Tra morti e feriti, il primo mese di offensiva nel Kursk è costata 6.000 perdite per la Russia, 10.400 per l’Ucraina. Zelenski sostiene la scelta strategica che avrebbe evitato un’incursione russa a Sumy. La fiducia dei russi nell’operato del presidente Putin è scesa di oltre 6 punti percentuali in un mese di battaglia sul territorio russo, proprio quando si stanno tenendo elezioni locali di primaria rilevanza politica. Ma gli esperti avvertono sull’opacità del sistema di voto.
Missili russi su Pavlograd, morto un civile
La città di Pavlograd, nella regione di Dnipropetrovsk, nell’Ucraina centrorientale è stata bersaglio di un attacco missilistico russo di ieri mattina dove ha perso la vita una persona e 55 sono state ferite. Lo ha reso noto il capo dell’Amministrazione militare regionale, Serhiy Lysak, aggiungendo che il più giovane di loro ha quattro anni e il più anziano ne ha 86. L’attacco ha colpito le infrastrutture civili, inclusa la basilica della città.
Un mese di incursione nel Kursk, 6.000 perdite per la Russia, 10.400 per l’Ucraina
Ieri è finito il primo mese di offensiva ucraina nel Kursk, cominciata il 6 agosto. In questo mese sarebbero morti o rimasti feriti 6.000 militari russi, secondo le dichiarazioni del presidente ucraino Volodymir Zelensky. Le forze di Kiev, ha affermato il presidente ucraino, controllano più di 1.300 chilometri quadrati di territorio e un centinaio di località, gran parte delle quali sono state “abbandonate” dai militari russi, che sono “semplicemente fuggiti”.
Dall’altra parte, il ministero della Difesa di Mosca ha dichiarato in un comunicato postato sul suo canale Telegram che in un mese di combattimenti le forze ucraine hanno perso 10.400 soldati, tra morti e feriti, 300 dei quali, sottolinea il comunicato, solo nella giornata di ieri
Incursione ha evitato attacco a Sumy
Se le perdite sono state consistenti e anche se i russi stanno contemporaneamente guadagnando terreno nel Donetsk, l’incursione del Kursk ha rappresentato una scelta strategica rivendicata dal presidente ucraino. Si è trattato di “passare la palla” ai russi, che si sono visti costretti a rispondere nel loro territorio, strategia che ha portato a evitare l’incursione in russia ha evitato la possibilità di un’incursione russa a Sumy, nell’est dell’Ucraina. Era da Kursk infatti, secondo Zelenski, che Vladimir Putin “si preparava per allargare la guerra in territorio ucraino. A Putin interessa di più continuare a occupare l’Ucraina che garantire sicurezza in Russia. È Putin che non la vuole ed è ossessionato nel voler conquistare territori”.
Il generale Tricarico: “Zelensky dovrebbe congelare le posizioni”
Dal punto di vista strategico, tuttavia, l’opinione rilasciata ieri ad Adnkronos dal generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare e attuale presidente della Fondazione Icsa, è più problematica. “Se uno degli obiettivi di Zelensky era quello di bilanciare l’offensiva russa nel Donbass penetrando in territorio russo nella regione del Kursk, man mano che passa il tempo tale mira Ucraina sembra sempre più velleitaria e meno a portata di mano. Intanto vedremo se Putin sarà in grado di mantenere il proposito di riappropriarsi del territorio perduto entro il primo ottobre; ma a prescindere da ciò pare poco credibile l’ipotesi di trarre vantaggio da un ruolo negoziale troppo ottimisticamente attribuito al controllo di un lembo di territorio avversario”.
“Zelensky – prosegue Tricarico – deve capire che il più lusinghiero risultato alla sua portata è il mantenimento delle condizioni di stallo e di sostanziale congelamento delle posizioni. Solo a questo potranno servire i sistemi d’arma più o meno moderni forniti dei paesi donatori non certo a prevalere ed un giorno o l’altro qualcuno dei cinquanta Paesi che siedono ancora una volta a Ramstein nel gruppo di contatto dovrebbe avere il coraggio di dirglielo chiaramente rompendo il muro di ipocrisia collettiva che troppe illusioni ha alimentato”.
