A un anno dall’approvazione del decreto Caivano, le conseguenze negative sul sistema della giustizia minorile sono evidenti, secondo Susanna Marietti, Coordinatrice nazionale di Antigone e responsabile dell’Osservatorio sulle carceri minorili. Il provvedimento, varato dal governo per contrastare la criminalità minorile, ha drasticamente cambiato l’approccio dell’Italia, spostandolo verso un modello carcerocentrico e criminalizzante, allontanandosi da quello che in passato aveva attirato l’attenzione dell’Europa. I dati sono preoccupanti: al 15 settembre 2023, si registravano 569 minori detenuti negli Istituti penali per minorenni, il numero più alto mai raggiunto. Dal 2022, le presenze nelle carceri minorili sono aumentate del 50%, con 889 ingressi già registrati nel corso dell’anno. Il sistema, progettato per una capacità massima di 516 posti, ha visto un tasso di affollamento medio del 110%, con 12 dei 17 istituti sovraffollati.
Per far fronte alla situazione, in molte strutture sono state aggiunte brandine da campeggio e materassi a terra, creando condizioni estremamente precarie anche negli istituti non sovraffollati. A subire maggiormente le conseguenze di questo sovraffollamento sono i minorenni, che oggi rappresentano il 61% del totale dei detenuti negli Ipm, invertendo il trend precedente in cui la maggioranza era costituita da giovani adulti fino a 25 anni, entrati nel sistema da minorenni. Questa inversione è legata all’introduzione di norme più severe nel decreto Caivano, che ha facilitato il trasferimento dei giovani adulti nei carceri per adulti.
Reati diminuiti
Marietti ha ribadito che il decreto è stato approvato in risposta a una presunta emergenza di criminalità minorile che i dati smentiscono. Nel 2023, i reati commessi da minori sono diminuiti del 4,15% rispetto all’anno precedente, confermando che non c’è stato un aumento tale da giustificare un inasprimento del sistema penale minorile. Nonostante ciò, la detenzione minorile è aumentata, creando un clima di malessere tra i giovani detenuti, sfociato in proteste che hanno coinvolto la maggior parte degli istituti. Marietti ha denunciato che, anziché cercare soluzioni educative e riabilitative, il messaggio implicito del decreto sembra essere quello di “neutralizzare” i giovani problematici, senza preoccuparsi del loro recupero o del loro futuro. Il decreto, che ha trasformato il sistema minorile in uno più punitivo, è accusato di aver peggiorato le condizioni all’interno degli istituti e di compromettere seriamente le prospettive di reintegrazione dei ragazzi, allontanandosi dagli obiettivi di rieducazione che erano alla base del sistema italiano di giustizia minorile.