domenica, 22 Dicembre, 2024
Attualità

‘L’etica dell’Intelligenza Artificiale’ è il tema di Digital Meet 2024

Questa settimana eventi in tutta Italia. Barachini: tuteleremo i cittadini

‘Digital Meet 2024’, che si tiene con eventi e incontri in tutta Italia, 21 al 27 ottobre, è stato presentato al Senato su iniziativa del senatore Antonio De poli e con la partecipazione del Sottosegretario all’Editoria, Antonio Barachini, secondo il quale servono regole “e noi abbiamo cercato di anticipare anche i tempi dell’Unione Europea, abbiamo per esempio inserito una novità che nell’Ai Act non c’è, cioè il reato di deep fake, una aggravante che prevede una pena detentiva da 1 a 5 anni. Abbiamo fatto questo perché crediamo che questo sia uno dei più grandi rischi per il processo democratico e per la distorsione del rapporto democratico tra cittadini e informazioni”. Si tratta di “una sfida senza precedenti”, ha aggiunto Barachini, “ma possiamo ridurre gli impatti non virtuosi puntando sulla difesa dei diritti d’autore e sulla riconoscibilità dei contenuti umani, ben distinti da quelli artificiali.” Infine, ha citato il Premio Nobel per la fisica Geoffrey Hinton. Hinton “parlando di intelligenza artificiale, ha detto che la ricerca scientifica dovrà capire in maniera urgente come noi umani possiamo restare al timone delle nostre esistenze”.

De Poli: il digitale è una leva economica

Digital Meet presenta anche una ricerca sulle Imprese Digitali condotta da InfoCamere e Università di Padova che rivela come dal 2020 al 2024 le imprese digitali sono cresciute del 23% in Italia. “Sono numeri – ha commentato il senatore Antonio De Poli – che ci dicono chiaramente che il digitale è la leva su cui spingere per far crescere il nostro tessuto produttivo. Ma dobbiamo riflettere su molti dati che arrivano dalla ricerca: oggi abbiamo sempre più bisogno di professionalità avanzate che purtroppo mancano. Dobbiamo investire di più su conoscenza, lauree STEM e sostenere con strumenti adeguati chi fa innovazione nel nostro Paese. E’ questo il futuro su cui investire”.

Potti: mancano tante start-up

“Due dati ritengono siano importanti – spiega Gianni Potti, founder di Digital Meet -. Dalla 25esima posizione in europa, sul digitale, siamo saliti alla 19esima, ma siamo ancora troppo vicino agli ultimi e molto distanti dai primi. Sull’alfabetizzazione digitale siamo in ritardo. Quest’anno ci occupiamo anche di come le tecnologie impattano sul capitale umano: le stime ultime danno una perdita di circa 20 milioni di persone, in tutta Europa, che perderanno il posto di lavoro. In parte compenseranno le nuove professioni che entrano nel mercato come specialisti di IA, esperti di cybersecurity, consulenti di benessere digitale, agricoltori verticali fino a ingegneri robotici e designer di realtà virtuale e aumentata. Purtroppo mancano all’appello le start-up perché servono investimenti e per le imprese, anche nel digitale, piccolo non è più bello. E’ evidente che abbiamo ancora molto da fare. Infine, quest’anno il programma di Digital Meet ha un po’ meno star, ma molto più conferenze e dibattiti tra iperspecialisti, corsi, incontri e iniziative promosse dai nostri ambassador in tutta Italia. Noi da più di un decennio continuiamo a divulgare digitalizzazione di massa.”

Imprese digitali, mondo maschile

Paolo Gubitta, docente di organizzazione aziendale all’Università di Padova e Paolo Fiorenzani di InfoCamere commentando i dati osservano che “cresce il numero delle Fabbriche Digitali o Imprese Digitali. Cresce la produzione (102 miliardi di euro) e cresce l’occupazione. La produzione di software è il settore cresciuto più di altri, oltre il 60%.” “Questo significa che l’IA è anche una leva moltiplicativa per altri settori” – ha sottolineato Fiorenzani e “il digitale è importante che cresca e cresca con la bandiera italiana. Ma è ancora più importante che il settore si sviluppi, anche con capitali stranieri e supporti gli altri settori.” Gubitta, poi, sottolinea come “la composizione della compagine proprietaria ci dice che il mondo delle Imprese Digitali è mediamente più giovane rispetto alle imprese non-digitali (età media di 50,6 anni rispetto a 54,6). E’ una condizione che ci attendavamo – aggiunge – per tutta una serie di ragioni evidenti. Al contrario delle aspettative, invece, nel mondo delle imprese digitali non esiste ancora un equilibrio di genere: le donne sono ancora solo il 26,6% mentre negli altri settori d’impresa sono il 33,2%. Per chi crede che l’equilibrio di genere sia un valore, nelle Imprese Digitali c’è molto lavoro da fare. Probabilmente le scelte di studio sono ancora frutto della persistenza di mentalità passate e c’è anche un difficile accesso ai capitali finanziari. Mi domando se questo disequilibrio di genere ce lo possiamo permettere.”

Le proprietà estere

Poi la questione dei capitali stranieri: quanto ai soci, persone giuridiche, che hanno quote nelle imprese digitali italiane, tra il 2020 e il 2024 il 96,7% risulta in mano italiane. “Ma quando le imprese estere entrano in imprese digitali italiane – sottolinea Gubitta – prendono la maggioranza delle quote. Il dato reale è che il 3,3% partecipato da imprese estere produce il 22,5% del fatturato. Inglesi, svizzeri, americani e altri europei che hanno investito in Italia vanno soprattutto nei servizi internet e nella produzione di software, che rappresenta il maggiore valore di produzione. Su questo – conclude il docente padovano – suggerirei, una riflessione. Resta da dire che oggi la dimensione media è di 1,3 milioni di euro di fatturato, nelle Imprese Digitali solo italiane, mentre è di 8,9 per le imprese partecipate da soci esteri”.

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