venerdì, 20 Settembre, 2024
Società

Action Plan italiano nell’economia sociale. Proposte a confronto per nuove forme di cooperazione

Iniziativa di Alleanza Coop con Social Economy Europe e Cecop

La cooperazione nell’economia sociale un Action plan italiano. Un appuntamento, organizzato a Roma dall’Alleanza delle Cooperative Italiane, in collaborazione con Social Economy Europe e Cecop per analizzare le prospettive dell’economia sociale e illustrare le proposte del movimento cooperativo italiano, alla presenza, tra gli altri di Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e Lucia Albano, sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze.

“L’Europa che verrà”, spiega Maurizio Gardini, rappresentante Alleanza Cooperative e presidente Confcooperative, “dopo le ultime elezioni, non potrà prescindere da un rafforzamento dell’economia sociale. Con oltre 2,8 milioni di organizzazioni che impiegano più di 13,6 milioni di lavoratori, è uno dei motori pulsanti del Vecchio Continente. E le cooperative ne rappresentano il soggetto più significativo con 176 mila imprese e 4,7 milioni di persone occupate. Sono tre gli ambiti prioritari sui quali chiedo l’intervento del governo italiano: sul fronte legislativo è necessario prevedere una legge quadro per definire il perimetro dell’economia sociale, come avviene in altri Paesi. Andrà rivista la programmazione dei fondi europei e nazionali, va progettata in modo da offrire opportunità di finanziamento e di accesso all’economia sociale, anche tramite una riserva obbligatoria di destinazione come avviene in alcuni Paesi europei. Occorre, inoltre, immaginare modalità specifiche di partenariato pubblico-privato nell’ambito dei servizi di welfare, cultura, servizi alle comunità, sviluppo sostenibile e ambiente, energia anche al fine di creare occupazione e inclusione sociale dei soggetti più fragili”.

Garantire un futuro prospero

“Dopo l’adozione del Piano di azione per l’economia sociale da parte della Commissione UE, che riconosce le cooperative come attori principali”, ricorda Simone Gamberini, rappresentante Alleanza Cooperative e presidente Legacoop, “il Consiglio ha approvato la Raccomandazione ai paesi membri per creare condizioni favorevoli allo sviluppo dell’economia sociale. Questo riconoscimento del contributo cruciale che l’economia sociale offre al rilancio economico del nostro continente e alla costruzione di un modello di sviluppo nuovo, inclusivo e sostenibile, è un passo storico. Ora è imperativo che l’Italia dia seguito con prontezza a questa Raccomandazione. È necessario sviluppare una strategia chiara e decisa, che includa interventi legislativi per definire e regolamentare l’economia sociale, oltre a politiche e programmi nazionali e regionali specifici. Sono fondamentali politiche del lavoro e fiscali che favoriscano questo settore vitale. Inoltre, la programmazione dei fondi europei e nazionali, specialmente quelli destinati alla coesione e al Pnrr, deve essere orientata a creare reali opportunità di finanziamento, sostenendo così lo sviluppo dell’economia sociale. Solo così potremo garantire un futuro prospero e sostenibile al nostro Paese”.

Ora un quadro normativo

“Un appuntamento importante, di dialogo e confronto che si pone l’obiettivo di costruire un percorso, con il Governo italiano”,
fa presente Giovanni Schiavone, rappresentante Alleanza Cooperative e presidente Agci, “finalizzato alla formazione di un Piano di azione nazionale sull’Economia sociale come avvenuto in Europa nel 2021 e come da raccomandazione della stessa Europa dell’autunno scorso a tutti i Paesi membri. L’Economia sociale quale pratica di economia alternativa a quella tradizionale, di tipo capitalista, è del resto la forma di economia che più ci appartiene in quanto rappresenta l’evoluzione verso il sociale, la solidarietà, l’inclusione e la coesione sociale in cui si massimizza il beneficio comune, non quello individuale, e si valorizzano ambiti territoriali e settoriali che diversamente resterebbero sempre indietro. L’auspicio è che si arrivi a determinare un impegno comune, ma soprattutto del Governo a varare un quadro normativo per riorientare le politiche pubbliche future in tal senso, per il benessere delle persone e dell’ambiente”.

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