lunedì, 25 Novembre, 2024
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Troupe del Tg3 aggredita in Libano. Bombe israeliane su Beirut e Gaza, razzi Hezbollah verso Israele

Idf: eliminati centinaia di esponenti Hezbollah. Tajani sente Katz: 'Assicurata massima tutela di Unifil'

Dall’inizio dell’operazione di terra in Libano la scorsa settimana, le forze israeliane hanno ucciso “centinaia di terroristi, smantellato diversi percorsi sotterranei, decine di infrastrutture e basi per il combattimento in cui Hezbollah aveva nascosto centinaia di armi lungo la frontiera, compound che sono stati localizzati e distrutti”, ha rivendicato l’Idf.

Gaza, fonti mediche: oggi uccisi 43 palestinesi

Almeno 43 palestinesi sono stati uccisi oggi nella Striscia di Gaza dall’esercito israeliano: lo hanno riferito fonti mediche ad Al Jazeera. Il bilancio include le vittime dell’attacco al campo profughi di Jabalya nel nord della Striscia, che ora sono sette, secondo le stesse fonti. In precedenza la Protezione civile di Gaza aveva annunciato che 17 persone sono morte nell’attacco israeliano a Jabalya.

Razzi Hezbollah su Israele, intercettati o caduti su aree deserte

Secondo le forze armate israeliane, cinque razzi a lungo raggio sono stati lanciati dal Libano verso il centro di Israele: alcuni razzi sono stati intercettati dalle difese aeree, gli altri hanno colpito aree deserte. Non si segnalano feriti o danni gravi. Hezbollah ha rivendicato di aver preso di mira una base dell’intelligence militare israeliana vicino a Tel Aviv e di aver sparato “una salva di razzi alla base di Glilot dell’unità di intelligence militare 8200 alla periferia di Tel Aviv”.

Sindaco Beirut: Non c’è più posto sicuro in città

“Non c’è posto sicuro a Beirut”, capitale libanese nel mirino delle operazioni israeliane contro Hezbollah. Così ha dichiarato il sindaco Abdallah Darwich in un’intervista alla Bbc,aggiungendo che i bombardamenti israeliani in alcune zone di Beirut significano che potenziali obiettivi israeliani sono ora sparsi per tutta la città, non lasciando nessun rifugio sicuro per i civili. “Non si sa chi vive in questo o quell’edificio, quindi non si sa se lì c’è un obiettivo – ha affermato – Non si può più dire che Beirut sia sicura. Nessuno sa dove sia il prossimo obiettivo israeliano”.

Nel corso dell’intervista il sindaco ha fatto riferimento alle operazioni a Bachoura e Cola, nel cuore di Beirut, che – secondo le forze israeliane (Idf) – hanno preso di mira Hezbollah e Hamas. In assenza di prove di quanto sostenuto dall’Idf, i due attacchi, ha detto il sindaco di Beirut, hanno dimostrato che non sono a rischio solo le aree legate ai gruppi di combattenti. In un raid israeliano di ieri, infatti, è stata distrutta una struttura sanitaria.

Unifil, catastrofico effetto umanitario da raid di Israele

“Un anno dopo” il 7 ottobre, “gli scontri a fuoco quasi quotidiani si sono trasformati in una implacabile campagna militare il cui impatto umanitario è a dir poco catastrofico”. Lo afferma in una nota la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite per il Libano Jeanine Hennis-Plasschaer in una dichiarazione su X. “Con i costanti bombardamenti israeliani ormai parte integrante della vita quotidiana in Libano, e con gli Hezbollah che lanciano raffiche di razzi e missili contro Israele, troppe persone stanno pagando un prezzo inimmaginabile, con molti morti e feriti e centinaia di migliaia di sfollati”, conclude la coordinatrice.

Al Jazeera, decine di mezzi israeliani vicino a base Unifil

Dopo queste dichiarazioni, Al Jazeera ha pubblicato fotografie satellitari che mostrano una significativa presenza dell’esercito israeliano, tra cui truppe e veicoli, vicino alla base delle forze di pace Onu a Maroun al-Ras, nel su del Libano. Secondo Al Jazeera le immagini mostrano 40 veicoli militari posizionati in fortificazioni di terra attorno al quartier generale della missione Onu. L’area – continua l’emittente – ha visto la costruzione di una strada e scavi del terreno vicino alla base. Le truppe dell’Unifil hanno lanciato l’allarme nei giorni scorsi dopo che l’esercito israeliano si è schierato vicino a una postazione della missione a sud-est di Maroun al-Ras.

Tajani sente Katz: ‘Assicurata massima tutela di Unifil’

“Lungo colloquio telefonico con il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz. Ribadita la richiesta italiana di assicurare massima tutela al contingente Unifil. Mi ha nuovamente rassicurato al riguardo. Prosegue l’impegno diplomatico italiano per la pace in Medio Oriente”. Lo scrive su X il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Tajani: “Chieste garanzie di sicurezza per i nostri militari”

“Valutiamo con attenzione ciò che accade al contingente militare” italiano “al confine tra Israele e il territorio controllato da Hezbollah, dove c’è una situazione di grande tensione e conflittualità”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando ieri sera con i giornalisti a Buenos Aires, ricordando di aver chiesto al presidente israeliano Isaac Herzog ed al ministro degli Esteri Israel Katz “di garantire la massima sicurezza dei nostri militari durante gli attacchi che stanno effettuando contro Hezbollah”.

