mercoledì, 27 Novembre, 2024
Ambiente

Crisi climatica: cala l’attenzione dei media italiani, cresce la dipendenza economica da aziende inquinanti

Il rapporto commissionato da Greenpeace Italia all’Osservatorio di Pavia

Nonostante l’urgenza sottolineata dalla comunità scientifica globale, l’attenzione dedicata dai principali quotidiani e telegiornali italiani alla crisi climatica continua a diminuire. È quanto emerge dal nuovo rapporto commissionato da Greenpeace Italia all’Osservatorio di Pavia, pubblicato ieri, che analizza la copertura mediatica della crisi climatica e della transizione energetica tra maggio e agosto 2024. I risultati rivelano un preoccupante disinteresse, accompagnato da un aumento della dipendenza economica della stampa dalle pubblicità di aziende inquinanti. Secondo lo studio, i telegiornali serali delle principali reti italiane (Rai, Mediaset e La7) hanno parlato della crisi climatica e della transizione energetica in media solo una volta ogni due giorni. Ma le notizie realmente dedicate alla crisi climatica si sono fermate a una ogni dieci giorni. Ancora più allarmante è il dato sulle menzioni dei combustibili fossili come causa della crisi: appena quattro volte in quattro mesi. Tra i TG analizzati, il TG5 si distingue per aver dato più spazio al tema del riscaldamento globale, mentre il TG La7, diretto da Enrico Mentana, ha trattato la crisi climatica appena una volta al mese. Anche la carta stampata non brilla: i cinque quotidiani più diffusi in Italia (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa) hanno pubblicato in media 4,5 articoli al giorno che menzionano il clima o la transizione energetica, ma solo uno ogni due giorni era realmente dedicato alla crisi climatica.

Il peso delle aziende inquinanti

Lo studio evidenzia una crescente dipendenza economica dei media dalle pubblicità delle aziende inquinanti, come compagnie del gas, petrolio, automotive, linee aeree e crocieristiche. Questa presenza pubblicitaria supera spesso il numero di articoli dedicati al clima: su quotidiani come la Repubblica, le inserzioni pubblicitarie di queste aziende sono in media più di una al giorno, cinque volte a settimana sui principali quotidiani, con l’eccezione di Avvenire. Inoltre, circa il 40% degli interventi nei media italiani sul riscaldamento globale proviene da aziende e rappresentanti del mondo economico e finanziario, un terzo dei quali appartenenti a settori altamente inquinanti. Esperti, scienziati e ambientalisti hanno avuto un ruolo molto più marginale. Greenpeace ha aggiornato la classifica dei quotidiani italiani basandosi su cinque parametri: frequenza degli articoli sulla crisi climatica, citazioni delle cause come i combustibili fossili, spazio concesso alle aziende inquinanti, presenza di pubblicità legate a questi settori e trasparenza sui finanziamenti. Solo Avvenire si avvicina alla sufficienza con un punteggio di 5,4 su 10. Seguono la Repubblica (3,0), Corriere della Sera (2,8), La Stampa (2,8) e Il Sole 24 Ore (2,6).

Il dibattito politico

Anche sul fronte politico, il clima resta ai margini del dibattito nazionale. Le dichiarazioni sul tema da parte dei leader politici italiani sono state rare e spesso legate a contesti specifici, come le elezioni europee. Il Ministro dell’Ambiente Gilberto PichettoFratin è stato il politico che ha parlato più frequentemente di clima, seguito da Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra. In contrasto, il Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, si conferma la figura più critica verso le azioni per il clima, sostenendo l’eccessivo costo della transizione energetica.

L’obiettivo di Greenpeace:

“Lo scarso interesse mediatico verso la crisi climatica è tale che sui giornali esaminati ci sono più pubblicità di aziende inquinanti che articoli dedicati al riscaldamento globale”, ha dichiarato Giancarlo Sturloni, Responsabile della comunicazione di Greenpeace Italia. “Per non dispiacere agli sponsor, molti media evitano di approfondire le cause del problema, ignorando il ruolo delle aziende fossili e amplificando argomentazioni contrarie alla transizione energetica”.

Un appello alla responsabilità

Il rapporto di Greenpeace sottolinea come il declino dell’attenzione mediatica sulla crisi climatica rappresenti una grave lacuna in un momento in cui l’urgenza di agire è massima. La dipendenza economica dalle aziende inquinanti e la marginalizzazione degli esperti compromettono l’informazione e il dibattito pubblico, ostacolando la comprensione e il sostegno necessario per affrontare una delle sfide più cruciali del nostro tempo.

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