A novembre 2024, secondo le stime dell’Istat, i prezzi al consumo in Italia sono rimasti stabili rispetto al mese precedente, ma rispetto allo stesso periodo del 2023 sono cresciuti dell’1,4%. Questo aumento, noto come inflazione, rappresenta la variazione dei prezzi di beni e servizi nel tempo. Si tratta di un’accelerazione rispetto a ottobre, quando l’incremento annuale era stato dello 0,9%.
Perché i prezzi aumentano?
Gran parte dell’aumento è dovuta ai prezzi dei beni energetici regolamentati, come il gas e l’elettricità per cui i costi sono fissati dallo Stato. Questi sono cresciuti del 7,5% rispetto all’anno scorso. Anche i prezzi dei beni energetici non regolamentati, come benzina e gasolio, hanno ridotto la loro flessione: pur essendo ancora più bassi rispetto al 2023, il calo si è ridotto al -6,6%, contro il -10,2% di ottobre. Inoltre, aumentano i prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (come i prodotti confezionati) sia freschi (frutta e verdura), rispettivamente del 2,4% e del 4,1% rispetto a un anno fa.
Cosa significa “inflazione di fondo”?
L’inflazione di fondo è un indicatore che esclude i beni più soggetti a oscillazioni di prezzo, come energia e alimentari freschi. A novembre, questo valore è salito all’1,9% (dal 1,8% di ottobre), segnalando che i rincari non sono limitati ai soli settori più volatili ma stanno interessando una gamma più ampia di prodotti e servizi.
Il carrello della spesa costa di più
L’Istat evidenzia che il cosiddetto “carrello della spesa”, che include alimenti, beni per la casa e per l’igiene personale, è aumentato del 2,6% rispetto al 2023. Questo significa che le famiglie stanno affrontando costi più alti per gli acquisti quotidiani. Tra i beni alimentari freschi, si segnala un forte aumento dei prezzi di verdura (+11,8%) e frutta (+3,2%).
Commercio estero: export in calo, ma saldo positivo
Passando al commercio internazionale, a ottobre 2024 le esportazioni italiane verso i paesi extra UE (quelli al di fuori dell’Unione Europea) sono diminuite del 3,5% rispetto al mese precedente. Tuttavia, le importazioni sono aumentate dell’1,1%, soprattutto per beni come energia e macchinari. Questo significa che l’Italia ha comprato di più dall’estero rispetto al mese prima, ma ha venduto meno.
Quali settori sono in difficoltà?
Le esportazioni di energia e beni strumentali, come macchinari e attrezzature industriali, hanno registrato cali significativi, rispettivamente del -10,7% e del -7,4%. In controtendenza, i beni di consumo durevoli (come elettrodomestici e mobili) hanno registrato un incremento dell’8,6%.
Un miglioramento rispetto al 2023
Nonostante le difficoltà, il saldo commerciale, ovvero la differenza tra esportazioni e importazioni, è positivo e pari a 5,7 miliardi di euro, un dato migliore rispetto ai 5,1 miliardi di ottobre 2023. Questo risultato è dovuto alla riduzione del deficit energetico, ovvero alla diminuzione della differenza tra quanto l’Italia spende per comprare energia dall’estero e quanto incassa dalla vendita di altri beni.
Dove vendiamo e da chi compriamo?
A livello geografico, l’Italia ha registrato una forte riduzione delle esportazioni verso paesi come Stati Uniti (-11,8%) e paesi OPEC (produttori di petrolio, -16,9%). Invece, crescono le vendite verso Turchia (+33%), paesi del Sud-Est asiatico (+15%) e Regno Unito (+8,7%). Per le importazioni, si nota una diminuzione degli acquisti da paesi come OPEC (-33,9%) e Regno Unito (-4,4%), mentre crescono quelli dall’India (+11,2%) e dai paesi sudamericani del Mercosur (+21,9%).