martedì, 26 Novembre, 2024
Esteri

Cremlino: “Teste calde”. Tajani: no a soldati italiani in Ucraina

Discussioni sull'invio di soldati occidentali in Ucraina

Francia e GB “non escludono” l’invio di militari in Ucraina. Nato alle imprese: prepararsi a scenario di guerra

È “una questione delicata”, sottolinea Le Monde citando “fonti concordanti”: “Mentre il conflitto in Ucraina entra in una nuova fase di escalation, sono state riattivate le discussioni sull’invio di militari occidentali e di società private di difesa in Ucraina”. Il quotidiano francese sull’edizione di ieri scrive: “la maggior parte delle discussioni sono segrete, ma hanno ripreso forza in vista di un possibile ritiro americano dal sostegno a Kiev una volta che Donald Trump entrerà in carica negli Stati Uniti il 20 gennaio 2025.” Il presidente francese Emmanuel Macron in occasione di una riunione degli alleati di Kiev a Parigi a febbraio, aveva annunciato pubblicamente l’apertura della Francia alla possibilità di inviare soldati in Ucraina, suscitando una forte opposizione da parte di alcuni paesi europei, dalla Germania all’Italia. “Questo scenario – scrive Le Monde – tuttavia, non è mai stato escluso”. Anzi, “è stato addirittura rilanciato nelle ultime settimane con la visita in Francia del primo ministro britannico, Keir Starmer, durante le cerimonie dell’11 novembre”. Sono quindi in corso “discussioni tra Regno Unito e Francia sulla cooperazione in materia di difesa, in particolare al fine di creare un nucleo duro di alleati in Europa, concentrandosi sull’Ucraina e sulla sicurezza europea in senso lato”, ha spiegato una fonte militare britannica a Le Monde. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha subito commentato, evidenziando che “non c’è unanimità” tra i paesi europei, anche se “stanno emergendo delle teste calde”.

Antonio Tajani: non invieremo soldati italiani in Ucraina

“Noi non invieremo nessun soldato a combattere in Ucraina”, ha infatti detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un punto stampa al G7 Esteri a Fiuggi. “Noi aiutiamo Kiev politicamente, finanziariamente e militarmente inviando aiuti, ma non manderemo soldati a combattere in Ucraina. Dobbiamo evitare l’escalation, la Russia sta assumendo gravi responsabilità facendo combattere soldati nordcoreani e arruolando Houthi e proxy dell’Iran”

La Germania sta facendo l’inventario dei suoi rifugi antimissile

Le autorità tedesche, ufficialmente sulla stessa linea, hanno tuttavia annunciato lunedì di essere in procinto di elencare i bunker e i rifugi in cui la popolazione potrebbe rifugiarsi in caso di attacco, sperando di aumentarne il numero in un contesto di accresciute tensioni con la Russia. “Tutti gli edifici – comprese le proprietà private – che potrebbero essere utilizzati come rifugi, come cantine, garage e stazioni sotterranee” sono attualmente in fase di inventario ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Interni tedesco in un regolare briefing con la stampa a Berlino: “Verrà compilato un elenco digitale di tutti i bunker, in modo che le persone possano trovarli rapidamente con i loro telefoni cellulari”, ha aggiunto. I cittadini saranno anche incoraggiati a creare rifugi nelle loro case, convertendo le cantine o i garage, ha continuato. L’inventario in corso “richiederà tempo”, ha detto il portavoce, che non ha fornito un calendario.

Attualmente la Germania, che ha una popolazione di 83 milioni di abitanti, dispone di 579 bunker, la maggior parte dei quali risalgono alla Seconda Guerra Mondiale e all’epoca della Guerra Fredda, e possono ospitare 480.000 persone. Dall’inizio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022, le autorità tedesche hanno smesso di vendere le strutture fortificate in loro possesso. Dal 2005 lo Stato e le sue amministrazioni hanno venduto più di 300 bunker.

Nato: le imprese si preparino a uno scenario di guerra

“Se possiamo assicurarci che tutti i servizi e i beni cruciali possano essere consegnati in qualsiasi circostanza, allora questa è una parte fondamentale della nostra deterrenza”, ha dichiarato lunedì a Bruxelles l’ammiraglio olandese Rob Bauer, presidente del comitato militare della Nato. Parlando a un evento del think tank European Policy Centre, ha descritto la deterrenza come un concetto che va ben oltre la sola capacità militare, poiché tutti gli strumenti disponibili potrebbero e sarebbero utilizzati in guerra. Per questo l’alto funzionario militare della Nato ha esortato le imprese a prepararsi a uno scenario di guerra e ad adeguare di conseguenza le proprie linee di produzione e distribuzione, per essere meno vulnerabili ai ricatti di Paesi come Russia e Cina. “Lo stiamo vedendo con il crescente numero di atti di sabotaggio, e l’Europa lo ha visto con l’approvvigionamento energetico”, ha detto Bauer. “Pensavamo di avere un accordo con Gazprom, ma in realtà avevamo un accordo con Putin. Lo stesso vale per le infrastrutture e i beni di proprietà cinese. In realtà abbiamo un accordo con (il Presidente cinese) Xi (Jinping)”.

Bauer ha sottolineato la dipendenza dell’Occidente dalle forniture provenienti dalla Cina, dove viene prodotto il 60% di tutti i materiali di terre rare e dove il 90% viene lavorato. Ha detto che anche gli ingredienti chimici per sedativi, antibiotici, antinfiammatori e farmaci per la pressione bassa provengono dalla Cina. “Siamo ingenui se pensiamo che il Partito Comunista non userà mai questo potere. I leader aziendali in Europa e in America devono rendersi conto che le decisioni commerciali che prendono hanno conseguenze strategiche per la sicurezza della loro nazione”, ha sottolineato Bauer. “Le imprese devono essere preparate a uno scenario di guerra e adattare di conseguenza le loro linee di produzione e distribuzione. Perché se è vero che sono i militari a vincere le battaglie, sono le economie a vincere le guerre”.

Peskov: “Resta da vedere se Trump porterà avanti l’escalation o cambierà”

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, intervenendo alla televisione statale russa ha commentato l’escalation spiegando che la Russia non si fa illusioni sulla futura presidenza Trump e attende di vedere quali saranno le sue prime mosse. “Non indossiamo occhiali rosa – ha detto – e resta da vedere se Trump porterà avanti questa politica di escalation o se la modificherà. Non lo sappiamo. Lo vedremo negli ultimi 10 giorni di gennaio”.

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