martedì, 19 Novembre, 2024
Esteri

Netanyahu: metà degli ostaggi israeliani sono morti. Il premier alla Knesset: la tregua riporterebbe Hamas al potere

Tajani: boicottare il dialogo non ha senso

Il premier israeliano, Netanyahu, ha parlato alla Commissione affari Esteri e Difesa della Knesset e ha ammesso la responsabilità della decisione di uccidere il leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, nonostante ci fossero opposizioni all’interno del Gabinetto di guerra. Prima dell’intervento formale ha stimato che la metà degli ostaggi a Gaza è ancora in vita, gli altri 50 sarebbero morti. Quanto all’Iran ha spiegato che l’attacco del mese scorso “ha colpito un elemento del programma nucleare della Repubblica Islamica oltre ad aver compromesso le sue capacità di difesa e fabbricazione di missili.” Quanto ad Hamas, il leader israeliano, ha aggiunto che “l’unica cosa che vuole è un accordo che ponga fine alla guerra e che l’df lasci la Striscia per poter tornare al potere. Non sono pronto a permetterlo in nessuna circostanza”. Netanyahu ha anche dichiarato di aver dato istruzioni affinché entro giovedì abbia sulla sua scrivania un piano per sostituire Hamas nella distribuzione degli aiuti umanitari. L’intervento del premier si è svolto tra le proteste nella tribuna degli ospiti e le grida dei membri dell’opposizione. Le famiglie degli ostaggi hanno sventolando nastri gialli e le foto dei loro cari ancora a Gaza. Altri hanno protestato davanti alla residenza di Netanyahu. Il deputato Meir Cohen si è rivolto al premier dicendo: “101 rapiti stanno morendo nei tunnel. Almeno ditelo ai vostri ministri e servitori, dite che non siete favorevoli a un accordo”. Mentre dal Brasile, dove si trova per il G20, il Presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden ha chiesto di “aumentare la pressione su Hamas per raggiungere un cessate il fuoco.” Sul campo di battaglia, invece, ieri un raid israeliano a Beirut avrebbe fatto numerosi feriti: è il terzo attacco nella capitale libanese in 24 ore. Anche Hezbollah ha lanciato una sessantina di missili nel nord di Israele, ferendo due persone.

Hezbollah pronto a un accordo

Sul fronte diplomatico sembra che Hezbollah sia favorevole alla bozza dell’accordo proposta dagli Stati Uniti. Sempre da fonti americane il gruppo palestinese avrebbe fornito “indicazioni positivie” a un’intesa e l’inviato Usa, Amos Hochstein, dovrebbe arrivare a Beirut già oggi – per poi andare a Tel Aviv – per riesaminare alcuni termini della proposta, per assicurarsi che siano in linea con la Costituzione libanese. Il New York Times ha riferito nel fine settimana che i sostenitori iraniani di Hezbollah avevano inviato messaggi al gruppo dicendo che sostenevano la fine della guerra.

Soldatesse israeliane in Libano

Intanto per la prima volta nella storia militare di Israele, le soldatesse combattenti sono entrate in Libano come parte di una missione operativa. Il capo del comando nord, generale Ori Gordin, ha approvato l’invio di una squadra del battaglione di intelligence di combattimento nel Libano meridionale diverse settimane fa. Fin dall’inizio della guerra, la squadra di intelligence di combattimento, composta da soldatesse, è stata dislocata nei pressi del confine siriano e nella regione del Monte Dov. Mentre non ci sono conferme ufficiali, ma continua a circolare la notizia della morte di Celine Haidar, star della nazionale femminile di calcio del Libano. La giovane campionessa era stata operata alla testa all’ospedale Saint George di Hadath, dopo essere stata colpita da una scheggia nel quartiere di Shiyah a sud di Beirut.

Ma non cessano i raid

A Gaza, almeno 17 persone, fra cui donne e bambini, sono morti quando due missili israeliani hanno centrato una casa nella cittadina di Beit. Domenica a Beit Lahia altre 72 persone sono state uccise in un raid aereo contro una palazzina di cinque piani. Almeno altri 8 paramedici della protezione civile libanese sono rimasti uccisi in raid israeliani sul sud del Libano nelle ultime ore, secondo quanto scrive Al Jazeera, che cita l’agenzia libanese Nna. Almeno 6 di loro sono morti ad Arab Salim, nel governatorato di Nabatieh. Il governo libanese e alcune ong, scrive Al Jazeera, accusano Israele di “prendere deliberatamente di mira” i soccorritori e il personale medico e paramedico in Libano. Nel frattempo un alto funzionario dell’agenzia delle Nazioni Unite Unrwa ha riferito che 98 su 109 camion di aiuti umanitari sono stati violentemente saccheggiati, sempre a Gaza.

Tajani: boicottare il dialogo non ha senso

Quanto alla proposta di boicottare il dialogo con Israele è intervenuto il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani: “Vedremo come sarà formulata la proposta dell’alto rappresentante Josep Borrell ma boicottare il dialogo con Israele non ha alcun senso” ha detto a margine del Consiglio Esteri. “Se si vuole lavorare per la pace non si può non parlare con Israele: un conto è dire a Israele che si deve arrivare ad un cessate il fuoco in Libano e a Gaza, ma pensare di interrompere il dialogo non è utile”.

Proteste contro Netanyahu: accusato un generale

Il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth ha rivelato che uno dei tre arrestati, sospettati di aver lanciato bengala contro la residenza del premier Benjamin Netanyahu a Cesarea, è un alto ufficiale della riserva, un generale di brigata, noto per la sua partecipazione attiva alle proteste contro il governo Netanyahu negli ultimi due anni. L’incidente di sabato arriva quasi un mese dopo un attacco con drone di Hezbollah contro la stessa residenza il 19 ottobre, quando Netanyahu e la sua famiglia non erano in casa.

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