“Possiamo quindi concordare sul fatto che l’Europa debba riorientare profondamente i suoi sforzi collettivi per colmare il divario di innovazione”. A pronunciare queste parole è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto ieri a Las Palmas de Gran Canaria, in Spagna, per il XVII Simposio Cotec Europa, quest’anno dedicato alla sovranità tecnologica, “Come anche i vostri studi hanno rilevato – ha proseguito Mattarella – l’Unione Europea è debole nelle tecnologie emergenti, quelle che guideranno la crescita futura: soltanto quattro delle cinquanta aziende tecnologiche più importanti del mondo sono, infatti, europee”.
Un tema rilevante
In merito all’argomento cardine della giornata, il Presidente ha osservato come “ancora una volta è stato scelto un tema di grande rilevanza e attualità, che si inserisce nella riflessione strategica in corso a Bruxelles e su cui è intervenuto recentemente, con un rapporto autorevole anche Mario Draghi”. Proprio nell’analisi dell’ex Presidente del Consiglio, Mattarella ha fatto notare come si descriva che “il divario di produttività tra Unione Europea, Stati Uniti e Cina è imputato principalmente al settore tecnologico”.
Promuovere la capacità industriale
“L’Europa – secondo l’inquilino del Quirinale – deve fortemente accelerare, attuando misure che consentano di promuovere la sua capacità industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico”. “Essere presenti nelle filiere tecnologiche di frontiera – ha proseguito – in quei settori che determineranno in modo sempre più incisivo le condizioni di vita nell’avvenire nonché la possibilità di rispondere alle numerose sfide del futuro, sostenibilità ambientale, lotta ai fenomeni di alterazione climatica, salute umana, pone le condizioni per poter consentire ai cittadini livelli di esistenza sempre migliori”.
La demografia
Il Presidente ha messo l’accento anche sul problema demografico: “Un bilancio demografico, con sempre meno giovani, certamente costituisce motivo di allarme per il futuro. È dalle nuove generazioni che arriva la spinta al cambiamento e all’innovazione. Ma mentre è utile porre in atto ogni possibile correttivo per invertire un trend così squilibrato, occorre, nel contempo – ha aggiunto – attivare politiche nei settori della formazione e della ricerca che affrontino il problema del divario tecnologico oggi, sollecitando il sistema industriale europeo a innovare, per essere resiliente e competitivo. Nelle imprese in ampia parte crescono i talenti dell’innovazione”.
Le risorse
Un divario che va colmato anche per essere competitivi, ma per farlo, ha osservato, “servono risorse. Anzitutto fondi per i nostri sistemi educativi e per la ricerca, e in Italia permane un significativo deficit di istruzione nell’ambito delle lauree Stem (science, technology, engineering and mathematics), oltre a intese che assicurino l’approvvigionamento delle materie prime indispensabili per la produzione delle nuove tecnologie”.
Sovranità tecnologica
“La sovranità in campo tecnologico si nutre – ha evidenziato – di questi fatti e di cooperazione, perché non è indifferente la questione della internazionalizzazione della ricerca e degli investimenti relativi, della tutela del valore strategico di alcuni ambiti”e “in questa corsa, l’Europa deve poter competere a parità di condizioni e si impone, in questo senso, la capacità di dar vita a ‘campioni’ europei, espressione di sovranità condivisa”.
No al protezionismo
Una sovranità tecnologica che, però, non va confusa con chiusura o protezionismo, atteggiamenti che finirebbero “per indebolire e per marginalizzare ulteriormente l’Europa e tutti gli Stati dell’Unione Europea”. Ma, al contrario, “è un cantiere in cui potenziare la ricerca, per affrontare con coraggio la transizione digitale, cogliendo i vantaggi della intelligenza artificiale nella gestione dei cambiamenti epocali che essa produce. È significativo che per sviluppare questo cantiere sia stata nominata un’apposita commissaria dell’Unione per la sovranità tecnologica, Henna Virkkunen”.
Apertura fattore essenziale
Proprio in questa direzione, ha ribadito Mattarella, “l’apertura e la capacità di inclusione proprie alla cooperazione scientifica internazionale sono fattori essenziali perché l’accesso all’innovazione non resti prerogativa esclusiva di alcuni Paesi, ma contribuisca allo sviluppo e alla crescita equa e collettiva. L’innovazione al servizio del progresso opera con efficacia all’interno di regimi liberi e democratici che hanno al centro la dignità della persona: in questo l’Europa ha il suo punto di forza e la sua caratteristica. Spagna, Portogallo e Italia – ha concluso il Presidente – possono sviluppare un’azione di stimolo importante nell’Unione europea”.