Se il popolo italiano ha finora mostrato un inaspettato senso di responsabilità e una disciplina ammirevole nel sopportare le restrizioni e le privazioni imposte dalle norme, per affrontare e contenere l’epidemia del Covid, non si può dire alla prova dei fatti che altrettanta responsabilità sia stata dimostrata finora da tanta parte della sua classe dirigente.
Siamo ormai allibiti ed impotenti di fronte ad un diffuso caos istituzionale che vede singole regioni attuare in totale autonomia scelte, procedure e tempi per attivare la ripresa delle attività produttive e la loro dimensione e, allo stesso tempo, adottare modelli clinici di valutazione del grado di immunità dei cittadini, specialmente di coloro che dovranno essere protagonisti di questa nuova fase.
Le regioni del nord, quelle più devastate dal Covid, sono all’avanguardia di questo movimento di progressivo distacco dalle prescrizioni degli organi governativi ritenute per lo meno o confuse o inefficienti. In effetti, le strategie finora attuate non sono state capaci di fornire protezioni adeguate di mascherine, guanti, tute a tutti gli operatori sanitari, né a definire, se non da poche ore un unico criterio per l’adozione di strumenti di verifica della consistenza reale della pandemia, né, ancora, per assicurare la fruizione reale e tempestiva delle risorse economiche stanziate. Non solo perché su tempi e scelte per la riapertura il dissenso fra possibilisti e rigoristi spacca trasversalmente l’esecutivo, come testimonia anche oggi l’apertura di Patuanelli, Ministro per lo sviluppo economico, cui fa fronte la cautela di Boccia, che invano tenta di assumere un ruolo di coordinamento delle Regioni.
Non basta più l’esortazione dello stare a casa: dovremmo già avere un piano serio e praticabile per una nuova fase che dovrà far coesistere attività produttive, funzionalità degli organismi istituzionali ed operativi delle pubbliche amministrazioni con disponibilità di accorgimenti tesi ad impedire sia una recrudescenza dei contagi, sia la tutela della dignità di tutti i cittadini, compresi gli anziani che in Italia sono spesso in vario modo attivi ed indispensabili per le esigenze proprie delle famiglie.
Infine, non è un esempio edificante quello che viene dalle stesse forze di governo, la cui faticosa e sfibrante coesistenza è ora messa in pericolo dalle dispute sull’accesso al MES dell’Ue che è cosa percorribile, se non prevederà come è stato garantito, condizionamenti che non siano quelli di destinazione al settore della sanità dove ci sarà da fare un gran lavoro di riorganizzazione e di potenziamento a cominciare dalla stessa medicina di base.