Durante l’Angelus celebrato dopo la Messa di canonizzazione in una piazza San Pietro particolarmente uggiosa a causa delle nuvole, il Papa ha rivolto ieri un nuovo appello per la pace mondiale, pregando per tutti i Paesi colpiti dalle guerre. In un momento di riflessione e speranza, il Pontefice ha menzionato specificamente “la martoriata Palestina, Israele, Libano, la martoriata Ucraina, Sudan, Myanmar e tutte le altre”, esortando la comunità internazionale a concedere a tutti il dono della pace. Nel suo discorso, Francesco ha sottolineato l’importanza di proteggere le popolazioni più vulnerabili, citando gli Yanomami, una comunità indigena della foresta amazzonica: “Dobbiamo tutelare i diritti fondamentali di questi popoli e contrastare tutte le forme di sfruttamento, sia della loro dignità che dei loro territori”, ha affermato il Pontefice, richiamando l’attenzione delle autorità politiche e civili su queste tematiche cruciali.
L’Angelus ha coinciso con la Giornata Missionaria Mondiale, focalizzata sul tema ‘Andate e invitate al banchetto tutti’. Il Santo Padre ha ricordato che la diffusione del Vangelo è un incontro di festa con Dio, che desidera che tutti partecipino alla sua gioia: “Invito i cristiani a partecipare a questa missione universale, pregando e sostenendo i missionari che operano spesso in condizioni difficili per portare il Vangelo nel mondo”.
Rito della canonizzazione
Nel corso della celebrazione eucaristica il Papa ha presieduto il rito della canonizzazione di quattordici Beati, tra cui gli undici Martiri di Damasco, uccisi nel 1860. Tra i nuovi santi figurano Manuel Ruiz Lopez e sette compagni dell’Ordine dei Frati Minori, oltre ai fedeli laici maroniti Francesco, Mooti e Raffaele Massabki. A questi si aggiungono anche Giuseppe Allamano, fondatore degli Istituti dei Missionari e delle Suore Missionarie della Consolata, Marie-Léonie Paradis, fondatrice delle Piccole Suore della Santa Famiglia, ed Elena Guerra, fondatrice delle Oblate del Santo Spirito. Durante l’omelia, Francesco ha ricordato il ruolo esemplare di questi nuovi santi: “Lungo la storia tormentata dell’umanità, essi sono stati servi fedeli, uomini e donne che hanno servito nel martirio e nella gioia”, ha detto, sottolineando poi la loro dedizione al servizio, descrivendoli come persone che hanno incarnato lo stile di Gesù, fatto di vicinanza e umiltà. “La fede e l’apostolato che hanno portato avanti non ha alimentato desideri mondani, ma si sono fatti servi dei fratelli, creativi nel fare il bene, saldi nelle difficoltà, generosi fino alla fine”.
Nel suo discorso, Bergoglio ha riflettuto su un episodio del Vangelo in cui Gesù parla con i discepoli Giacomo e Giovanni, che desideravano posti di prestigio: “Ha smascherato le loro aspirazioni, dimostrando che il suo messaggio non riguarda il potere, ma il servizio”, ha spiegato, aggiungendo che “Gesù è il Dio dell’amore, che si abbassa per raggiungere chi è in basso, che si fa debole per aiutare i deboli”.
No alla ricerca di potere
Il Pontefice ha ricordato poi ai fedeli l’importanza di vivere il cristianesimo come un servizio e non come una ricerca di potere: “Il servizio è lo stile di vita cristiano. Non riguarda un elenco di cose da fare, ma è qualcosa che nasce dal cuore, rinnovato dall’amore”, invitando tutti a seguire lo stile di Dio, che “si abbassa per raggiungere chi è in basso” e “opera per la pace, non per la guerra”.
Alla celebrazione hanno partecipato numerose personalità, tra cui il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, oltre ai cardinali Bechara Boutros Rai, patriarca maronita, e Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme.