A luglio il debito pubblico italiano ha registrato una leggera diminuzione, scendendo di 1,1 miliardi di euro rispetto al mese precedente, attestandosi a un totale di 2.946,6 miliardi. In altre parole, il totale del denaro che lo Stato deve ai suoi creditori è leggermente diminuito. La Banca d’Italia ha spiegato che questo calo è stato possibile grazie a un “avanzo di cassa” delle amministrazioni pubbliche di 1,9 miliardi di euro, ovvero lo Stato ha incassato più di quanto ha speso in quel mese. Questo surplus ha compensato l’effetto di alcuni fattori che normalmente aumentano il debito, come le variazioni nei tassi di cambio e la rivalutazione dei titoli legati all’inflazione. Questi ultimi sono titoli di Stato il cui valore è legato all’andamento dei prezzi al consumo. Le riserve di liquidità del Tesoro, ovvero i soldi che lo Stato ha a disposizione per le spese immediate, sono rimaste stabili a 45,4 miliardi di euro.
Gli investitori
Guardando nel dettaglio, il debito delle amministrazioni centrali (ossia il governo) e locali (come regioni e comuni) è diminuito rispettivamente di 0,4 e 0,7 miliardi, mentre quello degli enti previdenziali, che gestiscono le pensioni, è rimasto stabile. La durata media del debito, cioè il tempo medio entro cui lo Stato deve restituire questi soldi, è rimasta a 7,7 anni. La quota di debito detenuta dalla Banca d’Italia, quindi la parte del debito pubblico posseduta dalla nostra banca centrale, è leggermente diminuita. Al contrario, è cresciuta la parte detenuta da investitori stranieri, che è passata dal 28,9% di maggio al 29,2% di giugno. Questo significa che una porzione crescente del debito italiano è in mano ad investitori che risiedono fuori dall’Italia.
Entrate fiscali
Per quanto riguarda le entrate fiscali, ovvero le tasse e le imposte raccolte dallo Stato, nei primi sette mesi del 2024 lo Stato ha incassato 309,3 miliardi di euro. Questo rappresenta un aumento del 4% rispetto allo stesso periodo del 2023. Tuttavia, a luglio le entrate tributarie, quindi il denaro raccolto attraverso le tasse, sono scese dell’8,4% rispetto a luglio dell’anno precedente, fermandosi a 60,5 miliardi. Questa diminuzione è in parte legata al rinvio dei pagamenti fiscali da parte di alcuni contribuenti, soggetti agli Indici sintetici di Affidabilità fiscale (Isa), uno strumento che misura la correttezza fiscale di un contribuente e consente di posticipare alcune scadenze.
Parola all’Istat
Passando al commercio con l’estero, l’Istat ha rilevato a luglio un leggero calo delle esportazioni, ovvero i beni e servizi venduti all’estero, dello 0,5% rispetto al mese precedente, mentre le importazioni, cioè i beni e servizi acquistati dall’estero, sono cresciute dell’1,1%. Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, le esportazioni sono aumentate del 6,8% in valore, quindi considerando il prezzo dei beni, con incrementi sia verso i Paesi dell’Unione europea (+6%) che verso quelli extra Ue (+7,6%). Anche le importazioni sono aumentate del 6,3%, soprattutto nei confronti dei Paesi dell’Ue.
I settori che hanno maggiormente contribuito alla crescita delle esportazioni includono prodotti farmaceutici, chimici e medicinali, che hanno visto un balzo del 21,4%, seguiti dai prodotti alimentari, bevande e tabacco (+15,7%). Tuttavia, alcuni settori hanno mostrato un calo, come i mezzi di trasporto esclusi gli autoveicoli (-14,4%) e gli autoveicoli stessi (-7,5%).
L’inflazione
Sul fronte dell’inflazione, l’Istat ha confermato un rallentamento ad agosto. L’inflazione è l’aumento dei prezzi dei beni e servizi nel tempo, e l’indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,2% su base mensile e dell’1,1% su base annua, in lieve calo rispetto al +1,3% registrato a luglio. Questa diminuzione è dovuta principalmente al calo dei prezzi dei beni energetici, come gas e carburanti, che sono scesi del 6,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche il cosiddetto ‘carrello della spesa’, che include beni alimentari e prodotti per la cura della casa e della persona, ha registrato un rallentamento, passando da un aumento annuo dello 0,7% a uno dello 0,6%.
L’inflazione di fondo, che esclude i beni energetici e gli alimentari freschi per dare un’idea più stabile dell’andamento dei prezzi, è rimasta stabile al +1,9%. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca), un altro modo per misurare l’inflazione che tiene conto dei saldi stagionali, ha segnato un calo dello 0,2% su base mensile e un aumento dell’1,2% su base annua, in rallentamento rispetto al +1,6% di luglio.