sabato, 23 Novembre, 2024
Economia

Confindustria ritocca il Pil del 2024 a +0,8% (nel 2025 a +0,9%)

Il Centro Studi rivede al ribasso il Prodotto interno lordo. Tracollo del settore auto

Le previsioni del Centro Studi di Confindustria per l’economia italiana sono state riviste al ribasso, con il Pil atteso crescere del +0,8% nel 2024 e del +0,9% nel 2025, un calo di uno e due decimi di punto percentuale rispetto alle previsioni precedenti. Si tratta di un rallentamento che è stato determinato dalla revisione dei dati Istat, che ha abbassato la stima della crescita del Pil nel 2023 dal +0,9% al +0,7%, influenzando negativamente l’eredità statistica per il 2024, ora azzerata. Nel 2024, la crescita dell’economia sarà sostenuta principalmente dal settore dei servizi, che nel secondo trimestre ha segnato un incremento del +0,6%. Ma l’attività nei servizi è attesa rallentare nel terzo trimestre, per poi rafforzarsi a fine anno grazie a fattori come la moderata inflazione, l’aumento del reddito disponibile reale delle famiglie e migliori condizioni di accesso al credito. Il comparto delle costruzioni invece sta risentendo fortemente della riduzione degli incentivi fiscali, come il Superbonus, con una previsione di ulteriore calo nel 2025. Le costruzioni residenziali sono particolarmente colpite, mentre quelle non abitative potrebbero beneficiare dei fondi del Pnrr.

Investimenti in contrazione

Nel settore industriale, il 2024 segna un altro anno difficile, con la produzione che ha già registrato un calo del 3,2% nei primi otto mesi dell’anno rispetto al 2023. Alcuni comparti come l’automotive hanno subito un tracollo (-17,9%), mentre altri, come i mezzi di trasporto e le riparazioni, hanno mostrato una crescita positiva. Per il 2025, si prevede una ripresa industriale moderata, sostenuta da una domanda interna ed estera più solida. Dopo un periodo di forte crescita negli investimenti, con un incremento dell’8,5% nel 2023, il 2024 vede una frenata, con investimenti attesi a +0,5%, e una contrazione prevista nel 2025 (-1,3%). La riduzione degli investimenti nel settore delle costruzioni residenziali, aggravata dall’eliminazione di altri incentivi fiscali, è il fattore chiave di questo calo. Tuttavia, gli investimenti in impianti e macchinari potrebbero riprendersi, trainati dalle risorse del Pnrr e dalla riduzione dei tassi di interesse. Il reddito disponibile delle famiglie italiane è in ripresa grazie alla crescita dell’occupazione e al rallentamento dell’inflazione, ma la spesa per beni e servizi è frenata dalla necessità di ricostituire il risparmio accumulato negli anni di alta inflazione. Nonostante questo, si prevede che i consumi torneranno a crescere nel 2025, sostenuti dalla graduale riduzione dei tassi di interesse e dal miglioramento delle condizioni economiche.

Preoccupazioni per il futuro

Il CSC evidenzia diversi rischi per la crescita economica italiana, tra cui il rallentamento demografico, che potrebbe ridurre l’offerta di lavoro, e i costi elevati dell’energia, che continuano a penalizzare la competitività delle imprese italiane rispetto ai principali partner europei. Inoltre, l’incertezza geopolitica e l’impatto delle trasformazioni nel settore automobilistico rappresentano ulteriori sfide per il futuro dell’economia italiana.

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