domenica, 22 Dicembre, 2024
Esteri

Iran rinvia l’attacco a Israele per negoziare con Trump. Erdogan, stop rapporti con Tel Aviv

Gli Houthi: “Colpite navi Usa”. La replica: “Nessun danno, ci saranno conseguenze”. Herzog da Biden alla Casa Bianca: “L'Iran è l'impero del male”.

L’Iran sta rimandando il suo attacco a Israele in attesa di avviare negoziati con il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Lo hanno rivelato fonti iraniane a Sky News. Intanto il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha affermato che “i canali di comunicazione con gli Stati Uniti sono ancora aperti, una settimana dopo l’elezione di Donald Trump a presidente”. Houthi: “Colpita una portaerei e 2 cacciatorpedinieri Usa”

Gli Houthi dello Yemen hanno reso noto ieri di aver condotto due operazioni militari contro navi militari statunitensi nel Mar Rosso e nel Mar Arabico. Le operazioni, riporta il portavoce militare del gruppo, Yahya Sarea, sono durate otto ore contro due navi da guerra della Marina degli Stati Uniti con droni e missili mentre attraversavano lo stretto di Bab el-Mandeb. La prima operazione avrebbe colpito la portaerei statunitense Abraham Lincoln nel Mar Arabico con numerosi missili e droni, mentre nella seconda il gruppo yemenita avrebbe lanciato missili e droni contro due cacciatorpediniere statunitensi nel Mar Rosso.

Gli Usa: “Nessun danno, ci saranno conseguenze”

L’attacco degli Houthi è stato in seguito confermato dal Pentagono, ma gli attacchi non hanno avuto successo.Comunque, avverte il Pentagono, “Ci saranno conseguenze per gli attacchi illegali e sconsiderati” degli Houthi. Secondo quanto riferito dal portavoce della Difesa Usa, il generale Pat Ryder, gli Houthi hanno lanciato lunedì almeno otto droni, cinque missili balistici antinave e tre missili da crociera antinave contro le cacciatorpediniere Stockdale e Spruance. Non ci sono stati danni e nessun militare Usa è rimasto ferito. “Sulla base delle informazioni che abbiamo”, la portaerei Abraham “Lincoln non è stata attaccata contrariamente” alle dichiarazioni degli Houthi, ha detto il portavoce del Pentagono Pat Ryder.

Save the Children, 300mila bambini fuggiti da Libano verso Siria

Save the Children in un comunicato ha reso noto ieri che circa 300.000 bambini sono fuggiti dal Libano verso la Siria nelle ultime sette settimane a causa dell’aggravarsi del conflitto con Israele. Molti bambini, sottolinea la nota, viaggiano da soli, separati dai genitori o dalle famiglie, e sono quindi a rischio di abusi, malattie e soffrono per la carenza di cibo, con l’inverno che incombe.

Almeno 1,2 milioni di persone in Libano – un quinto della popolazione totale – sono sfollate da quando la violenza si è intensificata, compresi molti dei rifugiati siriani (in totale 1,5 milioni circa) che hanno trovato rifugio in Libano dall’inizio del conflitto nel loro Paese, 13 anni fa. Le Nazioni Unite stimano che circa il 60% degli sfollati dal Libano alla Siria sia costituito da bambini e adolescenti, molti dei quali hanno un “disperato bisogno di cure mediche, riparo, cibo e acqua”. Secondo Save the Children, più del 72% della popolazione in Siria, pari a circa 16,7 milioni di persone, ha bisogno di assistenza: il numero più alto dall’inizio della crisi nel 2011.

Netanyahu a processo per corruzione

Amit Hadad, avvocato difensore del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nel processo per corruzione, ha dichiarato in un’udienza presso il tribunale distrettuale di Gerusalemme che il premier non è in grado di prepararsi adeguatamente per la testimonianza del 2 dicembre, data fissata dal tribunale, perché durante l’attuale guerra ha anteposto le esigenze del Paese ai suoi interessi legali personali. “Netanyahu sta gestendo l’intera guerra, e ci sono settimane in cui non possiamo incontrarlo. Come si può ignorare questo?” chiede Hadad, aggiungendo, “non vogliamo un premier la cui testa è interamente nella gestione della guerra?”.

Blinken: “È il momento di finire la guerra a Gaza”

“Israele ha raggiunto gli obiettivi strategici che si era prefissato”contro le milizie palestinesi di Hamas ha dichiarato il Segretario di stato americano, Antony Blinken. “Era giustamente determinato a fare del suo meglio per assicurarsi che il 7 ottobre non potesse mai più accadere: per farlo, voleva smantellare l’organizzazione militare di Hamas e colpire la leadership responsabile del 7 ottobre. Ha fatto entrambe le cose: quindi questo dovrebbe essere il momento di porre fine alla guerra” ha concluso Blinken.

Herzog da Biden: “L’Iran è l’impero del male”

Nel suo incontro con Joe Biden alla Casa Bianca ieri il presidente israeliano Isaac Herzog Herzog ha iniziato “con la triste notizia che due israeliani sono stati uccisi nella città di Nahariya, nel nord di Israele, da razzi lanciati dal Libano”. Poi ha definito l’Iran come un “impero del male” e “un importante motore dell’antisemitismo”. Quindi ha ringraziato Biden per il suo impegno nei confronti di Israele – “sei un sionista” – e per la fine della guerra. “Abbiamo 101 persone in ostaggio da 400 giorni. Prima di tutto dobbiamo riprenderci gli ostaggi”, ha sottolineato il presidente israeliano.

L’ONU: “In Libano crescono insicurezza alimentare e malattie”

Aumenta l’insicurezza alimentare, esacerbata dal conflitto tra Israele e Hezbollah.

Il programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Wfp) prevede che la situazione alimentare in Libano peggiorerà a causa delle operazioni militari in corso, con difficoltà persistenti nella vendita al dettaglio e nell’approvvigionamento alimentare. A Nabatiye l’80% dei negozi rimane chiuso mentre a Baalbek-Hermel le chiusure sono aumentate dal 26% al 42% alla fine di ottobre. Il conflitto minaccia anche il settore agricolo della Bekaa e del Libano meridionale che rappresenta oltre il 60% della produzione agricola libanese. “I danni causati dagli attacchi israeliani sono stimati in 12 miliardi di dollari in settori economici, edifici e infrastrutture” ha evidenziato ancora Wfp nel suo ultimo rapporto che sottolinea come Israele abbia intensificato le operazioni militari peggiorando ulteriormente la fragile situazione causando più di 3.000 morti e 13.600 feriti dall’ottobre 2023.

Erdogan, “non avremo più rapporti con Israele”

“Il governo della Repubblica di Turchia, guidato da Tayyip Erdogan, non manterrà o svilupperà le relazioni con Israele”, ha detto Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, dopo che in maggio Ankara aveva annunciato il blocco dei rapporti commerciali con lo Stato ebraico, a causa degli attacchi israeliani contro Gaza. “La Turchia è senza dubbio la nazione che ha reagito più duramente alle atrocità israeliane, comprese misure concrete come l’interruzione del commercio”, ha detto il leader turco.

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