giovedì, 21 Novembre, 2024
Economia

Le Banche Popolari, una risorsa per l’Italia

Leggendo e studiando la recente ricerca, promossa dall’Associazione Nazionale tra le Banche Popolari: “Banca locale e territorio. Evoluzione dei rapporti con le imprese e le famiglie”, con la prefazione di Vito Antonio Primiceri, Presidente del sodalizio, l’introduzione di Giuseppe De Lucia Lumeno suo Segretario Generale e la postfazione del Prof. Luigi Ferri, mi sono chiesto se tutti i valori che determinarono la nascita e lo sviluppo delle Banche Popolari continuassero ad essere declinati e vissuti ancora in questo segmento del mondo del credito italiano. E ne ho avuto immediatamente una risposta positiva, pur in presenza di uno scenario complessivo non edificante, di forze politiche non benevoli, anzi contrarie (cfr. la legge Renzi che ha obbligato le grandi Banche Popolari a trasformarsi in S.p.a., distruggendone la specificità) e di processi inevitabili di innovazione tecnologica e di integrazione territoriale.

Il primo di questi fattori negativi, che è anche la conseguenza di questi scenari, è la cosiddetta desertificazione bancaria che fotografa la scomparsa delle vecchie filiali in molti comuni italiani: in 15 anni sono stati chiusi oltre 14 mila sportelli. Oggi il 42% dei comuni italiani non ha sportelli bancari, nel 2015 erano solo il 28,16%. L’introduzione del TUB (testo unico bancario) nel 1994 con la liberalizzazione poi ha accelerato la concorrenza e l’entrata nella composizione societaria di azionisti prettamente finanziari ha accentuato il fenomeno al fine di incrementare al massimo i profitti.

Con questo fenomeno vengono meno luoghi di socializzazione, soprattutto per la popolazione anziana, per i più fragili, per i meno acculturati, per i più giovani.

La chiusura degli sportelli vuol dire anche riduzione del personale. Solo nel 2023 c’è stato un calo di 2mila dipendenti rispetto al 2022.

Le stime dicono che nel 2024 si scenderà sotto i 20mila sportelli per tutto il sistema. Ma questo trend non si è verificato nel settore delle Banche Popolari. Se si esamina infatti il periodo che va dal 2008 al 2023, quindici anni cioè, si vedrà che pur in presenza di espansione ed accorpamenti, esse non solo non si sono snaturate, ma hanno incrementato il numero delle dipendenze con un aumento del 22%, contro un crollo del 40% dell’intero sistema.

Le Popolari vanno dunque in controtendenza.

Le Popolari si allargano territorialmente anche perché si “ritirano” gli altri istituti rendendo la Banca Popolare ad essere l’unico riferimento creditizio dell’area.

Il consolidamento delle relazioni con il territorio è stato certamente uno dei fattori di successo delle Banche Popolari, indipendentemente dalla loro dimensione.

Lo studio ha confermato i risultati dell’analisi precedente, ossia l’esistenza di differenti strategie di sviluppo territoriale tra le Banche Popolari e il resto del Sistema creditizio”.., confermando come sia ancora fortemente radicata la vocazione localistica delle Banche Popolari anche di dimensione maggiore”.

La ricerca si è posta il problema, che la preminente vocazione localistica garantisca un vantaggio comparato alle Banche Popolari nel sostegno delle piccole e medie imprese e nella conoscenza delle economie locali verificando se queste banche riescono a mantenere la loro sensibilità localistica di “banca della comunità originaria” e a trasmetterla anche nella loro proiezione dimensionale nei territori lontani, assumendo il ruolo di “banca delle comunità” nelle quali opera.

E la risposta è stata del tutto positiva perché: nei sistemi locali nei quali è maggiore la presenza delle Banche Popolari si riscontra un miglior accesso al credito da parte delle PMI e gli effetti positivi del Credito Popolare sui rapporti banca-impresa risultano evidenti anche in presenza di aumenti della distanza funzionale.

L’interpretazione che se ne può dare è che la strategia di selezione territoriale del credito adottata dalle Banche Popolari è prevalentemente orientata al superamento delle distanze economiche. Questa politica di sensibilità agli squilibri territoriali va a vantaggio del credito erogato a supporto delle diverse esigenze dello sviluppo locale. Perché: la convergenza di interessi con i clienti consolida il senso di appartenenza; i rapporti di clientela durevoli, con il vantaggio della conoscenza reciproca; l’orientamento allo sviluppo di lungo termine, più che al profitto di breve, ha significativi riflessi positivi sulla attenuazione degli squilibri territoriali.

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