“Faccio appello affinché non si fermino i negoziati, si cessi subito il fuoco, si rilascino gli ostaggi e si soccorra la popolazione a Gaza dove si stanno diffondendo tante malattie, inclusa la poliomielite”. Anche ieri il Papa, sùbito dopo l’Angelus in quel di piazza San Pietro, ha rinnovato il suo accorato invito per la pace in Medioriente, richiamando fortemente l’attenzione sulla gravità della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza. Francesco, affacciato come di consueto dal Palazzo Apostolico, ha espresso profonda preoccupazione per l’escalation del conflitto tra Palestina e Israele, “che rischia di allargarsi ad altre città palestinesi”, aggravando ulteriormente una situazione già critica. Bergoglio ha poi lanciato una sollecitazione specifica per Gerusalemme, territorio simbolo per le tre grandi religioni monoteiste: “La città Santa sia luogo di incontro dove i cristiani, gli ebrei e i musulmani si sentano rispettati e accolti. E nessuno metta in discussione lo status quo dei rispettivi luoghi santi”.
Il Pontefice ha poi rivolto un pensiero alla popolazione di Kiev, ancora sotto l’assedio russo: “Sono vicino al martoriato popolo ucraino, duramente colpito da attacchi contro le infrastrutture energetiche”, ricordando inoltre come questi bombardamenti abbiano lasciato oltre un milione di persone senza elettricità e acqua: “Ricordiamoci che la voce degli innocenti trova sempre ascolto presso Dio, che non rimane indifferente alla loro sofferenza”.
Tra preghiere e il viaggio in Asia
Il Vescovo di Roma ha anche pregato per le vittime dell’incidente avvenuto nel Santuario di Nossa Senora da Conceicao a Recife, in Brasile. Il crollo del tetto del santuario, durante la distribuzione degli aiuti alimentari, ha causato due morti e circa venti feriti: “Il Signore risorto conforti i feriti e i familiari”.
Da segnalare che ieri mattina Francesco, prima dell’Angelus, ha raggiunto la Basilica di Santa Maria Maggiore e si è fermato in preghiera, come di consueto, davanti all’icona della Vergine Salus populi romani, affidandole il suo prossimo Viaggio Apostolico in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Leste e Singapore, al via oggi.
Purezza e impurità
Durante l’Angelus di ieri, Bergoglio ha offerto una riflessione sul Vangelo di Marco, affrontando il tema della purezza e dell’impurità, invitando i fedeli a guardare oltre le mere pratiche rituali e a riflettere sulla genuinità come un valore interiore, piuttosto che un’ossessione per riti esteriori.
Il Pontefice ha spiegato come, ai tempi di Gesù, la purezza fosse spesso associata all’osservanza di norme rigide e rituali, un’ossessione che spingeva alcuni religiosi a considerare impure determinate cose o persone. Questi riti, che includevano pratiche come il lavarsi le mani prima di mangiare, erano considerati essenziali per mantenere la purezza spirituale.
Ma Gesù, rispondendo alle critiche degli scribi e dei farisei nei confronti dei suoi discepoli, ha sottolineato che la vera purezza non risiede nei gesti esteriori, ma nel cuore. “Per essere puri – ha detto il Papa parafrasando Gesù – non serve lavarsi più volte le mani, se poi si nutrono dentro il cuore sentimenti malvagi come avidità, invidia o superbia, oppure propositi cattivi come inganni, furti, tradimenti e calunnie”.
Il Vescovo di Roma ha quindi messo in guardia dal rischio di cadere nel ritualismo, una pratica che può portare a trascurare gli aspetti più profondi della fede e della carità. Il ritualismo, ha detto, può persino giustificare comportamenti contrari all’amore e ferire l’anima: “Non si può, a esempio, uscire dalla Santa Messa e, già sul sagrato della chiesa, fermarsi a fare pettegolezzi cattivi e privi di misericordia su tutto e tutti”, ha detto, ricordando l’importanzadi vivere la fede in modo coerente, non solo dentro la chiesa, ma anche nella vita quotidiana.