“L’Unione europea è pronta a fare a meno del gas prodotto dalla Russia”. Ad assicurarlo da Bruxelles è la commissaria uscente all’Energia Kadri Simson che ha illustrato la relazione sullo stato dell’Unione dell’energia 2024, che descrive “il modo in cui l’UE ha gestito sfide senza precedenti nel panorama della politica energetica durante il suo mandato.” La fine dell’accordo di transito del combustibile russo attraverso il gasdotto dell’Ucraina preoccupa tre Paesi Ue (Austria, Slovacchia e Ungheria), che sono tuttora legati alle importazioni di metano dalla Russia. “Il phase-out del gas russo può essere fatto senza minacciare la sicurezza della fornitura energetica dell’Ue. Abbiamo preparato la fine dell’accordo di transito via Ucraina, in scadenza a fine 2024, per due anni: siamo pronti a vivere senza questo accordo”, ha sottolineato Simson. La quota di gas russo nelle importazioni dell’Ue, si legge nel rapporto, è scesa dal 45% nel 2021 al 18% entro giugno 2024, mentre sono aumentate le importazioni da partner “fidati” come Norvegia e Stati Uniti.
Italia: situazione da migliorare
Quanto all’Italia il dato relativo alla composizione del portafoglio energetico è contraddittorio: le fonti fossili rappresentano ancora oltre l’80 per cento del mix, sopra la media europea del 69 per cento. Solo il restante 20 per è coperto da energie pulite. Quest’ultima quota è per di più in leggero calo dal 2020 a oggi. Anche peggio, rispetto agli altri Paesi membri, se si guardano solo le fonti utilizzate per la produzione di energia elettrica: i combustibili fossili rappresentano il 63,3 per cento, contro una media Ue del 38,6 per cento. Nel 2023, l’Italia ha contato 19 fornitori di gas naturale, rispetto ai 14 del 2021. L’Algeria al primo posto, con il 37 per cento del totale delle importazioni di gas e quindi è tutelata anche dalla diversificazione dei fornitori. L’Italia tra le criticità, comunque, progredisce: il 22 per cento del fotovoltaico integrato negli edifici di tutta Europa proviene dal nostro Paese, che si colloca tra i primi due maggiori produttori in Ue per pannelli, lamine, e moduli. Un merito che assume maggior valore alla luce di quanto indicato anche nel rapporto sulla competitività europea di Mario Draghi, che ha sottolineato il ruolo di leader sulle clean tech che può rivestire l’Ue nel mondo.
Nucleare e eolico fonti alternative
“È un fatto che i prezzi dell’energia sono troppo alti rispetto ai nostri concorrenti”, aggiunge Simson, “abbiamo avvertito dell’impatto dei prezzi elevati molte volte. Il rapporto Letta lo aveva evidenziato, come il rapporto Draghi. Dobbiamo applicare la riforma del mercato elettrico, che accelererà lo sviluppo delle rinnovabili”. Nel report della Commissione europea si parla anche di rinnovabili, che entro la prima metà del 2024 hanno generato il 50% dell’elettricità nell’Unione: l’eolica ha superato il gas diventando la seconda fonte di elettricità dell’Ue dopo il nucleare.
Stoccaggio invernale al 90%
Il rapporto sull’Unione energetica presentato dalla commissaria uscente Kadri Simson rivela che i paesi europei hanno ridotto la domanda di gas tra agosto 2022 e maggio 2024 di 138 miliardi di metri cubi, raggiungendo l’obiettivo di stoccaggio invernale del gas del 90% il 19 agosto 2024, prima della scadenza del primo novembre. I prezzi dell’energia, secondo la Commissione, “sono più stabili e rimangono significativamente al di sotto dei livelli di picco della crisi energetica del 2022”. Le emissioni di gas serra dell’Ue sono diminuite del 32,5% dal 1990 al 2022, mentre l’economia è cresciuta di circa il 67% nello stesso periodo. Nel rapporto si sottolinea che nonostante i progressi sulle rinnovabili, ulteriori sforzi per l’efficienza energetica dovranno essere fatti perché si possa raggiungere l’obiettivo di riduzione del consumo finale di energia dell’11,7% entro il 2030 stabilito dalla direttiva.