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Clima, Anbi: “Italia divisa tra siccità ed alluvioni”

giovedì, 10 Ottobre 2024
1 minuto di lettura

L’Italia vive un drammatico dualismo climatico: da un lato, il Nord flagellato da piogge torrenziali e nubifragi, dall’altro, il Sud alle prese con una siccità senza precedenti. Questa situazione mette in luce l’estremizzazione degli eventi atmosferici e rende inadeguati i parametri previsionali utilizzati finora. “Dobbiamo abituarci a vivere in un Paese diverso,” afferma Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue, sottolineando la necessità di politiche di adattamento che comprendano infrastrutture idrauliche innovative, nuovi approcci urbanistici e una revisione dei cicli agricoli. Le regioni settentrionali stanno subendo gli effetti di un maltempo violento. In Piemonte, piogge eccezionali hanno colpito la zona del fiume Tanaro nell’Alessandrino e il Genovese, con cumulate di oltre 220 millimetri in 13 ore a Lavagnina Lago. Anche la Lombardia ha visto nubifragi intensi che hanno sommerso le province di Sondrio, Lecco e Bergamo, con accumuli superiori ai 140 millimetri in 24 ore. I livelli dei laghi Maggiore e Lario sono cresciuti rispettivamente di 24 e 46 centimetri in poche ore, a causa degli afflussi idrici che hanno superato i 1000 metri cubi al secondo. Anche in Veneto si registrano surplus idrici significativi, con i fiumi Adige, Livenza e Brenta che mostrano aumenti del flusso fino al 134% rispetto alla norma. In Emilia-Romagna, i fiumi appenninici, ad eccezione del Reno, mostrano portate in aumento.

Sud e isole

A differenza del Nord, il Mezzogiorno e le isole affrontano una crisi idrica sempre più grave. In Basilicata, il bacino della diga di Monte Cotugno ha perso quasi 5 milioni di metri cubi d’acqua in una settimana, scendendo a livelli critici, pari al 12% della sua capacità. In Puglia, le riserve idriche della Capitanata e della diga di Occhito continuano a ridursi, trattenendo ormai solo il 14% della capacità. Situazioni ancora più critiche si registrano in Sardegna, dove la quasi totalità degli invasi è classificata a livello di pericolo. La diga di Maccheronis, nel distretto di Posada, è al 6,67% della sua capacità, mentre altri bacini, come quelli dell’Ogliastra, mostrano volumi residui inferiori al 20%.

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