Troupe Tg3 aggredita in Libano, autista muore d’infarto

Una troupe del Tg3 composta dall’inviata Lucia Goracci e dal cameraman Marco Nicois accompagnati dalla fixer Kinda Mahaluf e dall’autista Ahmad Akil Hamzeh è stata aggredita in Libano, vicino a Sidone. L’autista ha avuto un infarto ed è morto. Lo denuncia il Tg3 nell’edizione di ieri delle 12 riportando il racconto dell’inviata Lucia Goracci che afferma che prima un uomo armato e poi un gruppo di persone si sono avvicinate e hanno cominciato a minacciare i giornalisti. A quel punto l’autista ha avuto un malore ed è morto nonostante il massaggio cardiaco. Il fixer aveva segnalato a Hezbollah la presenza dei giornalisti.

Gli aggressori sarebbero stati alcuni familiari di due donne uccise dai raid israeliani. Lo ha detto l’inviata Rai in Libano Stefania Zane al Tg2. “Questa mattina i nostri colleghi, con la fixer e l’autista, erano andati a Sidone, per documentare, con tutti i permessi necessari, il luogo di un bombardamento di due giorni fa, nel mezzo di un’allerta diramata dagli israeliani che chiede ai civili di allontanarsi dalle coste. I familiari di due donne uccise – ha detto – li hanno aggrediti. Uno di loro li ha inseguiti fino all’autostrada, Ahmad ha cercato di sedare questa lite mentre l’uomo tentava di prendere la telecamera all’operatore. Purtroppo un infarto lo ha stroncato sul colpo”. “Un uomo gentile e riguardoso – lo ha definito – che ci aveva accompagnato in tante trasferte. Lucia Goracci ne ha ricordato commossa la “profondità e grande dolcezza”, mentre la Rai ha espresso vicinanza e sostegno alla sua famiglia.

L’inviata tg3 Goracci, ‘ci hanno aggredito e nessuno ci aiutava’

“Eravamo in un villaggio a nord di Sidone, sul luogo di un bombardamento di due notti fa”, racconta nel servizio del tg3 la giornalista inviata in Libano, Lucia Goracci, riferendo dell’aggressione subita dalla sua troupe, durante la quale è morto d’infarto l’autista. L’inviata sottolinea come la loro presenza fosse stata segnalata e la troupe stesse riprendendo il viaggio “senza problemi, la gente ci parlava”. Poi “è spuntato un uomo, che ha aggredito l’operatore Marco Nicois, tentando di strappargli la telecamera”, spiega Goracci.

“Abbiamo protetto Marco, ci siamo allontanati in fretta, sono arrivati altri che hanno provato a spintonarci, a spintonare l’auto. Siamo andati via veloci in auto, ma quest’uomo ci stava seguendo e quando l’autista si è fermato ad un distributore, ormai eravamo fuori dal Paese, ci è venuto addosso, ha strappato le chiavi, ha tentato di distruggere la telecamera mentre nessuno ci veniva in aiuto”. L’autista, che cercava di spiegare e convincere gli aggressori, “è mancato, caduto in terra -ricorda la Goracci- Siamo corsi in ospedale e ci hanno detto che era morto dopo lunghi tentativi di rianimarlo. Non abbiamo parole per descriverne la profondità umana e la grande dolcezza”.

Biden sempre più diffidente su piani Israele

Nelle ultime settimane l’amministrazione Biden è diventata sempre più diffidente nei confronti di ciò che il governo israeliano afferma in merito ai propri piani militari e diplomatici nella guerra su più fronti che sta combattendo. Due funzionari statunitensi hanno riferito all’agenzia Axios che “La nostra fiducia negli israeliani è molto bassa in questo momento e per una buona ragione”. Durante una telefonata che si è svolta venerdì il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan ha detto al ministro israeliano per gli affari strategici Ron Dermer, gli Stati Uniti si aspettano “chiarezza e trasparenza” da Israele sui suoi piani di ritorsione contro l’Iran perché ciò avrà implicazioni per le forze e gli interessi statunitensi nella regione.

Reza Pahlavi: ‘Pronto a guidare Iran verso libertà e pace’

Reza Pahlavi, figlio dell’ultimo Scià iraniano Mohammad Reza Pahlavi, rovesciato nella rivoluzione del 1979, ha rivolto un messaggio ad Israele e ai Paesi arabi affermando di essere pronto a guidare una transizione verso un Iran democratico e in pace con gli altri Stati della regione dopo la caduta della Repubblica islamica. Il messaggio, di quattro minuti e mezzo, è stato postato su X in inglese con sottotitoli in ebraico, arabo e persiano pochi giorni dopo una dichiarazione del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu, secondo il quale “l’Iran sarà finalmente libero molto prima di quanto la gente pensi” e “il popolo ebraico e il popolo persiano saranno finalmente in pace”. Secondo Reza Pahlavi, che vive in esilio negli Usa fin dalla caduta della monarchia, 45 anni fa, “c’è una vasta coalizione di patrioti iraniani, in patria e all’estero, pronti ad agire”. “Ho detto ai miei compatrioti – aggiunge Reza – che farò il mio dovere, interverrò su loro richiesta per sovrintendere a questa pacifica transizione alla democrazia e al ritorno dell’Iran nella comunità delle nazioni”. Reza Pahlavi, che lo scorso anno ha visitato Israele, ha dichiarato più volte in passato di essere pronto a guidare l’Iran dopo l’eventuale caduta della Repubblica islamica, ma solo se ciò sarà sancito da un libero referendum popolare.

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