Lotta al miele contraffatto, più controlli per l’import, e, soprattutto tutelare le api minacciate da pesticidi e cambiamenti climatici. A chiedere una strategia ad ampio raggio e sul lungo periodo per tutelare il mondo delle api, è il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, durante la visita in Conapi, il Consorzio Nazionale Apicoltori, a Monterenzio. “Lai popolazioni delle api solo in Italia, negli ultimi dieci anni, è diminuita del 30% e mettere al riparo un patrimonio insostituibile per l’agricoltura e il mantenimento della biodiversità”, evidenzia Fini, “Per questo, occorre riprendere in mano azioni chiave per il settore, dalla Direttiva Breakfast alle campagne di promozione del miele italiano, passando per il Piano controlli sull’import”.
Miele miscelato e adulterato
Le priorità per gli apicoltori L’incontro, con i “coltivatori di biodiversità” è servito, commenta la Cia-Agricoltori, “a rimarcare le priorità del comparto, fortemente minacciato dai cambiamenti climatici, in primis, ma cruciale per lo sviluppo sostenibile, e messo a dura prova delle contraffazioni del falso miele Made in Italy o, ancora peggio, dal ‘miele senza api’ adulterato e miscelato con quello naturale”.
Etichetta di origine
Bene, quindi, per Cia l’ok dell’Europa alla Direttiva Breakfast per rendere obbligatoria la menzione in etichetta dell’origine geografica del miele, ma adesso è necessario recepire velocemente tutte le sue nuove disposizioni. “Operazione”, sottolinea Cristiano Fini. “che va, assolutamente, integrata con una campagna di comunicazione ad hoc, in particolare ripartendo dall’educazione alimentare per un consumo consapevole e una corretta informazione su metodi di produzione, valore nutrizionale e ambientale”.
Contraffazioni, Controlli sull’import
“Vanno, comunque, arginate con più forza le minacce negli scambi commerciali, definendo concretamente”, precisa la Cia-Agricoltori, “un Piano di controlli sul miele di importazione, almeno per i lotti superiori alle 20 tonnellate provenienti dai Paesi Terzi; migliorando anche nei processi con le nuove tecnologie di screening disponibili e più ricerca in materia. Inoltre, bisogna regolamentare l’uso degli sciroppi, con parametri per distinguere l’adulterazione dalla nutrizione d’emergenza, prevedendo un limite massimo di residuo riscontrabile nel miele che tenga conto delle condizioni d’uso della nutrizione artificiale. Su questi fronti, l’input dell’Italia deve essere incisivo, conta più di 75 mila apicoltori e oltre 1,5 milioni di alveari per oltre 100 miliardi di api, una produzione che si attesta intorno alle 22 mila tonnellate di miele e una bee economy da 500 milioni di euro”.
Gestione rischi e tutele
Di fronte a degrado e frammentazione degli habitat, inquinamento e climate change anche l’apicoltura, ricorda la Confederazione, “deve dotarsi di adeguati strumenti di gestione del rischio e sarebbe auspicabile l’istituzione di un’indennità contro catastrofi naturali, malattie o predatori, ma anche per la perdita di colonie”.
Dall’incontro in Conapi, condiviso con il presidente di Cia Emilia-Romagna, Stefano Francia, Cristiano Fini annuncia un maggiore impegno: “Continueremo a portare questi temi sui tavoli istituzionali proponendo soluzioni a tutela del settore, una visione più organica e lungimirante. L’apicoltura non è solo fonte di reddito, ma un bene essenziale e comune, indispensabile tanto per la tutela delle biodiversità e del benessere umano, quanto per lo sviluppo rurale e l’equilibrio ecologico”.