venerdì, 25 Ottobre, 2024
Sanità

Sanità. Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up pronti allo sciopero. “Difendiamo il sistema pubblico. Basta essere presi in giro”

Sindacati e Associazioni di categoria in piazza il 20 novembre

Per ora non c’è spazio per una trattativa, e la sfida per la difesa del Sistema sanitario nazionale si terrà sul terreno dello sciopero nazionale di 24 ore. I sindacati Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up, sono arrivati ai ferri cortissimi con il Governo e sottolineano: “Non possiamo restare in silenzio dinanzi all’ennesima presa in giro”. Il “silenzio” infatti è rotto con la conferma della manifestazione prevista per il 20 Novembre, quando medici, dirigenti sanitari, infermieri e professioni sanitarie terranno lo sciopero nazionale.

Aumenti troppo bassi

“Il testo della Legge di Bilancio per il 2025 conferma la riduzione del finanziamento per la sanità rispetto a quanto annunciato nelle scorse settimane e cambia le carte in tavola rispetto a quanto proclamato per mesi”, scrive l’Anaao Assomed, “La manovra prevede un aumento dell’indennità di specificità medica sanitaria di 17 euro nette per i medici e 14 euro netti per i dirigenti sanitari per il 2025, 115 euro nel 2026 per i medici e zero per i dirigenti sanitari, mentre nelle tasche degli infermieri arriverebbero per il 2025 circa 7 euro e per il 2026 circa 80 euro, e non va meglio per le altre professioni sanitarie ex legge 43/2006”. Peraltro, osserva l’Associazione del medici e dirigenti ospedalieri, si parla di risorse legate, per la maggior parte, “a un contratto la cui discussione inizierà solo tra almeno due anni, e “che arriveranno nelle tasche degli interessati chissà quando.                                                                                                                                      Insomma in sostanza briciole che offendono l’intera categoria”.

Tagliati i fondi promessi

I sindacati Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up, insistono su un dato, ossia: l’aumento di 1,3 miliardi del Fabbisogno sanitario nazionale nel 2025 – ben distante dai 3,7 miliardi annunciati – non è sufficiente a ridare ossigeno a un Servizio sanitario nazionale boccheggiante. “L’incremento”, osservano i sindacati e Associazioni di categoria, “delle borse di specializzazione meno richieste, sebbene apprezzabile, non sarà di certo sufficiente a convincere i giovani medici ad iniziare un percorso formativo che li porterà a lavorare in condizioni inaccettabili; si è persa traccia del piano straordinario di assunzioni e dello sblocco del tetto di spesa per il personale. Si continua a rimandare ad un futuro più o meno prossimo la soluzione di un’emergenza che invece medici e infermieri vivono oggi, e che necessita oggi di provvedimenti realmente risolutivi”.

Medici: il governo fa proclami

“Non possiamo restare in silenzio dinanzi all’ennesima presa in giro del personale sanitario e dei cittadini, dinanzi alle giravolte del Ministero dell’Economia che vanificano gli sforzi del Ministero della Salute e al voltafaccia di coloro che lavorano per spingere il personale sanitario ad abbandonare la sanità pubblica”, commentano Pierino Di Silverio, Segretario Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed, e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up, “Quelli annunciati prima della firma della manovra erano provvedimenti che, sebbene non risolutivi, avrebbero potuto rappresentare dei segnali di attenzione nei confronti di medici e infermieri dipendenti del Ssn. E invece ci troviamo di fronte agli ennesimi proclami sensazionalistici a cui fa seguito una realtà deludente e a dir poco imbarazzante, che ci costringe ad alzare gli scudi per difendere il Servizio sanitario nazionale, l’istituzione più preziosa di questo Paese, e i suoi professionisti”.

Sanità privata che si arricchisce

“Non possiamo essere complici dell’ormai evidente smantellamento del Servizio sanitario nazionale. Il personale scappa quotidianamente dagli ospedali pubblici, le liste d’attesa sono interminabili, le aggressioni e le denunce sono all’ordine del giorno, e si continua a destinare pochi spiccioli alla sanità pubblica, che peraltro poi non vengono spesi in modo corretto dalle Regioni, e ad aumentare i finanziamenti per la sanità privata, che si arricchisce spudoratamente sulle spalle degli infermieri e dei medici dipendenti, che attendono da quasi 20 anni il rinnovo del contratto, guadagnando sino al 47% in meno rispetto ai colleghi del pubblico”.

No alla privatizzazione del Ssn

“Non possiamo rassegnarci alla ormai lampante privatizzazione della sanità”, concludono Di Silverio, Quici e De Palma, “e alzeremo la voce per portare anche i cittadini dalla nostra parte. In gioco non ci sono solo dei dovuti riconoscimenti per il personale sanitario, necessari ad impedire lo svuotamento degli ospedali; in gioco c’è la tutela della salute di tutti noi”.

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