venerdì, 18 Ottobre, 2024
Attualità

Istat: “Nel 2023 in povertà assoluta 2,2 milioni di famiglie”

L’incidenza rimane più alta nel Mezzogiorno, colpiti anche i minori

Nel 2023 l’Italia registra una situazione di povertà assoluta che coinvolge quasi 5,7 milioni di persone, pari al 9,7% della popolazione residente. In termini di nuclei familiari, si stima che siano poco più di 2,2 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta, con un’incidenza stabile all’8,4%. Secondo il report ‘Le statistiche dell’Istat sulla povertà’ pubblicato ieri, nonostante il miglioramento del mercato del lavoro, l’inflazione elevata ha frenato una possibile riduzione della povertà, aumentando le difficoltà economiche soprattutto per le famiglie meno abbienti. Il 2023 è stato segnato da un aumento dei prezzi al consumo, con una variazione del 5,9% dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo. Ma l’inflazione ha colpito maggiormente le famiglie più povere, per le quali l’aumento medio dei prezzi è stato del 6,5%, penalizzando ulteriormente la loro capacità di acquisto. Sebbene le spese correnti di queste famiglie siano cresciute, il potere d’acquisto reale è calato dell’1,5%, rendendo più difficile sostenere il costo della vita.

L’incidenza della povertà assoluta rimane più alta nel Mezzogiorno, dove coinvolge il 10,2% delle famiglie. Nel Nord-ovest e nel Nord-est l’incidenza si attesta rispettivamente all’8% e al 7,9%, mentre il Centro registra il dato più basso con il 6,7%. A livello territoriale, la povertà assoluta individuale è in aumento nel Nord-ovest (9,1% rispetto all’8,2% del 2022) e in calo nel Sud (12% dal 13,3% dell’anno precedente).

Minori e giovani

La povertà assoluta colpisce duramente anche i minori: nel 2023, quasi 1,3 milioni di bambini e ragazzi (13,8%) vivono in famiglie che non riescono a soddisfare i bisogni essenziali, il livello più alto dal 2014. Per i giovani tra i 18 e i 34 anni, l’incidenza si attesta all’11,8%, mentre per la fascia 35-64 anni è al 9,4%. Anche gli anziani, sebbene con una percentuale più bassa (6,2%), continuano a essere esposti al rischio di povertà, con quasi 887mila persone coinvolte. Tra le famiglie in povertà assoluta, quasi il 46,5% vive in affitto, una condizione che espone maggiormente al disagio economico. L’incidenza di povertà per chi vive in affitto è al 21,6%, mentre per chi possiede la casa si ferma al 4,7%. Le famiglie che pagano un affitto medio di circa 371 euro al mese sono più vulnerabili agli aumenti dei costi abitativi rispetto a quelle che non hanno questa spesa.

La povertà assoluta è particolarmente diffusa tra le famiglie con più figli: il 21,6% delle famiglie con tre o più figli minori vive in condizioni di disagio economico, mentre l’incidenza è al 12,5% tra le famiglie monogenitoriali. La situazione è ancora più critica per le famiglie composte esclusivamente da stranieri, con un’incidenza di povertà del 35,1%, più di quattro volte quella delle famiglie di soli italiani.

Bonus sociali

I bonus sociali per l’energia e il gas, nonostante la riduzione rispetto al 2022, hanno contribuito a contenere l’aumento della povertà. Si stima che l’intervento abbia ridotto l’incidenza della povertà di quattro decimi di punto percentuale. Però il ridimensionamento di questi aiuti ha limitato la loro efficacia, evidenziando la necessità di interventi strutturali per sostenere le famiglie più vulnerabili. Tra i fattori che riducono il rischio di povertà, l’istruzione della persona di riferimento ha un ruolo fondamentale: l’incidenza di povertà assoluta scende al 4,6% per le famiglie con un diploma superiore, mentre sale al 12,3% per quelle con solo la licenza media. Anche il tipo di occupazione influisce: le famiglie con un operaio come persona di riferimento mostrano i valori di povertà più alti (16,5%), mentre quelle con lavoratori autonomi o indipendenti presentano valori inferiori.

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