All’età di 86 anni, è scomparso Alberto Fujimori, ex presidente del Perù. La notizia è stata annunciata a Lima dalla figlia Keiko. Fujimori, al potere dal 1990 al 2000, era stato graziato a dicembre per corruzione e per l’omicidio di 25 persone. Nato il 28 luglio 1938, giorno dell’indipendenza del Perù, studiò in Francia e negli Stati Uniti, ottenendo una laurea specialistica in matematica. Divenne rettore dell’Università Agraria di Lima e nel 1990 conquistò la presidenza battendo Mario Vargas Llosa. Nel 1992 chiuse il Congresso e i tribunali, ma fu costretto a indire nuove elezioni. Rieletto nel 1995, promosse una legge di amnistia per le violazioni dei diritti umani, che causò circa 70.000 vittime.
Decisioni rischiose
Durante la sua carriera, prese decisioni rischiose che gli valsero sia elogi che critiche. Risanò l’economia con privatizzazioni e sconfisse i ribelli di Sendero Luminoso. Nel 1996 cercò un terzo mandato, ma la sua presidenza crollò nel 2000, quando fuggì in Giappone dopo uno scandalo di corruzione. Arrestato in Cile nel 2005, fu estradato e processato per abuso di potere. Circa 1.500 persone legate al suo governo furono perseguite. La Corte costituzionale del Perù ha confermato una grazia umanitaria nel 2017. L’ultima sua apparizione pubblica è stata il 4 settembre scorso. Fujimori è stato il primo ex presidente al mondo condannato nel proprio paese per violazioni dei diritti umani. Nonostante la condanna, cercò rivendicazione politica dal carcere. Keiko, sua figlia, tentò di restaurare la dinastia familiare candidandosi alla presidenza nel 2011, 2016 e 2021, promettendo di liberare il padre. La presidenza di Fujimori fu un esempio di autoritarismo, noto come “caudillismo”.