“Europa, serve un cambiamento radicale”. In un contesto internazionale in rapida evoluzione, l’Ue e gli Stati membri non possono più permettersi di rimandare le decisioni cruciali con le relative riforme da porre in atto anche per la paura di perdere il consenso degli elettori. È questo il messaggio forte e chiaro lanciato da Mario Draghi durante la presentazione del suo ‘Rapporto sulla competitività dell’Ue’ a Bruxelles, insieme alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Il documento, composto da 170 pagine, in pratica rappresenta una chiamata all’azione per affrontare le sfide che il vecchio continente deve affrontare nei prossimi anni: “L’Europa esiste per garantire prosperità, equità, libertà e pace ai suoi cittadini. Se non può farlo, ha perso la sua ragione d’essere”. Insomma, secondo Draghi l’Ue si trova di fronte a una “questione esistenziale”, legata alla capacità di garantire ai cittadini europei quei diritti fondamentali su cui si basa la sua stessa legittimità: “Il Rapporto parla di cambiamenti radicali, urgenti e concreti”.
Cinque sono i punti chiave: colmare il divario di innovazione, combinare decarbonizzazione e competitività, rafforzare la sicurezza e ridurre la dipendenza, finanziamenti degli investimenti e rafforzare la governance.
Investimento importante
Nel suo scritto l’ex Governatore della Bce ha tenuto a precisare l’importanza di tutelare il modello sociale europeo e far fronte alle sfide future: “Per raggiungere gli obiettivi stabiliti in questa relazione, è necessario un investimento aggiuntivo annuo minimo di 750-800 miliardi di euro”, ha spiegato, sottolineando come tale somma corrisponda al 4,4-4,7% del Pil dell’Ue nel 2023. Per dare una dimensione dell’impegno richiesto, Draghi ha confrontato questi investimenti con quelli effettuati nell’ambito del Piano Marshall tra il 1948 e il 1951, che rappresentavano l’1-2% del Prodotto interno lordo dell’Ue di allora.
Secondo il Rapporto, la quota di investimenti dell’Ue dovrebbe crescere dall’attuale 22% del Pil a circa il 27%, invertendo una tendenza al declino che ha caratterizzato le economie europee nelle ultime decadi.
Rilancio della produttività
L’Ex Premier ha chiarito che l’obiettivo del Rapporto non è presentare un “piano B” o un’alternativa, ma fornire una guida essenziale per rilanciare la produttività all’interno dell’Unione. Un aspetto cruciale del piano riguarda la sostenibilità, che Draghi vede non come un ostacolo, ma come una fonte di crescita economica: “Noi vogliamo che la decarbonizzazione sia una fonte di crescita, questo è il principio di base”, ha detto, spiegando come la sincronizzazione delle politiche con gli obiettivi climatici possa rappresentare un’opportunità straordinaria per il futuro dell’Europa.
La prima sfida cruciale riguarda il rallentamento della crescita della produttività. L’Europa, se vuole restare competitiva a livello globale, secondo il Rapporto deve colmare il divario di innovazione che la separa dalle altre grandi economie. La seconda grande trasformazione è legata alla decarbonizzazione. L’Europa ha l’ambizione di diventare leader nella transizione verde, ma per farlo deve affrontare la questione dei costi energetici, da abbassare.
La terza area di intervento riguarda la sicurezza e la riduzione delle dipendenze. L’Europa è fortemente integrata nel commercio globale e dipende in larga misura dalle importazioni, che spaziano dalle materie prime essenziali alla tecnologia avanzata. Questa dipendenza rende il continente vulnerabile a interruzioni nelle catene di approvvigionamento, come evidenziato dalle recenti crisi geopolitiche. La terza area di intervento riguarda la sicurezza e la riduzione delle dipendenze. L’Europa è fortemente integrata nel commercio globale e dipende in larga misura dalle importazioni, che spaziano dalle materie prime essenziali alla tecnologia avanzata. Una dipendenza che rende il continente vulnerabile a interruzioni nelle catene di approvvigionamento, come evidenziato dalle recenti crisi geopolitiche.
Accordi e investimenti
Per superare questa vulnerabilità, il Rapporto suggerisce che l’Europa debba sviluppare una politica economica coordinata che includa accordi commerciali preferenziali e investimenti strategici con nazioni ricche di risorse. Inoltre, sarà fondamentale costruire scorte di materie prime e tecnologie critiche, oltre a promuovere partenariati industriali che possano garantire la continuità delle forniture in settori strategici come la tecnologia e l’energia.“Affinché la strategia delineata in questo rapporto abbia successo, dobbiamo iniziare con una valutazione comune della nostra posizione, degli obiettivi a cui vogliamo dare priorità, dei rischi che vogliamo evitare e dei compromessi che siamo disposti a fare. Dobbiamo garantire che le nostre istituzioni democraticamente elette siano al centro di questi dibattiti. Le riforme possono essere veramente ambiziose e sostenibili solo se godono del sostegnodemocratico”, la sua chiosa.