In calo la popolarità di Putin, “effetto Kursk”
Oltre ai caduti da entrambe le parti, comunque, Putin sembra pagare anche il prezzo politico dell’ultimo mese di guerra in casa che ha portato alla conquista, da parte di Kiev di 100 cittàrusse. A quanto emerge da un sondaggio svolto dal Russian Public Opinion Research Center (Vciom) tra il 26 agosto e il 1 settembre, la popolarità del presidente russo è in forte calo nel paese. I risultati pubblicati evidenziano che quasi il 20% degli intervistati non ha più fiducia in lui, mentre il resto degli intervistati ha preferito non rispondere. In altre parole, rispetto all’81,5% di fine luglio, prima che le truppe ucraine attraversassero il confine, solo il 75,5% dei russi si fida del capo del Cremlino a inizio settembre. Inoltre, in calo di 6,4 punti rispetto a fine luglio, solo il 72% approva la gestione del capo dello Stato.
Deterioramento della leadership?
Il livello più basso di approvazione della presidenza di Putin era stato raggiunto nel 2022 quando aveva annunciato una mobilitazione parziale contro l’Ucraina, e poi nel giugno 2023, subito dopo la rivolta del capo di Wagner, Yevgeny Prigozhin. Proprio per questo non si può ancora parlare di un deterioramento a lungo termine dell’immagine del leader russo, che ha dimostrato di sapersi riprendere rapidamente dalla sfida di Prigozhin e dal brutale attacco islamista al Crocus City Hall dello scorso marzo. Pochi giorni fa, Putin ha assicurato comunque che l’esercito russo sta espellendo le truppe nemiche da Kursk, cosa che gli esperti non sono stati in grado di confermare.
Elezioni regionali e comunali in Russia
La questione è di primaria importanza, per quanto labile, perché a partire da ieri, e fino a domenica 8 settembre, si svolgono le elezioni regionali o comunali russe in 81 soggetti. Il voto riguarda l’elezione dei governatori di 21 regioni, i Consigli regionali di 11 oblast russe e di due regioni della Crimea di fatto controllata dal Cremlino, e elezioni comunali in diverse città di 22 regioni. Di notevole importanza politica l’elezione di tre deputati nazionali, del sindaco di San Pietroburgo e di consiglieri comunali di Mosca. Se in 25 regioni si potrà votare anche online, per il Consiglio comunale di Mosca l’obiettivo delle autorità sembra allora quello di far votare solo online o su piattaforme elettroniche nei seggi elettorali. Nella capitale russa infatti può votare con le schede cartacee solo chi ne abbia fatto richiesta entro il 2 settembre.
Sistema di voto ‘opaco’
Quello online è considerato un sistema di voto opaco, secondo diversi osservatori non è di fatto verificabile da osservatori esterni e c’è chi teme che in questo modo i dipendenti pubblici votino per le autorità in carica per paura che il loro voto elettronico sia di fatto controllato. Come se non bastasse, il partito di opposizione Yabloko (“Mela”) non ha potuto candidare nessun proprio esponente alle elezioni a San Pietroburgo, e il voto spalmato su diversi giorni aumenta la possibilità di broglisecondo diversi analisti.
Insomma, acausa della repressione del dissenso in atto in Russia, molti osservatori non si aspettano una reale competizione elettorale né il rispetto degli standard democratici. Anche L’organizzazione per il monitoraggio indipendente delle elezioni “Golos” parla già di 250 denunce di presunte irregolarità in un solo giorno di seggi aperti.
Orban: “Un incontro tra Putin e Zelensky possibile e necessario”
“C’è un fraintendimento nell’opinione pubblica occidentale, secondo cui dovremmo prima mettere insieme un piano della pace, poi iniziare una negoziazione e poi attuare un cessate il fuoco. Non è così. Il mio punto è prima il dialogo, poi il cessate il fuoco e poi si può iniziare una negoziazione su un accordo di pace”. Così il premier ungherese Viktor Orban, a margine della 50ma edizione del Forum di Ambrosetti in corso a Cernobbio, dove ha sostenuto che un incontro tra Putin e Zelensky “è certamente possibile è necessario. C’è una grande letteratura in Europa di come creare la pace e questa letteratura e la mia personale esperienza è che la prima questione riguarda il dialogo – ha aggiunto Orban -. Se non c’è dialogo in un tempo congruo cresce l’escalation e poi diventa più difficile”.
