Gli investimenti in infrastrutture hanno un impatto profondo sulla produttività economica e sulla crescita di un Paese, influenzando direttamente la sua competitività internazionale, l’efficienza economica, e facilitando il commercio e l’integrazione regionale. Oltre ai benefici economici, contribuiscono anche alla riduzione delle emissioni di carbonio, supportando un futuro più sostenibile. Ma la resilienza delle infrastrutture critiche è fondamentale per garantire la continuità dei servizi essenziali, proteggendoli da minacce esterne, come i sempre più frequenti cyberattacchi. Il report ‘Infrastrutture critiche: trasporti e telecomunicazioni in Italia e nei principali paesi europei’, pubblicato dalla Rome Business School, offre una panoramica sugli asset strategici del Paese, come strade, ferrovie, aeroporti, porti e la rete di connessione internet fissa e mobile. L’analisi, condotta da Francesco Baldi, docente presso la Rome Business School, e gli economisti Massimiliano Parco e Valerio Mancini, confronta l’Italia con altre tre grandi potenze europee – Germania, Francia e Spagna – evidenziando sia i punti di forza che le debolezze delle infrastrutture italiane.
Rete autostradale
La rete autostradale italiana, che contava circa 6.000 chilometri nel 1990, è cresciuta di appena il 25% fino al 2022, raggiungendo i 7.500 chilometri. A titolo di confronto, la Spagna ha realizzato un’espansione senza precedenti, triplicando la propria rete autostradale dagli anni ’90 e arrivando a circa 16.000 chilometri nel 2022. Le regioni italiane come l’Umbria, il Molise e la Basilicata presentano una scarsa presenza di autostrade, e la Sardegna rimane l’unica regione ancora priva di una rete autostradale. Lo scenario si ripete anche per le ferrovie ad alta velocità. Con soli 734 chilometri di rete ad alta velocità, l’Italia si colloca all’ultimo posto in Europa, dietro la Spagna, che guida con 3.142 chilometri, seguita dalla Francia con 2.771 chilometri e dalla Germania con 1.104 chilometri.
Se nel settore delle strade e delle ferrovie l’Italia arranca, il settore degli aeroporti ha mostrato segnali più incoraggianti. Tra il 2003 e il 2023, l’aeroporto di Roma Fiumicino ha visto un incremento significativo del numero di passeggeri, passando da 25,4 a 40,7 milioni, con una crescita del 60%. Anche Milano Malpensa ha registrato una crescita del 48%, segnale che il settore aereo sta svolgendo un ruolo sempre più strategico per la mobilità nazionale e internazionale. Anche i porti italiani stanno mostrando dinamiche di crescita. Il porto di Genova ha registrato un aumento del 17,1% nei volumi di merci movimentate tra il 2013 e il 2022, mentre il porto di Trieste ha visto un incredibile +39,7%, diventando un punto di riferimento strategico per il traffico merci europeo.
Telecomunicazioni
Le telecomunicazioni rappresentano oggi una delle infrastrutture più strategiche per la competitività di un paese. In termini di copertura della fibra ottica, l’Italia si posiziona bene, guidando la classifica con il 95,2% del territorio coperto nel 2023, davanti a Francia, Spagna e Germania. Anche sul fronte della rete 5G, l’Italia è all’avanguardia, con una copertura del 99,5% del territorio.
Minacce alla sicurezza delle reti
Nel 2023, l’Italia ha registrato un significativo aumento degli attacchi informatici, con un incremento del 29% nel numero di attacchi e del 140% negli incidenti. Il Csirt Italia ha monitorato 3.302 soggetti colpiti, contro i 1.150 del 2022, segnando un aumento del 300%. Secondo il Rapporto Clusit 2024, gli incidenti informatici sono aumentati del 65% e l’Italia ha subito l’11% degli attacchi globali, in crescita rispetto al 3,4% del 2021 e al 7,6% del 2022, collocandosi come il terzo paese più colpito dell’Unione. Gli attacchi di cybercrime hanno rappresentato il 64% del totale, con un incremento del 13%, mentre l’hacktivism è salito dal 7% al 36%, e i settori più colpiti sono: il settore governativo, che ha subito il 19% degli attacchi, seguito dal manifatturiero (13%) e dal settore dei trasporti, che ha visto un aumento del 620%. L’impatto degli attacchi ha spinto a intensificare gli investimenti in cybersicurezza. Si è passati arrivati a 1,8 miliardi di euro (+12,4% vs 2022), con previsioni di crescita a circa 2 miliardi nel 2024. Le banche hanno investito 388 milioni di euro nel 2023 (+11,8%), mentre l’industria ha speso 372,7 milioni (+12,1%). La pubblica amministrazione ha registrato una spesa di 297,2 milioni (+16%), sostenuta dagli investimenti correlati alla Strategia Nazionale di Cybersicurezza 2022-2026 e dai finanziamenti del Pnrr. Anche in questo settore, la spesa dovrebbe aumentare fino a 343 milioni di euro nel 2024.