regione attraverso questi terroristi”, ha detto. E ancora: “gli attacchi dei ribelli in Siria fanno parte di un piano israelo-statunitense per destabilizzare la regione”. “L’ Iran appoggerà con forza il governo e l’esercito siriani contro i gruppi terroristici”.
Tajani: 300 italiani in Siria. “Ottimisti sulla situazione ma rischio collasso migratorio”
Sono circa 300 gli italiani segnalati in Siria, di cui 120 ad Aleppo. Circa 50 gruppi familiari italo-siriani e pochissimi religiosi italiani hanno scelto di restare. Lo fa sapere il ministro degli Esteri Antonio Tajani, riferendo che l’ambasciata italiana a Damasco, in raccordo con l’Unità di Crisi, sta seguendo la situazione per facilitare l’aggregazione al convoglio dei connazionali che vogliono lasciare Aleppo nell’ambito dell’evacuazione dell’Onu. A margine dell’Assemblea nazionale di Noi Moderati a Roma il vicepresidente del consiglio ha dichiarato: “Stiamo seguendo minuto per minuto la situazione dei nostri connazionali. I ribelli hanno fatto sapere che non ci sono pericoli per chi non è combattente, in particolare per i cittadini italiani. Siamo moderatamente ottimisti che le cose possano andare, per quanto riguarda i nostri concittadini, nella migliore direzione. Il problema è però che si rischia un collasso migratorio. Se continua la guerra civile rischiamo di vedere ripetersi quello che è successo qualche anno fa, quando milioni di siriani si spostarono dal paese. Una situazione da tenere sotto controllo, soprattutto sul lato migratorio”, ha aggiunto il capo della Farnesina.