Hamas non si assume la responsabilità degli ostaggi assassinati. Izzat Al-Rishq, ennesimo alto funzionario dell’organizzazione terroristica ha detto che i sei prigionieri israeliani trovati morti in un tunnel nel sud della Striscia di Gaza sono stati uccisi da attacchi aerei israeliani. Mentre, ieri sera, una grande manifestazione promossa dal Forum delle famiglie degli ostaggi ha paralizzato quasi tutte le città di israeliane. Solo a Tel Aviv gli organizzatori hanno dichiarato oltre 300.000 persone. Migliaia hanno bloccato stazioni ferroviarie, autostrade, inscenato funerali davanti le sedi del governo e gruppi di persone si sono incatenati ai pali della luce. Tutti chiedono un accordo che liberi i civili tenuti in ostaggio da Hamas. I sei corpi sono stati trovati sabato in un tunnel nell’area di Rafah: si tratta due donne e quattro uomini. Cinque di loro erano stati rapiti dal festival di musica techno Nova dai commando di Hamas durante l’attacco del 7 ottobre. Tra questi anche Hersh Goldberg-Polin, israelo-americano, come ha annunciato il Presidente Usa, Joe Biden, che si è detto “devastato e indignato”. Il Forum delle famiglie degli ostaggi, che da giorni manifesta a Gerusalemme e a Tel Aviv, incolpa in premier israeliano Netanyahu: “A partire da oggi, il Paese tremerà. Chiediamo alla gente di prepararsi. Israele si fermerà. Netanyahu ha abbandonato gli ostaggi. Ora è un fatto. L’abbandono è finito”. Una lunga lista di ristoranti, cinema e teatri nel centro di Israele aveva anche annunciato la chiusura a partire dalle 18.00 in segno di protesta e per incoraggiare la popolazione a partecipare alle manifestazioni. Oggi è stato dichiarato da più sindacati lo sciopero generale. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha dichiarato di aver chiesto alla tesoreria di non pagare i dipendenti pubblici che parteciperanno allo sciopero.
Assassinati avevano tra 20 e 40 anni
Netanyahu si è fatto sentire con una dichiarazione registrata: “Hamas rifiuta di negoziare. Chi uccide gli ostaggi non vuole un accordo”, ha detto. I familiari dei sequestrati, però, hanno chiesto che il premier parli in pubblico. “Siamo in una giornata difficile. I cuori dell’intera nazione sono lacerati. Insieme a tutti i cittadini di Israele, sono rimasto scioccato nel profondo della mia anima dal terribile omicidio a sangue freddo di sei dei nostri rapiti. Insieme a tutta la nazione, io e mia moglie condividiamo il pesante dolore delle famiglie. Siamo tutti in lutto insieme a loro”, ha aggiunto Netanyahu. E ha poi chiesto perdono ai genitori dell’ostaggio Alexander Lubnov: “Voglio dire quanto mi dispiace e chiedervi perdono per non aver potuto riportare a casa Sasha vivo” ha detto in una telefonata. Mentre due delle sei famiglie degli ostaggi si sono rifiutate di rispondere alle telefonate di condoglianze del primo ministro. Insomma un clima teso e pieno di tensione tanto che il ministro della Difesa, Yoav Gallant ha chiesto al premier di trovare prima possibile un accordo soprattutto per liberare gli ostaggi: “È troppo tardi per i rapiti assassinati a sangue freddo, ma i rapiti che restano prigionieri di Hamas devono essere rimpatriati”. Il Presidente di Israele, Herzog ha detto: “Il cuore di un’intera nazione è stato fatto a pezzi”. “A nome dell’intero Stato di Israele, stringo nel cuore le loro famiglie e chiedo perdono. Perdono per non essere stato in grado di riportare i vostri cari a casa sani e salvi”. Secondo Herzog, l’uccisione degli ostaggi dimostra la prontezza di Hamas a compiere crimini contro l’umanità, aggiungendo che il “sacro obiettivo” del paese era quello di riportarli a casa”. Gli ostaggi ritrovati morti sono: Carmel Gat, Eden Yerushalmi, Hersh Goldberg-Polin, Alexander Lobanov, Almog Sarusi e Ori Danino. Alex Lobanov. Avevano tutti tra i 20 e 40 anni. Di quattro si sono già svolti i funerali, ieri sera. Sono stati uccisi dai miliziani di Hamas poco prima dell’arrivo delle truppe israeliane, nella notte tra venerdì e sabato. L’autopsia certifica che sono morti per i colpi di arma da fuoco alla testa e in altre parti del corpo nelle ultime 48 ore. Il tunnel nella zona di Rafah in cui erano tenuti i sei ostaggi assassinati dai terroristi si trova a un chilometro dalla galleria dove era tenuto prigioniero Farhan al Qadi, il rapito liberato dall’esercito nei giorni scorsi. L’Idf ha recuperato i corpi in un cunicolo a 20 metri sottoterra.
Scontri in Cisgiordania
In Cisgiordania continuano gli scontri e l’obiettivo dichiarato di Israele è di sradicare Hamas. Tre poliziotti israeliani sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco a un checkpoint vicino alla città di Tarqumiyah, nel sud della West Bank. Il killer è stato eliminato in serata dalle forze dell’ordine israeliane. Hamas ha elogiato quella che definisce “l’eroica operazione di resistenza“, senza però rivendicarne la responsabilità, ma qualche giorno fa Khaled Mashaal aveva auspicato una ripresa degli attentati suicidi. Secondo Medici Senza Frontiere le forze israeliane continuino a “ostacolare l’accesso alle strutture sanitarie, bloccando e prendendo di mira anche le ambulanze, ritardando così l’accesso della popolazione alle cure mediche”. Nell’ospedale Khalil Suleiman a Jenin, supportato da Msf e circondato dalle forze israeliane dall’inizio dell’incursione, le forniture di elettricità e acqua sono compromesse. L’équipe medica è stata costretta a interrompere le dialisi, fondamentali per il trattamento dell’insufficienza renale.