Germania e Canada promettono nuovi aiuti militari
Nel contesto della riunione dell’Ukraine Contact Defense Group a Ramstein, in Germania, il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha dichiarato che Berlino consegnerà a Kiev altri 12 obici semoventi Panzerhaubitze 2000, per un valore complessivo di 150 milioni di euro. Le armi dovrebbero essere prodotte ex novo piuttosto che prelevate dalle scorte militari tedesche. Sei obici dovrebbero arrivare entro la fine del 2024, e le altre saranno consegnate nel 2025, ha aggiunto Pistorius.
Anche il Canada, tramite il ministro della Difesa canadese Bill Blair, ha annunciato che invierà a Kiev 80.840 motori razzi aria-superficie non guidati CRV7, insieme a 1.300 testate chesaranno consegnate nei prossimi mesi. Ottawa si è impegnataanche a contribuire all’addestramento dei piloti ucraini sugli F-16 e a fornire i telai dismessi di circa 100 veicoli blindati M113 e Coyote.
Ue: “40 mln di aiuti a Kiev per l’inverno”
“La Russia sta prendendo di mira senza sosta le infrastrutture energetiche dell’Ucraina. Le temperature scenderanno presto e per questo intensificheremo i nostri aiuti umanitari agli ucraini in difficoltà”, ha scritto via X la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, annunciando il pacchetto di aiuti. La Commissione europea mobilita un nuovo pacchetto da 40 milioni di euro per sostenere l’Ucraina nei lavori di riparazione, elettricità, riscaldamento e alloggi in vista dell’inverno. L’esecutivo europeo spiega in un nota che dei 40 milioni, 35 sono destinati a progetti umanitari in Ucraina e serviranno a “riparare gli edifici danneggiati, garantire l’elettricità e il riscaldamento e fornire un riparo alle persone più bisognose”. 5 milioni saranno destinati al sostegno dei rifugiati ucraini e delle comunità che li ospitano in Moldavia.
Stanziati in tutto 966 mln di euro
“L’inverno che si avvicina non farà altro che aumentare le loro difficoltà”, ha messo in guardia il commissario europeo per la gestione delle crisi, Janez Lenarčič, oggi in Lituania per partecipare a un forum regionale sulla protezione civile, con l’obiettivo di mobilitare ulteriore sostegno all’Ucraina in vista del prossimo inverno. “Insieme ai nostri partner umanitari, ci stiamo già preparando per le sfide che l’inverno porterà”, ha assicurato.
In totale finora la Commissione europea ha stanziato 966 milioni di euro per i programmi di aiuto umanitario a favore dei civili colpiti dalla guerra in Ucraina dopo l’invasione della Russia, di cui 895 milioni per programmi umanitari e 71 milioni per sostenere i rifugiati fuggiti in Moldavia.
Stoltenberg: “Il sostegno di Pechino a Mosca deve finire”
Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, a Oslo durante un punto stampa con il premier norvegese Jonas Gahr Store ha afferamto che “La Cina è diventata una complice decisiva per la guerra della Russia contro l’Ucraina, attraverso una partnership senza limiti e il supporto all’industria della difesa” russa, con “il trasferimento di componenti di armi, attrezzature e materie prime”. Per questo “Chiedo alla Cina di smettere di sostenere la guerra illegale della Russia. La Cina non può continuare ad alimentare il più grande conflitto militare in Europa senza che questo abbia un impatto sugli interessi e sulla reputazione”, ha evidenziato.
Il Cremlino annuncia contro-sanzioni ai media Usa
il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov ha annunciato, come riporta la Tass, che “Ci saranno sicuramente delle misure qui per limitare la diffusione di informazioni dei media” americani e occidentali, e che la Russia adotterà sanzioni in risposta ad analoghe misure prese da Washington nei confronti di media di Mosca, tra cui RT..