mercoledì, 18 Dicembre, 2024
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Sprechi alimentari: il 30% degli italiani butta il cibo oltre il ‘da consumarsi preferibilmente entro’

Nonostante la crescente consapevolezza sugli sprechi alimentari, un significativo 30% degli italiani continua a buttare via cibo che ha superato il termine minimo di conservazione, indicato con la dicitura ‘da consumarsi preferibilmente entro’, anche quando sarebbe ancora commestibile. Questo dato emerge da un sondaggio condotto da ‘Too Good To Go’, azienda danese impegnata nella riduzione degli sprechi alimentari, in collaborazione con Opinium, in occasione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti (16-24 novembre). Secondo l’indagine, l’81% degli italiani afferma di conoscere la differenza tra le due principali diciture presenti sulle etichette alimentari: ‘Da consumare entro’ (indica la data oltre la quale il prodotto non dovrebbe essere consumato per motivi di sicurezza alimentare); ‘da consumarsi preferibilmente entro’ (si riferisce invece alla qualità ottimale del prodotto, che può essere consumato anche dopo tale data, se conservato correttamente e previo utilizzo dei propri sensi per verificarne lo stato).

Ma il 30% degli italiani ammette di buttare via il cibo appena superata la data del ‘da consumarsi preferibilmente entro’, dimostrando una certa riluttanza a fidarsi delle proprie valutazioni.

Generazione Z

Tra i dati più rilevanti, emerge che i Giovani della Generazione Z (18-24 anni) risultano i più spreconi, con il 42% che dichiara di gettare via il cibo oltre il termine minimo di conservazione. Al contrario, i Millennials (25-40 anni) si rivelano i più attenti, con solo il 21% che ammette comportamenti simili. Inoltre, i Millennials sono anche i più propensi a utilizzare i propri sensi per verificare lo stato degli alimenti (67%), mentre il 65% degli italiani continua ad affidarsi esclusivamente alle etichette, spesso senza metterne in discussione l’indicazione.

Secondo Eurostat, il 54% dello spreco alimentare totale in Europa avviene all’interno delle mura domestiche, e il 10% di questo è attribuibile a un’errata comprensione delle etichette alimentari. Questo fenomeno ha non solo un costo economico e sociale, ma anche un impatto ambientale significativo, in termini di risorse sprecate e emissioni di gas serra.

L’iniziativa ‘Etichetta Consapevole’

Per affrontare il problema, Too Good To Go ha lanciato nel 2021 l’iniziativa ‘Etichetta consapevole’, in collaborazione con aziende di beni di consumo. Il progetto incoraggia i consumatori a osservare, annusare e assaggiare i prodotti che hanno superato la data del ‘da consumarsi preferibilmente entro’ per valutarne la commestibilità, evitando sprechi inutili. In Italia, questa etichetta innovativa è stata adottata da 47 brand, comparendo su oltre 300 referenze e 390 milioni di confezioni ogni anno. Secondo il sondaggio, il 36% degli italiani dichiara di aver visto o sentito parlare dell’etichetta, con una percentuale particolarmente alta tra i Millennials (58%).

A livello globale, l’etichetta di Too Good To Go è presente in 15 Paesi, con oltre 532 partner attivi e stampata su 6 miliardi di prodotti ogni anno. “Siamo orgogliosi di guidare i consumatori verso comportamenti più consapevoli, attenti e sostenibili per il Pianeta”, ha dichiarato Mirco Cerisola, Country director di Too Good To Go Italia.

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