Venerdì 22 novembre, ultimo giorno del viaggio de La Discussione a Kiev, è stata una giornata molto piena. Dalle 9 alle 16 siamo stati alla sede del National Institute for Development Infrastructure (NIDI), dove abbiamo realizzato tre videointerviste, con il direttore generale dell’istituto di ricerca Artem Bezuglyi, con Bohdan Stasiuk, il Deputy Director, e con Olena Bondar, Capo del centro per lo sviluppo e la cooperazione scientifica.
Abbiamo avuto modo di capire più in profondità non solo di cosa si occupa il NIDI, dalla ricerca dei materiali edili alle proposte per progetti internazionali per il miglioramento e la realizzazione di infrastrutture, ma anche e soprattutto come questi progetti si inseriscono in un’ottica di integrazione europea con la collaborazione anche dei ministeri degli esteri dei paesi europei.
Alla fine della giornata abbiamo concluso un memorandum di intesa tra il NIDI e la società de La Discussione in vista di una collaborazione a lungo termine fra imprese e aziende italiane e ucraine nell’ambito delle infrastrutture, ristrutturazioni e tecnologie all’insegna dell’ecologia. Pubblicheremo nei prossimi giorni le videointerviste, con traduzione in italiano, e con degli articoli più dettagliati sull’argomento e sui traguardi estremamente importanti che abbiamo realizzato in questi giorni intensi.
Un’altra Kiev
Durante l’intervista a Artem Bezuglyi c’è stato anche un momento di paura: proprio mentre stava rispondendo a una mia domanda su come la guerra ha rappresentato una sfida per il lavoro dell’istituto di ricerca, i nostri cellulari hanno suonato l’allarme antiaereo. Per fortuna è durato solo qualche decina di minuti, dopo i quali abbiamo potuto concludere l’intervista.
La stessa sede del NIDI, in quanto Agenzia Statale, è considerata un obiettivo sensibile. Per questo, quando è scattato l’allarme durante l’intervista, abbiamo raggiunto velocemente una cosiddetta ‘stanza cieca’, ovvero una stanza senza finestre con almeno due muri di distanza dall’esterno.
In qualità di giornalista e di operatore, oltre alle interviste che ho realizzato, ho avuto occasione di lavorare durante la giornata insieme a Viktor, il tecnico del NIDI, che mi ha mostrato e ha condiviso con noi alcune delle foto che lui stesso ha scattato negli ultimi mesi di guerra. Se noi, dal nostro hotel in pieno centro e a pochi passi dalle ambasciate italiana svedese indiana ecc., abbiamo visto una città attiva e ricca, intorno alla sede del NIDI, poco più in periferia, ci siamo trovati di fronte a una Kiev del tutto diversa: grattacieli sventrati, macchine carbonizzate e strade sventrate. Per ogni foto che mi mostrava, Viktor mi indicava, dalla finestra del quindicesimo piano della sede del NIDI, in che direzione si era abbattuto il missile, a pochi kilometri in tutte le direzioni intorno a noi.
La voce gli si è spezzata, in particolare, quando mi ha mostrato questa foto (qui pubblicata in apertura), dell’ospedale pediatrico di Kiev, poco lontano dalla sede del NIDI, che è stato colpito da un missile russo lo scorso 8 luglio.
Se il centro di Kiev, frequentato dai ricchi che ancora vanno in giro indifferenti per negozi di lusso, continua una vita tranquilla, oggi abbiamo avuto modo di vedere il vero popolo ucraino e la reale entità delle ferite inferte a una città bellissima e ricchissima di storia.
Partiamo lasciando qui una parte delle nostre speranze per la pace. La guerra è sempre disumana, ma qui non solo la abbiamo vista direttamente, seppur da lontano; soprattutto abbiamo visto come le disuguaglianze sociali continuino e diventino persino più profonde durante un conflitto insensato.