Romano Prodi e Mario Monti, ex Presidenti del Consiglio italiani, lanciano un appello per chiedere responsabilità e cooperazione. “Confidiamo che, davanti a candidati qualificati come Teresa Ribera o Raffaele Fitto, non prevalgano le tensioni intestine, in particolare tra i gruppi considerati più europeisti quali i popolari e i socialisti”, dichiarano in un comunicato congiunto. Prodi e Monti sottolineano l’importanza del dibattito tra le forze politiche per coinvolgere i cittadini nelle grandi decisioni dell’Unione Europea. Secondo loro, il Parlamento Europeo, votando sui candidati commissari (i futuri membri della Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’UE), svolge un ruolo chiave nel processo democratico. Ma avvertono: “Se diventa un modo per regolare conti tra partiti, perdono credibilità sia la politica sia l’Europa”.
I rischi
Le divisioni tra i partiti rischiano di creare un grave conflitto tra il Parlamento Europeo e la Commissione Europea. Questi due organi sono fondamentali per il funzionamento dell’Unione: il Parlamento rappresenta i cittadini, mentre la Commissione propone leggi e gestisce le politiche comuni. Se il processo di approvazione dei commissari fallisse, si potrebbe arrivare alla caduta della Commissione guidata da Ursula von der Leyen, prima ancora che entri in carica. “Il mondo intero guarderebbe all’Europa con derisione”, avvertono Prodi e Monti, richiamando alla responsabilità in un momento cruciale. C’è però uno spiraglio per superare questa situazione di blocco. I socialisti spagnoli (Psoe), guidati dal Premier Pedro Sanchez, hanno dichiarato di essere disposti a sostenere Fitto come Cicepresidente esecutivo della Commissione Europea. Fitto è un politico italiano considerato vicino alla destra europea, e la sua nomina era stata osteggiata dal centrosinistra. Questa apertura potrebbe portare anche il Partito Democratico italiano (Pd) a rivedere la propria posizione. Finora, infatti, il Pd si era opposto più per il significato politico della nomina che per il profilo personale di Fitto. La situazione resta però tesa. I socialisti europei, soprattutto le delegazioni di Germania e Francia, non hanno ancora dato segnali di voler ammorbidire le proprie posizioni. Dall’altra parte, il Partito Popolare Europeo (Ppe), il gruppo politico di centrodestra, continua a opporsi alla candidatura della spagnola Teresa Ribera, vicepremier iberica. Il presidente del Ppe, Manfred Weber, ha seguito la linea del leader spagnolo Alberto Nunez Feijoo, che accusa Ribera di cattiva gestione durante le recenti alluvioni a Valencia.
Le prossime tappe
Il futuro della Commissione si deciderà mercoledì, quando Ribera sarà ascoltata nel Parlamento spagnolo (le Cortes), mentre a Bruxelles si terrà una riunione decisiva per decidere il destino dei tre candidati commissari: Fitto, Ribera e l’ungherese Oliver Varhelyi. La conferenza dei presidenti, composta dai leader dei gruppi politici europei, avrà il compito di risolvere questa impasse. Se i gruppi politici non troveranno un accordo, l’Unione Europea rischia una crisi istituzionale senza precedenti. Prodi e Monti concludono il loro appello con un monito: “In questo grave momento prevalga in tutti il senso di responsabilità”. La posta in gioco è alta, e un fallimento metterebbe in dubbio non solo il funzionamento dell’Ue, ma anche la sua credibilità internazionale. Prodi e Mario Monti, ex Presidenti del Consiglio italiani, lanciano un appello per chiedere responsabilità e cooperazione. “Confidiamo che, davanti a candidati qualificati come Teresa Ribera o Raffaele Fitto, non prevalgano le tensioni intestine, in particolare tra i gruppi considerati più europeisti quali i popolari e i socialisti”, dichiarano in un comunicato congiunto. Prodi e Monti sottolineano l’importanza del dibattito tra le forze politiche per coinvolgere i cittadini nelle grandi decisioni dell’Unione Europea. Secondo loro, il Parlamento Europeo, votando sui candidati commissari (i futuri membri della Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’UE), svolge un ruolo chiave nel processo democratico. Ma avvertono: “Se diventa un modo per regolare conti tra partiti, perdono credibilità sia la politica sia l’Europa”.