mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Sanità

L’Italia è in coda tra i Paesi dell’Ocse per la spesa sanitaria pubblica

Lo studio della Fondazione Gimbe: Speso il 6,2% del Pil contro una media del 6,9%

Nel 2023 l’Italia si colloca solo al 16° posto tra i 27 Paesi europei dell’area Ocse per spesa sanitaria pubblica pro-capite, e in ultima posizione tra le nazioni del G7. Un dato preoccupante, confermato dalla Fondazione Gimbe, che evidenzia come la spesa sanitaria pubblica del nostro Paese rappresenti solo il 6,2% del Pil, ben al di sotto della media Ocse (6,9%) e della media europea (6,8%). Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione, ha dichiarato che il tema del finanziamento pubblico per la sanità è diventato centrale nel dibattito politico, visto il crescente disagio delle Regioni nel garantire i livelli essenziali di assistenza: “La sanità è diventata una priorità assoluta per tutti”, ha detto, facendo riferimento ai gravi problemi che affliggono il sistema sanitario italiano: tempi di attesa interminabili, affollamento nei pronto soccorso, difficoltà nel trovare medici di base e pediatri, e inaccettabili disuguaglianze regionali e locali.

Un quadro finanziario preoccupante

L’analisi della Gimbe, basata sui dati dell’OecdHealth Statisticsaggiornati al 2023, rivela un quadro allarmante: l’Italia spende 3.574 dollari pro-capite per la sanità pubblica, ben al di sotto della media Ocse di 4.174 dollari e della media dei Paesi europei dell’area Ocse di 4.470 dollari. Questo colloca l’Italia in una posizione arretrata rispetto a gran parte dell’Europa, superata anche dalla Repubblica Ceca, che investe 3.984 dollari pro-capite.Il Presidente della Fondazione sottolinea come il divario con i Paesi europei sia andato progressivamente aumentando dal 2010, a causa dei continui tagli e del sottofinanziamento. Questo divario si è ampliato ulteriormente durante la pandemia, quando altrenazioni hanno incrementato notevolmente gli investimenti nella sanità pubblica, mentre in Italia la spesa è rimasta pressoché invariata. Al cambio attuale, il gap tra l’Italia e la media europea ammonta a 807 euro pro-capite, equivalente a un deficit di oltre 47,6 miliardi di euro per il nostro Paese.
Il confronto con i paesi del G7 restituisce un’immagine ancora più impietosa: l’Italia è stata sempre fanalino di coda per spesa sanitaria pubblica pro-capite negli ultimi 15 anni. Se nel 2008 le differenze con gli altri Paesi erano contenute, oggi sono divenute abissali. Nel 2023, mentre la Germania ha più che raddoppiato la propria spesa pro-capite raggiungendo i 7.253 dollari, l’Italia è rimasta ferma a 3.574 dollari. Anche durante la pandemia, l’Italia ha aumentato la spesa meno degli altri Paesi del G7, restando penultima appena sopra il Giappone.

La necessità di un’inversione di rotta

“La perdita di un Servizio sanitario nazionale pubblico, finanziato dalla fiscalità generale e fondato su princìpi di universalità, eguaglianza ed equità, determinerebbe un disastro sanitario, economico e sociale senza precedenti”, ha spieato Cartabellotta. Con l’avvicinarsi della discussione sulla Legge di Bilancio 2025, la Fondazione chiede un rilancio consistente del finanziamento pubblico per la sanità e riforme coraggiose che garantiscano a tutti il diritto alla salute, un diritto costituzionale fondamentale.
Senza un’inversione di rotta, il rischio è quello di scivolare verso un sistema sanitario frammentato e regolato dalle leggi del mercato, dove l’accesso alle cure sarà riservato a chi potrà permetterselo economicamente. La crisi del Servizio Sanitario Nazionale non è solo una questione di numeri, ma una sfida per la coesione sociale e la tutela dei diritti fondamentali in Italia.

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